Scatta il coprifuoco in Lombardia ma i ristoratori protestano: “un danno come il lockdown” per i gestori

È scattato alle 23.00 di ieri 22 ottobre il coprifuoco in Lombardia, con il divieto di uscire di casa fino alle 5 del mattino. Le eccezioni sono le stesse che erano valide durante il lockdown nazionale dei mesi di marzo e aprile, motivi di lavoro, di salute o di assoluta necessità o urgenza.

A partire da ieri e fino al 13 novembre per circolare in tutta la Lombardia, dalle 23 in poi, è necessario esibire regolare autocertificazione con cui il portatore dichiara il motivo dello spostamento, e per chi non risulta in regola sono previste salatissime sanzioni.

Un’ordinanza che rappresenta l’ennesimo tentativo di contenere una curva del contagio che non sembra particolarmente sensibile alle misure restrittive adottate a partire dalla seconda metà di agosto fino ad oggi in tutto il Paese, ma che di certo produrrà i suoi effetti tutt’altro che positivi sull’intero comparto della ristorazione già pesantemente provato dalla crisi scaturita dopo il lockdown.

Scatta il coprifuoco in Lombardia, la protesta dei ristoratori

Tanto a Milano quanto nel resto della Lombardia ieri sera i locali hanno dovuto abbassare la saracinesca prima del solito orario di chiusura nel rispetto di quanto imposto dall’ordinanza firmata dal governatore Attilio Fontana.

È chiaro che se il divieto di circolare senza regolare autorizzazione scatta a partire dalle 23, i locali si trovano costretti a chiudere con un certo anticipo visto che gli eventuali avventori dovranno avere il tempo di tornare presso il proprio domicilio, così pure il titolare ed eventuali dipendenti. Il decreto ad ogni modo prevede la possibilità di rientrare a casa.

Il risultato è che i centri delle grandi città della Lombardia si sono totalmente svuotati molto presto, con tutto ciò che si auspica ne derivi in termini di diffusione del contagio, ma anche inevitabilmente in termini di mancati incassi per i gestori che si sono riversati davanti al palazzo della Regione a protestare contro il coprifuoco presentando un documento con alcune richieste cui l’ente ha assicurato una risposta in tempi brevi.

A recarsi davanti a Palazzo Lombardia, sede della giunta regionale, sono stati decine di addetti, imprenditori e lavoratori del mondo della ristorazione. “Non abbiamo preclusioni politiche verso nessuno” hanno spiegato i manifestanti “chiediamo solo di poter proseguire nel nostro lavoro”. I gestori dei locali più penalizzati dal coprifuoco hanno definito la misura “un danno come il lockdown” per il settore della ristorazione.

La Campania dal corpifuoco al lockdown

Se in Lombardia a partire da ieri vige il coprifuoco per le ore notturne, in Campania questa misura è già stata adottata da diversi giorni, scatenando le proteste di centinaia di cittadini campani che sono scesi in strada a manifestare contro la decisione del governatore Vincenzo De Luca di infliggere questo ulteriore duro colpo all’economia partenopea.

Il presidente della Regione peraltro non intende affatto tornare sui suoi passi, ma anzi sembra fermamente intenzionato a proseguire sulla linea dura con misure ancora più stringenti.

Stando alle ultime dichiarazioni rilasciate da Vincenzo De Luca infatti in Campania nei prossimi giorni potrebbe essere imposto un lockdown generale sulla falsariga del lockdown nazionale dei mesi di marzo e aprile.

Il numero dei nuovi casi di Coronavirus in Campania continua ad aumentare, come del resto in tutta Italia, e mentre le strutture che avrebbero dovuto ospitare eventuali malati di Covid languono in stato di abbandono perché la Regione non ha ancora provveduto ad completarne il collaudo nonostante siano ultimate, il governatore impone nuove limitazioni ai cittadini.

Non pago di ciò il presidente De Luca ha anche palesato l’intenzione di imporre un lockdown in tutta la Campania, chiedendo al governo centrale di fare altrettanto su tutto il Paese.

“È indispensabile decidere subito il lockdown” ha scrtto De Luca in un post su Facebook “i dati attuali sul contagio rendono inefficace ogni tipo di provvedimento parziale. È necessario chiudere tutto, fatte salve le categorie che producono e movimentano beni essenziali (industria, agricoltura, edilizia, agro-alimentare, trasporti)”.

“È indispensabile bloccare la mobilità tra regioni e intercomunale” dice ancora De Luca “non si vede francamente quale efficacia possano avere in questo contesto misure limitate. In ogni caso la Campania si muoverà in questa direzione a brevissimo”.

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