L’Europa cambia le regole dell’agricoltura: cos’è la PAC e quanto costa ai contribuenti

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Ultimamente ci hanno pensato gli agricoltori a spostare i riflettori su temi di grande importanza per il futuro dei Paesi europei e dei cittadini in particolare.

Tutti abbiamo assistito, grazie alle immagini trasmesse dai vari media, alla massiccia protesta degli agricoltori che si sono riversati per le strade di vari Paesi d’Europa per esprimere il proprio malcontento e il proprio dissenso rispetto alle novità in materia di agricoltura e ambiente.

Cos’è la PAC e quali sono gli obiettivi che si prefigge

Ma per capire le ragioni che hanno spinto migliaia di agricoltori di Paesi come Polonia, Germania, Francia, Belgio, Italia e Romania a scendere in strada coi propri trattori, occorre partire dal principio, e cioè dalla PAC.

Cos’è dunque la PAC? L’acronimo sta per Politica Agricola Comune, e non è certo un termine di recente conio, infatti ha origine nel lontano 1962, ed è probabilmente la più antica tra tutte le misure introdotte dalla Comunità Europea.

Si arrivò alla PAC per contrastare le difficoltà che il settore dell’agricoltura stava affrontando negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Lo scopo che si prefiggeva originariamente era quello di ricostruire un tessuto sociale ed economico comune attraverso il rafforzamento dell’agricoltura.

Si tratta di un settore che oggi conta circa 10 milioni di agricoltori attivi, e che alimenta un indotto di circa 40 milioni di lavoratori, a fronte di 447 milioni di consumatori nell’intera Unione Europea.

Ma torniamo al PAC, abbiamo detto che si prefigge in origine lo scopo di risolvere le criticità del settore agricolo, e pertanto prevede anche l’introduzione di misure di sostegno di vario tipo, ma fissa al tempo stesso paletti che a quanto pare chi è del mestiere ritiene inammissibili in alcuni casi, da cui la protesta che infiamma le strade in queste settimane.

La PAC in sintesi dovrebbe servire a:

  • garantire la sicurezza alimentare dei cittadini dell’UE
  • far fronte alle fluttuazioni del mercato globale e alla volatilità dei prezzi
  • offrire garanzie di prosperità alle aree rurali di tutta l’UE
  • sfruttare le risorse nel modo più sostenibile.

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Cosa prevede la riforma della PAC del 2021-2027

Abbiamo visto più o meno quali sono i punti cardine della PAC e gli obiettivi che si prefigge a grosse linee. Vale la pena sottolineare che la PAC prevede di sostenere il settore attraverso i pagamenti diretti agli agricoltori e misure di mercato finanziate dal Fondo europeo agricolo di garanzia e sviluppo rurale.

Nel corso degli anni comunque la PAC ha subito alcune modifiche, e in particolare viene riformata ogni 5 anni. L’ultima modifica alla PAC arriva proprio a fine 2023, e porta alla definizione della PAC 2021-2027, che è ciò che ha dato origine alla protesta dei lavoratori del settore agricolo.

Tra le misure che sono state inserite nella nuova PAC troviamo:

  • un contributo da parte del settore agricolo per il raggiungimento di obiettivi climatici e ambientali fissati dall’UE
  • un sostegno mirato alle aziende agricole di piccole dimensioni
  • la richiesta di maggiore flessibilità per gli Stati membri nell’adattamento delle nuove misure al contesto e alle condizioni specifici.

Quel è il costo della PAC per i contribuenti

Non vogliamo, in questa sede, entrare nel merito di quali siano i reali benefici, ammesso che vi siano, delle novità introdotte per la PAC 2021-2027, né di quali siano gli eventuali effetti negativi sul settore agricolo delle misure che dovrebbero tutelare l’ambiente e mitigare il riscaldamento globale.

Vediamo però quali sono i costi, in termini strettamente economici, della PAC 2021-2027. Queste misure valgono, secondo quanto riportato dai vari media, 386,6 miliardi di euro, somma che corrisponde al 31% dell’intero bilancio europeo.

Questo vuol dire che la PAC costa mediamente 30 centesimi al giorno a ciascun cittadino dell’UE. Viene però specificato anche che fino agli anni ’80 la PAC pesava per il 66% sul bilancio della Comunità Europea, e che si era arrivati al 38% nel periodo 2014-2020.

Il peso maggiore per i prossimi anni, secondo le stime, sarà legato proprio alle misure a sostegno del settore sotto forma di sussidi diretti agli agricoltori. Si parla di circa 190 miliardi di euro, che corrisponde al 70% circa del totale, mentre il 25% sarà destinato a progetti per lo sviluppo rurale e interventi in settori specifici.

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