Nuova legge elettorale, Zingaretti: “la soglia del 5% non è discutibile”. Intanto al via la riforma costituzionale

Superata la prova del Referendum sul taglio dei parlamentari, il governo Conte bis si appresta a mettersi al lavoro sulla nuova legge elettorale, che stando agli accordi raggiunti con le altre forze politiche, dovrebbe essere costruita partendo dal proporzionale sul modello tedesco con soglia di sbarramento al 5%.

Ed è proprio questo ultimo particolare ad aver fatto storcere il naso ad alcune forze politiche, in particolare a quelle che hanno percentuali di consenso troppo basse per poter raggiungere un’asticella così alta.

Ma per il Partito Democratico la soglia al 5% non si tocca, e lo ha ribadito proprio ieri il segretario del partito, Nicola Zingaretti, che ha spiegato che il numero “non è figlio della casualità, ma è una delle condizioni posti dal Pd per andare avanti”.

Insomma su questo il Pd non è disposto a trattare, e nel corso del suo intervento di ieri il segretario Zingaretti ha anche affrontato altri temi, come quello delle preferenze, che assume un valore ancora più alto all’indomani del taglio dei parlamentari. Si riduce il numero dei rappresentanti del popolo quindi, si spera, almeno su quelli che restano dovrebbe essere possibile per il popolo esprimere la preferenza.

Zingaretti sulle preferenze: “va posto il tema tra eletto ed elettore”

Il segretario dem ha toccato il tema delle preferenze, confermando l’intenzione del governo di procedere in tal senso. “Va posto il tema tra eletto ed elettore, perché è un tema sentito, rafforza la democrazia e la rappresentanza politica” spiega Zingaretti “non si può liquidare paventando il rischio di possibili degenerazioni, perché in passato si è votato con le preferenze per i Comuni, per le Regioni, per l’Europa”.

“Semmai si può aprire la discussione sulla composizione delle liste. Un sistema proporzionale con la soglia al 5% garantirebbe il rapporto tra eletto ed elettore e pulirebbe il sistema dai rischi di finanziamento delle campagne elettorali” ha spiegato ancora il segretario del Pd “un sistema perfetto non esiste, ma le preferenze vanno incontro a un’esigenza, vanno fatte senza distorsioni, salvaguardando la parità di genere, con norme che la prevedano”.

Zingaretti presenta quindi la riforma sul bicameralismo paritario che verrà depositata in entrambi i rami del Parlamento, ringraziando i suoi ispiratori, Luciano Violante ed Enzo Cheli, e chi ha contribuito alla stesura del testo, Stefano Ceccanti, Dario Parrini e Roberta Pinotti.

Zingaretti sulla soglia al 5% “non è messa lì a caso”

Zingaretti non esita poi ad approfondire i vari nodi che riguardano la nuova legge elettorale, a cominciare proprio dalla soglia di sbarramento al 5%, come stabilito dagli accordi precedentemente intercorsi tra le varie forze politiche.

La soglia al 5%, spiega Zingaretti, è “un numero che non è figlio della casualità, ma è una delle condizioni poste dal Pd per andare avanti” e quindi non si tocca. “Non ci sono margini di discussione” dice ancora il segretario dem “la soglia del 5% non è discutibile, non è messa lì a caso, ma è il frutto di un compromesso su un proporzionale con forti correttivi maggioritari per dare maggioranze certe”.

Zingaretti: “oggi apriamo il cantiere istituzionale delle riforme”

Inevitabile parlare anche della riforma costituzionale, il passo successivo da compiere dopo la vittoria del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari.

È sempre Zingaretti a spiegare il perché della riforma costituzionale secondo il Partito Democratico. “Il nostro obiettivo è rispondere in modo positivo alla voglia di riscatto degli Italiani dopo una fase drammatica come quella del Covid” dice il segretario dem.

“I nuovi dati sull’occupazione fanno ben sperare sul futuro” aggiunge poi “ma in questa stagione vogliamo essere quelli che costruiscono un Paese nuovo. Non vogliamo tornare all’Italia prima del Covid, ma vogliamo un’Italia migliore. Con un modello economico e sociale più giusto e più inclusivo, come dimostra la discussione sul Recovery Fund. Meno burocrazia, un nuovo modello produttivo, nuovi rapporti tra Stato e imprese”.

Per sedere al tavolo delle riforme, secondo Zingaretti, si deve partire necessariamente da qui, e così annuncia: “oggi aprima il cantiere istituzionale delle riforme, per garantire istituzioni che funzionino meglio, in perfetta sintonia con il dettato costituzionale, per migliorare il sistema Paese“.

“C’è un terreno favorevole con una vocazione unitaria nella maggioranza, figlio delle ultime settimane. La nostra è una proposta alle opposizioni, Berlusconi ha già dato la sua disponibilità alle modifiche costituzionali, non c’è una chiusura pregiudiziale di Salvini e Meloni di aprire la discussione su modelli costituzionali diversi”.

Ma perché dal Sì al referendum per il taglio dei parlamentari alla riforma costituzionale il passo è obbligato? Zingaretti spiega che “il successo del Sì è stato il primo passo per una nuova stagione di riforme, la legge elettorale, i nuovi regolamenti delle Camere, le circoscrizioni del Senato. Il bicameralismo paritario serve per rendere più efficiente la macchina dello Stato”.

Per procedere su questa strada, per Nicola Zingaretti, è necessario passare tra la gente, parlare coi professionisti e confrontarsi nei palazzi della politica. “Partirà il confronto in Parlamento” annuncia infatti il segretario dem “con i costituzionalisti e con il mondo della cultura, anche con chi ha fatto scelte diverse dal Sì, proprio per la preoccupazione che il taglio influisse sulla Costituzione”.

Il segretario Zingaretti parla anche di “battaglia popolare” ed annuncia il lancio di una petizione attraverso Change.org per raccogliere firme per la riforma costituzionale. Per Zingaretti il risultato del referendum non indica la distanza siderale tra cittadini e istituzioni, in quel Sì al taglio dei parlamentari non legge un messaggio di condanna da parte del popolo verso i propri rappresentanti che non lo rappresentano.

Per il segretario del Pd la “larga partecipazione al voto” e “l’ampio risultato del Sì” non hanno “il sapore dell’antipolitica ma della voglia di cambiare e di riappropriarsi della politica”. Ora quindi bisogna “aprire una fase nuova nel Paese” sulla quale Zingaretti si mostra ottimista perché, dice: “non ho visto muri, contrapposizioni, dinieghi, limiti a fare passi in avanti”.

Anche se vi è l’inevitabile consapevolezza che “tutto dipende da come si sviluppa il dibattito politico in cui ognuno si assume le sue responsabilità” e tuttavia, dice Zingaretti: “io vedo maggiore consapevolezza e maggiore forza, anche se non sta a me dire cosa pensano gli altri delle nostre proposte”.

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