Nessun Paese dell’Ue vuole il Mes, ed ecco perché dicono di no al Fondo Salva-Stati

Il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, continua a portare avanti la sua crociata per il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità). Una battaglia la sua che vede coinvolti come alleati anche il leader di Italia Viva, l’ex senatore dem Matteo Renzi, ed una parte del Movimento 5 Stelle, sebbene sulla carta i grillini si siano sempre dichiarati contrari all’uso del fondo salva-Stati.

Un conflitto interno alla maggioranza che potrebbe avere, nelle prossime settimane, dei risvolti anche piuttosto seri per la stessa tenuta del governo. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dopo aver inizialmente dichiarato apertamente la sua contrarietà al Mes nei mesi scorsi, ha ammorbidito la sua linea mostrandosi più possibilista, ma negli ultimi giorni sembra aver definitivamente preso una posizione.

Circa una settimana fa infatti il premier era stato fortemente criticato in particolare dagli esponenti del Pd, per aver “liquidato il Mes con una battuta”. In quei giorni Conte aveva tra le altre cose sottolineato una ‘strana coincidenza’ che riguarda il Mes, ossia il fatto che nessun Paese dell’Ue sembra intenzionato a farvi ricorso.

“Sure lo hanno preso una decina di Paesi, il Mes nessuno” aveva infatti fatto notare il presidente del Consiglio. Nel frattempo tra l’altro, proprio nell’ambito del fondo Sure è stata sbloccata la prima tranche di finanziamenti che permetterà all’Italia di ricevere 10 miliardi di euro per sostenere le spese relative alla cassa integrazione d’emergenza.

Nessuno vuole il Mes in Europa, ma Zingaretti sì

Non si tratta solo del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ma dell’intero partito che rappresenta in realtà, più gli esponenti di Italia Viva a cominciare da Matteo Renzi ed alcuni del Movimento 5 Stelle. Questo per quanto riguarda le forze di maggioranza, che possono contare tra l’altro sul sostegno anche di Forza Italia.

Ma è Zingaretti a fare le più forti pressioni sul presidente del Consiglio per spingere l’Italia verso il Mes, postulando una sorta di ultimatum proprio in questi giorni, quindi o si accetta di ricorrere al fondo salva-Stati o si va verso una profonda spaccatura nella maggioranza.

Il Mes insomma va preso a tutti i costi, sembra di capire dalla determinazione con cui lo chiede il segretario dem, che ora si fa portavoce di una sorta di coalizione anti-Conte, arrivando a stipulare un patto di legislatura con Luigi Di Maio e Matteo Renzi.

Secondo Zingaretti inoltre si potrebbe riuscire ad accedere ai fondi previsti dal Mes in maniera decisamente più rapida rispetto a quanto si riuscirà a fare con le risorse del Recovery Fund.

“La discussione che si è aperta sul Mes è molto accesa ed eccessivamente aspra” ha dichiarato il segretario del Pd “ora serve chiarezza, il confronto non può essere ideologico pensando a bandierine di partito”.

Tuttavia le ragioni per dire di no al Mes, anche a guardare quanto sta accadendo nel resto d’Europa, tutto sembrano fuorché ideologiche. A occhio e croce si direbbe che chi per un motivo chi per un altro, anche gli altri Paesi che potrebbero accedere ai fondi del Mes ritengano che non sia esattamente un affare.

Eppure sembra esserne convinto persino il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, anche lui parte del coro dem, che esponendosi a favore del Mes ha anche provveduto a placare le recenti polemiche che lo vedevano più vicino a Beppe Grillo.

Tornando a Zingaretti, dal suo punto di vista con il Mes l’Italia potrà finalmente raggiungere obiettivi ambiziosi. “Puntiamo ad aver la migliorare sanità del mondo con un programma credibile, indicando come finanziarlo e con un cronoprogramma di realizzazione” ha spiegato.

Perché nessun Paese dell’Ue vuole il Mes?

Il sogno di Zingaretti di avere in Italia la migliore sanità del mondo, ammesso che sia effettivamente quella la ragione per cui si esprime così favorevole al Mes, rischia di restare irrealizzato.

È vero che una consistente parte del mondo politico, quantomeno in Italia, vuole che il Paese ricorra al fondo salva-Stati, ma se alla fine questo dovesse realmente accadere, sarebbe davvero un risultato positivo come loro sostengono? Secondo alcuni esperti no.

Tra gli economisti che bocciano il Mes troviamo Althea Spinozzi, del Censtro Studi BG Saxo, che ha spiegato quanto il Mes sia in realtà un meccanismo obsoleto, che peraltro potrebbe mettere a rischio la sovranità dei Paesi che decidono di farvi ricorso.

Se l’Italia decidesse di accedere ai fondi previsti dal Mes infatti si rischierebbe un aumento considerevole dei costi di rifinanziamento del Governo, che è uno dei motivi per cui ai Paesi dell’Ue conviene invece raccogliere fondi sul mercato dei capitali.

Per quanto riguarda l’opzione Mes, la Spinozzi ha spiegato che “il Mes ha separato le opinioni dei cittadini. Da una parte, in molti si domandano perché una nazione europea non debba approfittare dell’opportunità di finanziarsi a basso costo con il Mes. Dall’altra, va specificato che questa non è un’attività di beneficienza a sostegno dei più bisognosi, ma svolge un’attività profittevole, come una normale banca e concede prestiti a basso costo in cambio di tasse ed impegni economici“.

E qui si torna alla domanda iniziale: se il Mes fosse davvero così convieniente per il Paese quanto gli esponenti del centro sinistra in particolare vogliono farci credere, come mai gli altri Stati membri dell’Ue non colgono questa preziosa opportunità?

