Draghi non lascia, e a decidere ora sarà il voto di Camera e Senato. Il video della diretta streaming

Nel corso della serata di oggi sarà il Senato della Repubblica a decidere se il presidente del Consiglio Mario Draghi resterà alla guida del Paese oppure no. Alla fine l’ex governatore della Bce ha deciso di rimanere, pur prendendo atto della fine del patto di fiducia sul quale è sorto il suo esecutivo, e di rimettere la decisione nelle mani del Parlamento.

I numeri, seppur sempre più risicati, ci sono ancora, quindi vista la disponibilità del premier uscente non sembra vi siano ulteriori ostacoli all’orizzonte per la permanenza di Mario Draghi a palazzo Chigi.

Il voto decisivo si terrà nella serata di oggi al Senato e l’atteso esito positivo dovrà poi essere confermato domani alla Camera dei Deputati, Il destino del governo ora è quindi nelle mani del Parlamento, e tuttavia Draghi ha tenuto ad evidenziare che le dimissioni sono state “dolorose ma dovute” dal momento che è venuto a mancare “il patto di fiducia che ha sostenuto l’azione di governo”.

Il premier ha poi sottolineato che “il voto di giovedì ha certificato la fine di questo patto” rappresentando “un gesto politico chiaro che non si può evitare, evitarlo significherebbe ignorare il Parlamento”.

Draghi: “in politica estera si è tentato di indebolire il governo sull’intervento Ucraina”

Il premier nel corso del suo discorso di oggi ha voluto ricordare che nei mesi passati i partiti che hanno deciso di sostenere la maggioranza “hanno messo da parte le proprie divisioni”, mentre ora, ha sottolineato Mario Draghi “hanno posto il desiderio di divisione davanti alle principali riforme proposte”.

E in particolare per quel che riguarda la posizione che l’Italia ha deciso di assumere sullo scacchiere internazionale, ben lontana dalla neutralità e dai principi costituzionali che indicano il nostro come un Paese che “ripudia la guerra”, il presidente del Consiglio ha ricordato che “in politica estera si è tentato di indebolire il governo sull’intervento in Ucraina di fiaccare la nostra opposizione al disegno del presidente Putin”.

E ancora “le richieste di ulteriore indebitamento si sono fatte più forti proprio quando maggiore era il bisogno di attenzione alla sostenibilità del debito. Il desiderio di andare avanti insieme si è progressivamente esaurito e con esso la capacità di agire con efficacia, con tempestività, nel’interesse del Paese” ha quindi concluso Draghi.

Ad indicare il clima di divisione all’interno della maggioranza e degli stessi partiti che sostengono il governo di Mario Draghi, il fatto che nel corso dell’intervento del premier alcuni senatori della Lega e del M5s non hanno nemmeno applaudito alle parole del premier.

Lo stesso Draghi ha dovuto ammettere che “non si possono minimizzare mesi di strappi” ma che per andare avanti è necessario “ricostruire il patto, con coraggio, altruismo e credibilità”.

Draghi: “impossibile ignorare la mobilitazione di cittadini e istituzioni”

“La mobilitazione dei cittadini e delle istituzioni è stata senza precedenti ed è impossibile da ignorare” ha detto ancora Mario Draghi, dimentico probabilmente del fatto che ignorare le mobilitazioni dei cittadini non è mai stato un problema fino ad oggi per il governo da lui presieduto, basti ricordare il livello di attenzione che hanno ricevuto i vari movimenti e le varie iniziative, non ultima quella dei portuali di Trieste, contro la misura discriminatoria del Green Pass.

Peraltro al di là dei comunicati diramati da una parte di alcune specifiche categorie di cittadini e lavoratori, che hanno fatto appello al premier perché prosegua nella sua azione di governo, di mobilitazioni da parte dei cittadini se ne sono viste ben poche. Queste tuttavia, che in sostanza pregano il premier di conservare la sua poltrona, a suo stesso dire non possono essere ignorate.

Mario Draghi ha poi ricordato che il Paese ha bisogno di “un governo capace di muoversi su 4 fronti” specificando Pnrr, giustizia, fisco e agenda sociale “per combattere le disuguaglianze” e per quanto riguarda gli interventi nell’agenda dell’ex uomo di Goldman Sachs, lui stesso ricorda “possiamo operare senza scostamenti di bilancio, entro primi giorni di agosto provvedimento per costi energia e potere d’acquisto”.

“È necessario accelerare sul rigassificatore di Piombino, non si può protestare contro le infrastrutture necessarie per l’indipendenza energetica” ha poi voluto sottolineare Draghi, come se questa impellente necessità di rinunciare alle vantaggiose forniture di gas dalla Russia non dipendesse da scelte politiche da questo stesso governo operate.

Draghi: “serve un sostegno convinto, non di facciata”

Il mandato elettorale conferito dai cittadini italiani al Movimento 5 Stelle attraverso l’esercizio democratico del voto è ormai da anni divenuto carta straccia, tanto che i due partiti maggiormente euroscettici usciti vincitori dalle elezioni politiche del 2018 sono finiti a sostenere un governo guidato dall’ex presidente della Bce.

Ora che il premier ha perso la fiducia persino di quei partiti che a loro volta avevano già perso la fiducia dell’elettorato, e che non resta il benché minimo legame tra il governo del Paese e la volontà di quel popolo sovrano di cui si parla nella Costituzione, il presidente del Consiglio non solo è pronto a restare al suo posto, ma si aspetta anche una fiducia non di facciata ma di sostanza.

“Non serve fiducia di facciata” ha infatti detto Mario Draghi “c’è bisogno di un sostegno convinto” ad un governo che opera “nel legame trans-atlantico, nel cuore di Europa. G7 e Nato”.

“Il nuovo patto di fiducia deve essere sincero e concreto” ha continuato il premier “siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti a confermare lo sforzo compiuto e poi affievolito?”. “Sono qui perché gli Italiani lo hanno chiesto” ha avuto il coraggio di affermare il presidente del Consiglio “la risposta dovete darla agli Italiani”.

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