La seconda ondata del Coronavirus e relativi Dpcm potrebbero mettere a rischio i conti pubblici

Non sono esattamente le stesse previsioni quelle fatte nel report autunnale dell’Ue, rispetto alle stime del ministero dell’Economia. L’immotivato ottimismo dell’esecutivo giallo rosso si scontra duramente con le previsioni d’autunno che mostrano dati tutt’altro che incoraggianti, e decisamente peggiori di quelli indicati dal ministro Roberto Gualtieri, che pure vanta rapporti speciali e solidi con la Commissione Ue.

Le previsioni d’autunno dell’Ue sono un appuntamento ricorrente che permette di dare uno sguardo approfondito ai dati macro ufficiali dell’Unione europea, e questa volta in particolare le notizie che riguardano l’Italia sono tutt’altro che positive.

Secondo le stime dell’Ue il PIL dell’Italia subirà un calo del 9,9% per il 2020, mentre la media dell’Eurozona si attesta intorno ad un -7,8%. L’unico elemento positivo, per quanto di magra consolazione, è che le stime dell’Ue di luglio erano persino più drammatiche, con un PIL al -11,2%.

Possiamo dire se non altro che ha rivisto le sue stime in positivo, l’Ue nel suo report autunnale, ma le considerazioni di segno positivo si fermano qui, il resto però non è minimamente incoraggiante.

Tanto per cominciare le stime del ministero dell’Economia erano quelle di un Pil in calo di mezzo punto percentuale in meno rispetto al calo previsto nel report autunnale dell’Ue. Poi c’è il discorso del rimbalzo previsto per il 2021, che invece di un +6,1% come previsto dall’Ue a luglio, segnerà un misero +4,1%.

E tra calo del PIL e crescita esponenziale della spesa pubblica il rapporto debito/Pil vedrà una impennata non indifferente. Se le stime fatte dall’esecutivo indicavano un 157%, quelle contenute nelle previsioni autunnali dell’Ue mostrano un 159,6% che potrebbe ridursi ad un 159,5% nel 2021, e ad un 159,1% nel 2022. Sempre meglio del 161,8% delle stime del FMI di circa un mese fa. E pensare che a fatica l’Italia era riuscita a tenere il rapporto debito/Pil entro il 134,7% a fine 2019.

La spesa pubblica d’altra parte continua a crescere vista la necessità di varare misure a sostegno del lavoro, delle imprese e delle famiglie che compensino il danno all’economia causato dalle misure restrittive che continuano ad essere adottate, ad oggi, senza apprezzabili risultati sulla curva dei contagi.

Il deficit infatti toccherà, secondo le previsioni autunnali dell’Ue, il 10,8% contro l’1,6% del 2019. Nel 2021 la percentuale dovrebbe scendere al 7,8% per poi approdare nel 2022 al 6%. Per quel che riguarda l’anno in corso, è bene notare, la previsione dell’esecutivo e dell’Ue coincidono, ma il Ministero dell’Economia indica un dato migliore per quel che riguarda la crescita.

Le previsioni non tengono conto degli effetti della seconda ondata

Fin qui abbiamo visto più da vicino le stime dell’Ue per l’Italia, e per quanto il quadro sia già così non poco sconfortante, la realtà dei fatti sembra sia ben peggiore, visto che queste previsioni autunnali non tengono conto degli effetti sull’economia prodotti dalla seconda ondata di Coronavirus, che a sua volta comporta una seconda ondata di restrizioni.

Cose che stiamo già vivendo da giorni se non settimane, e che produrranno degli effetti sull’economia reale ben peggiori di quelli contenuti nelle stime che abbiamo visto fin qui.

In generale il rapporto riconosce che “il rimbalzo dell’economia è stato interrotto a causa dell’aumento dell’incertezza” inoltre, leggiamo ancora nelle previsioni autunnali dell’Ue “la recrudescenza della pandemia nelle ultime settimane sta provocando interruzioni dato che le autorità nazionali introducono nuove misure di sanità pubblica per limitarne la diffusione”.

Pertanto le “proiezioni di crescita nell’orizzonte di previsione sono soggette a un grado estremamente elevato di incertezza e rischi”. In altre parole il quadro macroeconomico delineato tanto per l’Italia quanto per l’Europa dovranno essere radicalmente rivisti.

L’Italia verso un nuovo scostamento di bilancio

All’interno della maggioranza si parla già della necessità di approvare un nuovo scostamento di bilancio, attraverso il quale si possa far fronte agli effetti inevitabili delle misure restrittive che l’esecutivo sta adottando al fine di contenere la diffusione del Coronavirus. Si dovrà far fronte a un calo delle entrate, ad un aumento della spesa pubblica e ad una ulteriore decrescita del PIL.

Eppure non tutti sono d’accordo sulla direzione da prendere. Non vedono di buon occhio lo scostamento di bilancio da Italia Viva, tanto per cominciare, ma lo stesso ministero dell’Economia non condivide questa prospettiva.

Non dimentichiamo poi gli effetti che queste misure di contenimento produrranno sull’economia reale, tema toccato dallo stesso Commissario europeo agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, che presentando le previsioni autunnali dell’Ue ha spiegato: “è improbabile che le misure adottate in Italia possano frenare la crescita della disoccupazione”.

Nel frattempo però qualcosa si sta movendo anche in Europea, dove il Consiglio Ue e il Parlamento sono giunti ad un accordo sul rispetto dello Stato di diritto e uso dei fondi europei. Grazie all’intesa raggiunta l’ostacolo che bloccava l’approvazione del nuovo scostamento di bilancio e Next Generation Eu, di cui fa parte anche il Recovery Fund, è stato finalmente superato.

Il commissario Gentiloni a tal proposito ha assicurato che se saranno rispettati i tempi delle prossime tappe “l’approvazione dei piani nazionali di ripresa e di resilienza, con l’erogazione del 10% dei prestiti e dei trasferimenti, potrà avvenire entro la tarda primavera del 2021”.

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