Conte al Quirinale per rassegnare le dimissioni, si va verso il Conte ter? Ci sono almeno altri 4 nomi

Erano davvero scarse le probabilità che la maggioranza riuscisse a superare la prova del Senato ormai alle porte, e con il voto negativo dell’Aula alla relazione del Guardasigilli si sarebbe riaperta inevitabilmente la crisi.

La caccia ai cosiddetti “responsabili” è andata decisamente male per il premier uscente, che alla fine si è visto costretto ad informare le forze di maggioranza della sua decisione di rassegnare le dimissioni. Nel corso del Consiglio dei ministri convocato per stamattina, e iniziato alle 9.30, Giuseppe Conte ha comunicato ai suoi ministri l’intenzione di recarsi al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani di Sergio Matarella.

Conte si dimette, ci sarà un Conte ter?

Difficile dire cosa succederà nelle prossime ore, la possibilità di un Conte ter non è ancora da escludere, ma non è certo l’unica ipotesi realistica. Il premier uscente sa già di poter contare sul supporto degli altri partiti di maggioranza, vale a dire Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali, più quello dei parlamentari del Maie e quei pochi “responsabili” che era riuscito a reclutare nei giorni scorsi.

E non è detto che non possa contare anche sull’appoggio di Italia Viva, ma qui il discorso si complica. Già perché il “mai più con Renzi” pronunciato sia dagli esponenti del M5s che da Conte stesso ostruisce non poco questa via di fuga. Mentre dal canto suo il senatore di Rignano ha lasciato aperte tutte le porte, e al Quirinale non è da escludere che porti proprio il nome di Giuseppe Conte.

“Se Conte non pone voti su Iv, la delegazione Iv non porrà veti sul suo nome” fanno sapere i renziani, ma l’idea di doversi appoggiare ancora una volta sul loro appoggio non entusiasma certo il premier uscente. Tuttavia di alternative ne restano davvero poche, e si fa sempre più concreto il rischio che invece del Conte ter ci sia un governo con un nuovo premier.

In questo momento la prima cosa che è necessario capire è quale sarà la posizione del presidente della Repubblica. Le consultazioni al Quirinale con le varie forze politiche però non inizieranno prima di domani, mercoledì 27 gennaio, e solo allora si potrà avere qualche dato concreto su cui costruire ipotesi un po’ meno vaghe.

Per Pd e M5s la priorità è evitare le elezioni

Per Conte l’ideale sarebbe riuscire a tagliar fuori Renzi dal Conte ter, ma per farlo ha bisogno dei numeri che non è ancora riuscito a raccogliere. Questa però potrebbe essere l’occasione giusta per la realizzazione di quella terza gamba di cui ha bisogno per rimpiazzare i voti di Italia Viva senza i quali per ora non è in grado di andare da nessuna parte.

L’idea di riavere Renzi in maggioranza non piace affatto nemmeno al Movimento 5 Stelle, che fa quadrato intorno a Conte, così pure il Partito Democratico, eppure sia gli uni che gli altri sembrano convergere su un punto: la priorità è evitare il ritorno alle urne, non assicurare la poltrona al presidente del Consiglio.

Insomma nulla di nuovo, tutto purché non si vada alle elezioni anticipate, che decreterebbero la fine dei giochi politici per una fetta molto consistente dei parlamentari di Pd e Movimento 5 Stelle soprattutto, essendo quest’ultimo destinato all’estinzione in un futuro tutt’altro che lontano.

Forza Italia passerà dall’altra parte?

Riuscire a fare a meno di Renzi sarebbe la soluzione migliore per la formazione del Conte ter, probabilmente l’unica viste le dichiarazioni molto nette rilasciate sia dal premier uscente che dagli esponenti grillini nei giorni scorsi.

Servono però i numeri, e pare che Forza Italia possa essere interessato a dare il proprio contributo alla formazione di una maggioranza europeista, insieme a Pd, LeU, e naturalmente M5s, che da partito anti-europeista per antonomasia si è trasformato nell’esatto opposto.

Stando a quanto riportato dall’Ansa, un gruppetto di deputati e senatori di Forza Italia sarebbero già pronti a entrare in maggioranza “sedendo al tavolo delle trattative per la nascita del Conte ter” e questo permetterebbe loro di avere voce in capitolo sul programma e sulla squadra di governo.

In tutto ciò non dovrebbe sfuggire il paradosso costituito dal fatto che le elezioni del 2018 sono state vinte da un partito che si dichiarava profondamente anti-europeista. Un partito che ora si dichiara europeista e che ha alleati europeisti.

Questo partito, dopo aver fatto carta straccia del programma elettorale con cui si è presentato agli Italiani e col quale da loro ha ottenuto il mandato a rappresentarli, potrebbe sottoscrivere un programma con il generoso contributo di Forza Italia, il partito del condannato Berlusconi di cui Grillo non si è mai definito esattamente un fan.

Un programma che, eventualmente, sarà formulato in chiave europeista, a fugare ogni eventuale dubbio residuo sul fatto che la sovranità appartiene innegabilmente al popolo.

Chi sarà il nuovo premier? Almeno 4 nomi in corsa

Se il premier uscente non dovesse riuscire a formare una maggioranza sufficientemente solida disposta a sostenere un Conte ter, allora potremmo avere un nuovo presidente del Consiglio, e ci sono già alcuni nomi in ballo, almeno quattro per l’esattezza.

I primi nomi arrivano direttamente dalle fila dem, si parla di Enrico Letta, dello stesso segretario del Pd, Nicola Zingaretti, e persino di Paolo Gentiloni. Uno dei papabili potrebbe essere perfino Luigi Di Maio, ma secondo alcuni osservatori sarebbe lui stesso a non sentirsi pronto per un incarico di questo tipo.

