Price cap, Italia e Germania trovano un accordo ma la Russia non ci sta

Sembra esserci un accordo, o quanto meno le basi su cui costruirne uno, tra Italia e Germania sulla questione del price cap, eppure una vera e propria soluzione per fermare l’aumento dei prezzi non è stata ancora trovata.

Sul tetto al prezzo del gas Italia, Germania e Olanda hanno finalmente convenuto sul fatto che è necessario andare in questa direzione sostanzialmente per due ragioni.

Da una parte occorre frenare l’impennata dei prezzi che gravano su famiglie e imprese di tutta Europa, e dall’altra si ritiene indispensabile tentare di ridurre le entrate economiche della Russia.

Roma e Berlino hanno quindi firmato un documento comune e hanno chiesto alla Commissione Ue di avanzare una proposta sul price cap entro il vertice dei Capi di Stato e di governo che è stato fissato per i giorni 20 e 21 ottobre.

Nel frattempo però è già arrivata una dichiarazione poco incoraggiante da parte del presidente russo, Vladimir Putin, che ha affermato: “non forniremo energia agli Stati che impongono un tetto ai prezzi dell’energia”.

Ed era proprio ciò che si temeva potesse accadere fissando un tetto al prezzo del gas, specie se questo price cap dovesse riguardare solo il gas russo, e non quello che arriva dagli altri fornitori quali Usa, Algeria, Tunisia, Egitto, Norvegia o Azerbaijan.

Cosa prevede l’accordo sul price cap raggiunto tra Germania e Italia

Sono due le ipotesi contenute nell’accordo sul price cap avanzato all’unanimità dai ministri dell’unione su cui hanno concorato Germania e Italia.

La prima prevede di emendare nei contratti per la fornitura del gas i riferimenti al mercato Ttf di Amsterdam, soggetto a fluttuazioni esagerate in contesti di instabilità quali quello attuale. La seconda ipotesi è quella di fissare un tetto di prezzo, oppure un corridoio di prezzo, sul mercato all’ingrosso, e in questo modo si andrebbe a creare un meccanismo separato grazie al quale domanda e offerta andrebbero a combaciare nel momento in cui si raggiunge il price cap stabilito.

La proposta deve ora ricevere l’approvazione della Commissione Ue, ma le dichiarazioni di Vladimir Putin, che ha già fatto sapere che la Russia non venderà gas ai Paesi che fissano un tetto al prezzo, non lasciano ben sperare. In questo scenario sarebbe soprattutto la Germania, il Paese che più di ogni altro dipende dalle forniture russe, a subirne le ripercussioni più dure.

Il sabotaggio del Nord Stream e l’offerta russa alla Germania

Il Nord Stream 2 non è mai entrato in funzione, e questo non perché la Russia non voleva venderci il suo gas, ma perché l’ente regolatore tedesco non ha mai dato il via libera nonostante per Gazprom fosse tutto pronto.

A inizio ottobre poi c’è stato il sabotaggio del Nord Stream 1, che naturalmente non è stato opera della Russia, come incredibilmente alcuni comunicatori sui vari mass media tentano di suggerire, e nonostante non siano ancora stati indicati i responsabili, è fin troppo chiaro chi è che ne trae maggior beneficio.

“I beneficiari della rottura sono gli Stati Uniti e i Paesi con rotte di approvvigionamento alternative” spiega Vladimir Putin intervenendo al forum della Settimana dell’energia “lo scopo dell’atto terroristico era minare la sicurezza energetica dell’intero continente. Dietro il sabotaggio c’è qualcuno che vuole tagliare completamente i nostri legami con l’Ue, per indebolirla”.

È quindi piuttosto evidente chi beneficia dal sabotaggio del Nord Stream, e al tempo stesso è abbastanza chiaro chi ne subirà le conseguenze più pesanti, cioè l’Europa.

Un concetto chiarito anche dall’amministratore delegato di Gazprom, Aleksej Borisovic Miller, che ha dichiarato: “non ci sono garanzie che l’Europa sopravviva a questo inverno con le attuali riserve negli impianti di stoccaggio sotterranei di gas”.

Ed è ancora lui a rivolgersi alla Germania con un’offerta: “le forniture via Nord Stream 2 possono iniziare immediatamente se riceverà le autorizzazioni”. Ma le autorizzazioni non sono arrivate mesi fa e non arriveranno nemmeno questa volta, come ha già fatto sapere la portavoce del governo tedesco, Christiane Hoffmann, che ha persino affermato che “la Russia non è più un fornitore affidabile”.

I timori di Germania e Olanda quindi, di ritrovarsi senza le forniture di gas russo da un momento all’altro in seguito all’imposizione di un price cap (sul solo gas russo ma non su quello proveniente da altri fornitori) sembrano sempre più vicini a concretizzarsi.

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