Come funziona il Mes

Per cominciare a capire le ragioni del no, in questo caso da parte degli altri Paesi dell’Ue, dobbiamo prima rivedere un attimo come funziona il Mes. Attraverso il cosiddetto fondo salva-Stati si vanno a finanziare quelle spese che i Paesi si trovano a sostenere nell’ambito dell’emergenza coronavirus, con particolare riferimento alle spese in ambito sanitario.

Se prima dell’emergenza, per poter accedere al Mes vi erano delle condizionalità, in seguito è stata data la possibilità a tutti i Paesi membri di richiedere questi aiuti da destinare ad alcune specifiche tipologie di spesa legate appunto all’emergenza Covid-19.

Anche se non ci sono condizioni per accedere a questi fondi, fare ricorso al Mes significa accettare una serie di vincoli, ma cominciamo dall’inizio. Ogni Paese ha diritto a ricevere, nell’ambito del fondo salva-Stati fino al 2% del proprio Prodotto Interno Lordo relativo al 2019. Per l’Italia, che l’anno scorso aveva registrato un Pil di 1,8 trilioni di euro, significa poter ricevere circa 36 miliardi di euro.

Una somma questa che però non viene elargita immediatamente, infatti i fondi che arriverebbero con il Mes sarebbero dilazionati in più tranche per una durata di 7 mesi circa, dal momento che è possibile ricevere con ogni tranche sino al 15% dell’intera somma.

Ma soprattutto si deve tener conto di un elemento da non trascurare, e cioè il fatto che il Mes concede fondi per spese che lo Stato deve aver già sostenuto nell’ambito dell’emergenza Coronavirus. Questo vuol dire che inizialmente tali spese dovranno essere necessariamente finanziate aumentando il proprio deficit fiscale, e solo in seguito si potranno ricevere i fondi previsti dal Mes.

Althea Spinozzi ha quindi spiegato che “l’Italia non potrebbe chiedere 36 miliardi di euro di fondi in quanto non ha speso tale ammontare per fronteggiare l’emergenza Covid. Fino ad ora, in base ai dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’Italia ha stanziato 9,5 miliardi di euro per investimenti nel sistema sanitario“.

“Inoltre, le spese riconducibili ai servizi sanitari nazionali nel 2019 ammontano a circa 114 miliardi di euro” spiega ancora la Spinozzi “ciò rende difficile per l’Italia dimostrare che il 30% del budget sanitario sia destinato esclusivamente alle spese relative al Covid-19”.

Invece del Mes meglio raccogliere fondi col mercato dei capitali

La Spinozzi ha esposto le principali ragioni in base alle quali non conviene accedere al Mes, mentre invece una scelta più intelligente sarebbe per i Paesi dell’Ue quella di raccogliere fondi attraverso il mercato dei capitali.

Secondo la Spinozzi infatti i fondi del Mes non possono essere in alcun modo equiparati con il debito sovrano, allo stesso modo in cui non si possono mettere sullo stesso livello il mutuo per la casa e il finanziamento per l’acquisto di un’auto nuova.

Ed ecco quali sono secondo la Spinozzi le principali differenze e i principali motivi per cui i Paesi membri farebbero meglio a ricorrere al mercato dei capitali invece che al Mes:

  • Quelli del Mes sono fondi senior rispetto ai crediti sovrani, e per questa ragione vi è un rischio di diluizione in grado di incidere negativamente sulla struttura del debito del Paese chevi ricorre. All’atto pratico ciò vuol dire che per ricevere 9 miliardi di euro con il Mes, l’Italiva dovrebbe cambiare la struttura del rimborso del debito, dando la priorità al Mes appunto a discapito dei creditori sovrani. Questi si troverebbero quindi nella condizione di chiedere maggiori rendimenti sui titoli dato l’ingresso di nuovi creditori da dover essere rimborsati prima di loro. Per ricevere quindi 9 miliardi di euro a basso tasso di interesse, causando un repricing di 2 trilioni di euro di titoli di Stato italiani, non è solo dispendioso ma persino svantaggioso
  • Ricorrere al Mes significa accettare delle condizionalità, mentre con il debito sovrano ciò non accade. Una nazione che decide di accedere al Mes, a differenza di quella che sceglie di raccogliere fondi attraverso il mercato dei capitali, finisce sotto sorveglianza speciale a garanzia che il debito contratto venga interamente saldato. E ciò comporta tutta una serie di condizioni economiche e l’imposizione al Paese che usa il Mes di politiche fiscali che assicurino il rimborso del debito alla sua scadenza.
  • Con il Mes ci troviamo ad avere tassi di interesse variabili che dipendono dallo schema di finanziamento del programma. Se prendiamo ad esempio la Spagna, vediamo che aveva ricorso al Mes nel 2013 ad un tasso di 40bps e che era arrivata a pagare fino a 100bps nel 2014 per via del fatto che la strategia di finanziamento del Mes era passata dall’emissione di titoli a breve termine a quelli a lungo termine. Se invece di accedere al Mes l’Italia emette i BTP può scegliere una scadenza conveniente e il costo del finanziamento, opzione che gli sarebbe altrimenti preclusa come visto nel caso della Spagna
  • Ricorrere al Mes trasmetterebbe inoltre l’immagine di un Paese finanziariamente più instabile degli altri, cosa che non risponde alla realtà dei fatti. L’Italia può invece accedere al mercato dei capitali senza incorrere in ciò, e senza problemi di rifinanziamento.

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