Crisi di governo, quali sono gli scenari possibili?

Ora che il premier Giuseppe Conte si trova costretto a rassegnare le sue dimissioni si aprono diverse possibili strade, una delle quali prevede persino il ritorno alle urne anticipato, ma come è facile intuire le probabilità che sia alla fine questo lo scenario che si concretizzerà sono di gran lunga le più basse. Ma vediamo quali sono i 4 scenari possibili dopo la fine del Conte bis.

Primo scenario: Conte ter con i ‘responsabili’

Prendiamo subito in esame lo scenario che secondo gli esperti di Palazzo ha maggiori probabilità di concretizzarsi, cioè quello di un reincarico a Conte per la formazione del nuovo esecutivo.

In questo caso, nel momento in cui Giuseppe Conte si recherà al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del Capo dello Stato, si ritroverà con un nuovo mandato per formare un governo nel quale andrebbero a confluire sia Italia Viva che Forza Italia, e nel quale ovviamente ci sarebbero oltre alle forze di maggioranza che hanno continuato a sostenere Conte, come Pd, LeU e M5s, anche i cosiddetti Responsabili raccattati qua e là.

Gli esperti di Palazzo danno questo scenario con il 50% di probabilità, quindi le probabilità che si realizzi sono piuttosto alte. In questo caso il Conte Ter nascerebbe senza troppe difficoltà con la benedizione di Sergio Mattarella, ma poi al premier toccherebbe trovare il modo per accontentare tutti i nuovi arrivi.

Proprio per questo Conte dovrà provvedere ad ampliare la squadra di governo, sicché avremo l’ennesima moltiplicazione delle poltrone per arrivare ad almeno 65 tra ministri e sottosegretari. In questo modo scampate elezioni, problema risolto, e pazienza se qualcuno aveva dichiarato “mai più con Renzi”, gli Italiani dimenticheranno anche questo.

Secondo scenario: maggioranza allargata ma cambia il premier

Le probabilità che si riesca ad arrivare ad un nuovo esecutivo senza passare per le tanto temute elezioni, ma cambiando premier, non sono poi così basse. Secondo gli osservatori si aggirano intorno al 30% le probabilità che il prossimo esecutivo a maggioranza allargata nasca nei prossimi giorni senza Giuseppe Conte come presidente del Consiglio.

In questo caso si ipotizza che Matteo Renzi ponga il veto su Conte, anche se ha già fatto sapere che se non sarà per primo Conte a porre il veto su Italia Viva, il premier uscente non avrà nulla da temere in tal senso.

Il Movimento 5 Stelle potrebbe decidere di non sostenere Conte ad oltranza come fatto fin qui anche nel timore che il premier possa decidere di formare un suo partito. Dal Partito Democratico, invece continuano a dire Conte o elezioni, posizione espressa anche di recente da esponenti di spicco come Zingaretti e Orlando, e tuttavia non è da escludere che alla fine la posizione cambi.

I Responsabili stessi sarebbero prevalentemente preoccupati di giungere alla fine alla formazione di un nuovo esecutivo, più che di appoggiare Giuseppe Conte nello specifico, e quindi si troverebbero nella condizione di appoggiare qualsiasi candidato premier che si dimostri in grado di ottenere i numeri che Conte non è riuscito ad ottenere.

Ed è in questo scenario che spuntano fuori i nomi più disparati, da Di Maio al quale pare lo stesso Renzi stia “facendo la corte” anche se lui che nega, a Franceschini o Guerini. Tra i nomi che sono venuti fuori nelle ultime ore c’è perfino quello di Stefano Patuanelli, attuale ministro dello Sviluppo Economico, fino ad ora una delle figure più vicine al premier uscente.

Terzo scenario: governo di unità nazionale

Le probabilità che la crisi si risolva con la formazione di un governo di unità nazionale sono piuttosto basse, indicate dagli esperti di Palazzo intorno al 15%.

Il cosiddetto governissimo dovrebbe essere appoggiato da tutte le forze parlamentari in maniera trasversale, e se da una parte trova l’appoggio di Silvio Berlusconi che si è già detto apertamente favorevole, dall’altra trova un Matteo Salvini decisamente meno entusiasta ed una Giorgia Meloni nettamente contraria.

Tra l’altro se Salvini dovesse decidere di esprimersi in modo favorevole rispetto al governissimo, mentre Meloni resta ferma nella sua posizione contraria, quest’ultima convertirebbe la scelta in una pioggia di consensi che sottrarrebbe al leader leghista, e Salvini ne è certamente consapevole.

Nel caso del governo di unità nazionale l’Italia potrebbe procedere con l’approvazione di un Recovery Plan ampiamente condiviso da tutte le forze politiche, ma in questo caso naturalmente non sarebbe Giuseppe Conte il premier. L’incarico andrebbe invece a Marta Cartabia, ex presidente della Consulta, oppure all’economista Carlo Cottarelli. Qui si affaccia anche il nome di Mario Draghi, ma pare che lui non sia disponibile.

Il quarto scenario: elezioni anticipate

Non c’è da stupirsi se le probabilità che sia ridata la parola ai cittadini sono estremamente basse, intorno al 5% probabilmente.

Le elezioni sono viste da tutti i partiti di maggioranza come lo scenario peggiore possibile. In questo scenario avrebbero tutto da perdere in particolare Italia Viva ed il Movimento 5 Stelle. Ma ci perderebbe anche il Pd, che difficilmente riuscirebbe ad andare al governo in caso di nuove elezioni.

A guadagnarci sarebbero in sostanza solo la Lega e Fratelli d’Italia, e tutto sommato anche Forza Italia che per quanto non possa contare più su una base elettorale particolarmente ampia, come partito di centro destra farebbe parte di un eventuale nuovo esecutivo.

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