Brexit: scade il termine ma i negoziati con l’Ue proseguono. Per Goldman Sachs “un accordo ‘sottile’ ci sarà a novembre”

Era stata fissata ad oggi la deadline entro cui Regno Unito ed Unione Europea sarebbero dovuti pervenire ad un accordo commerciale sulla Brexit, ma di progressi ne sono stati fatti ben pochi negli ultimi mesi, tant’è che le probabilità di un no deal invece di diminuire continuano ad aumentare.

Il premier Boris Johnson non ha fatto mai segreto di essere pronto ad accettare una hard Brexit, ma l’Ue non sembra disposta ad accettare un esito di questo tipo e continua a spingere sul fronte della trattativa nella speranza di portare Londra a fare un passo indietro rispetto all’Internal Market Bill, la legge recentemente approvata dal Parlamento britannico che rivede i termini dell’accordo raggiunto a fine gennaio con Bruxelles.

Oggi inizia anche la riunione del Consiglio europeo che in questi due giorni dovrà affrontare alcuni temi molto caldi come quello della crisi economica provocata dalle misure restrittive imposte durante i lockdown, ma anche quello dei cambiamenti climatici, con gli obiettivi di neutralità 2050, senza dimenticare naturalmente il tema Brexit.

La data del 15 ottobre doveva essere quella entro cui si sarebbe dovuti giungere ad un accordo commerciale condiviso dalle due parti, ma così non è stato. Nonostante ciò la trattativa va avanti come già confermato alcuni giorni fa, eppure le probabilità di raggiungere un accordo continuano ad essere piuttosto basse.

I nodi ancora da sciogliere

L’accordo commerciale appare ancora molto lontano e i tempi chiaramente stringono. I governi dei Paesi membri dovrebbero iniziare a chiedere al capo negoziatore di Bruxelles, Michel Barnier, di spingere per una pronta conclusione dei negoziati con dei risultati auspicabilmente diversi da quelli ottenuti fino ad oggi.

La richiesta dell’Ue non cambia: Londra dovrà applicare integralmente l’accordo di recesso che era stato raggiunto a inizio 2020, e per farlo dovrà intervenire modificando la nuova legge sul mercato interno (Internal Market Bill). Nel frattempo la procedura di infrazione nei confronti del Regno Unito è già stata avviata.

I nodi da sciogliere non sono poca cosa. C’è la delicata questione dei confini tra Irlanda e Irlanda del Nord, che quindi mette in campo un problema di integrità territoriale per il Regno Unito. Poi non bisogna dimenticare le questioni della pesca e delle relazioni commerciali.

Per quel che riguarda la pesca, Parigi guida la posizione di Bruxelles che vuole conservare gli attuali privilegi, mentre sul nodo delle relazioni commerciali, l’Ue resta ferma sulla pretesa che Londra accetti una serie di vincoli per mantenere relazioni commerciali privilegiate.

Il Regno Unito dovrebbe in questo caso recepire regolamenti e direttive comunitarie in materia commerciale, ma non solo, anche una serie di norme che disciplinerebbero gli aiuti di Stato che di fatto limiterebbero la sovranità di Londra.

Nel frattempo da Bloomberg fanno sapere che i nodi da sciogliere potrebbero persino aumentare vista l’intenzione manifestata in questi giorni da parte del governo britannico di estromettere le società straniere dalla gestione di imprese strategiche per l’economia.

Brexit no deal sempre più vicina? Le previsioni

Tutt’altro che vicino quindi il raggiungimento di un accordo commerciale tra UK ed EU, situazione che è stata commentata dal capo negoziatore di Bruxelles, Michel Barnier, il quale ha ribadito l’importanza di raggiungere un accordo con Londra, spiegando però che “non sarà ad ogni costo”.

Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sembra condividere il parere di Barnier, mentre Angela Merkel, se da una parte non esclude la possibilità che alla fine un accordo si possa trovare, dall’altra lascia aperto anche lo scenario del no deal.

“L’Ue è unita nel tentativo di raggiungere un accordo” ha detto la cancelliera tedesca, che però ha poi aggiunto: “dobbiamo anche prepararci al caso in cui non ci sarà accordo”.

A fare previsioni un po’ più dettagliate èa la banca d’affari americana Goldman Sachs. “Né la scadenza del 15 ottobre, né quella del 31 ottobre della Commissione Europea costituiscono un duro stop alle negoziazioni per la Brexit” ha spiegato l’analista di GS, Sven Jari Stehen.

Secondo l’analista di Goldman Sachs “il Consiglio europeo di questa settimana potrebbe essere caratterizzato da un’ulteriore dose di dramma politico” ma a parte questo, spiega “pensiamo che la probabilità percepita di un ‘no deal’ persisterà per tutto il corso del mese di ottobre”.

“Ma il nostro punto di vista principale rimane che un accordo commerciale ‘sottile’ sarà probabilmente raggiunto all’inizio di novembre” conclude l’esperto.

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