La Cina intensifica le attività militari vicino allo stretto di Taiwan, intanto gli Usa avviano discussioni strategiche con Pechino

Una situazione colma di incertezze su scala globale quella che i mercati stanno attraversando in questa fase, con la Fed che viene giudicata inattiva mentre il Coronavirus cambia marcia accelerando la diffusione nel mondo, sebbene riducendo drasticamente la sua pericolosità.

Si registrano nuove tensioni geopolitiche dall’Asia all’Europa, però nella giornata di oggi, nonostante tutto, molti listini asiatici viaggiano bene. Alle 7.15 di stamattina, ora italiana, l’indice Nikkei guadagnava lo 0,11%, l’Hang Seng lo 0,4%, Shanghai l’1,29%.

Sale il prezzo dell’oro, che tocca i 1.960 dollari per oncia, registrando una crescita dello 0,52%, così pure il petrolio americano, che sale dello 0,63% toccando i 42,23 dollari al barile.

Alla chiusura di Wall Street l’euro scambia a 1,1850, lo Yen a 104,81, la sterlina invece perde qualcosa (-0,15%) scendendo a quota 1,2955. I futures sul Dow e sull’S&P sono negativi per lo 0,2%, mentre sale il Nasdaq (+0,18%).

La Cina avvia nuove esercitazioni militari sullo stretto di Taiwan

Nella giornata di oggi il governo di Pechino ha avviato una serie di esercitazioni militari nei pressi dello stretto di Taiwan. Nella stessa giornata un alto funzionario del governo degli Stati Uniti ha avviato incontri diplomatici di alto livello a Taipei, e dalla Cina arrivava la denuncia di un inasprimento dei legali tra la stessa Taiwan rivendicata dai cinesi, e Washington.

Il governo cinese ha osservato con non poca apprensione il rapporto sempre più stretto tra Taiwan e Stati uniti, e ha quindi in risposta intensificato le attività militari vicino all’isola, compresa la due giorni di esercitazioni aeree e navali della scorsa settimana.

Le reazioni dei mercati alla situazione di tensione e incertezza globale

In Giappone l’inflazione dei prezzi al consumo è calata allo 0,2% anno su anno in agosto dallo 0,3% che si era registrato nel mese di luglio 2020. Cresce di un punto percentuale anche l’inflazione alimentare, che passa dall’1,9% al 2,9%.

Continuano a calare invece i prezzi legati all’istruzione con un ritmo sostenuto del 10,3%. Invece i prezzi dei trasporti e delle comunicazioni sono cresciuti dello 0,2% dopo che nel mese di luglio avevano registrato una flessione dello 0,1%.

Intanto la deflazione che riguarda il carburante, la luce e l’acqua si è attenuata, passando dal -2,2% al -1,9%. I prezzi al consumo sono scesi su base mensile dello 0,1% dopo che erano aumentati dello 0,2%. C’è poi il dato che riguarda i prezzi al consumo core, dai quali si escludono gli alimenti freschi, e qui vediamo una flessione dello 0,4% dopo che nei due mesi precedenti non avevano mostrato alcuna variazione.

Cresce il prezzo del petrolio nella prospettiva di una possibile ripresa della domanda di carburante all’indomani della pubblicazione dei rapporti che evidenziano un rimbalzo delle esportazioni di greggio dell’Arabia Saudita nel mese di luglio per 5,73 milioni di barili al giorno dal minimo record di 4,98 milioni di barili al giorno del mese di giugno.

Ad agire positivamente sul sentiment la notizia secondo cui i ministri delle finanze e le banche centrali di Cina, Giappone e Corea del Sud, hanno raggiunto un accordo in base al quale gli sforzi per aiutare la regione a ripartire dopo l’emergenza Coronavirus saranno raddppiati nei prossimi mesi.

L’Opec nel frattempo ha reso noto nella giornata di ieri che il gruppo interverrà sui membri che non rispettano la politica di forti tagli alla produzione per sostenere il mercato petrolifero globale.

Jingy Pan, analista di mercato di IG ha spiegato che “le esitazioni sul fatto che l’economia degli Stati Uniti possa sostenere l’attuale ritmo di ripresa in mezzo alla mancanza di ulteriore supporto della politica fiscale e la posizione della Fed che è rimasta ferma sotto il profilo degli stimoli hanno fatto vacillare ancora una volta il mercato”.

È risaputo che bassi tassi di interesse in genere avvantaggiano gli investitori e fanno salire le azioni, ma i mercati per qualche ragione stanno reagendo male. Alcuni analisti hanno provato a spiegare il fenomeno, esponendo alcune regioni che spiegherebbero la debolezza dei listini.

Tra le ragioni esposte: le prospettive tutt’altro che positive del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell circa le prospettive dell’economia, le aspettative accumulate da alcuni che la Fed sarebbe ancora più generosa con i suoi stimoli.

Cresce intanto il numero di cittadini americani cui viene riconosciuta l’indennità di disoccupazione, aumentato di 860 mila unità nella settimana terminata il 12 settembre, contro gli 893 mila della settimana precedente e comunque al di sopra di quelle che erano le aspettative, che fissavano il numero intorno alle 850 mila unità. 

Quella che si è chiusa domenica scorsa è stata la terza settimana consecutiva con richieste di sussidi al di sotto della soglia di un milione. Il numero registrato tuttavia è ben più alto dei 665 mila che furono registrati nel marzo del 2009, al culmine della cosiddetta grande recessione.

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