I pilastri dell’investimento sono le classi su cui si regge qualsiasi portafoglio individuale. Si tratta di cinque diverse “categorie” di asset sulle quali poter investire, che combinate attraverso proporzioni diverse possono consentire di ottenere una diversificazione e raggiungere gli obiettivi di investimento. Ma quali sono?

Liquidità

E’ la parte disponibile prontamente per poter fare nuovi investimenti (se si presentano le giuste occasioni), il parcheggio del denaro proveniente da disinvestimenti, la componente a minore rischio, che mitiga il rischio delle posizioni a più alto “pericolo”, ed è altresì la componente senza rendimento.

Obbligazioni

E’ la parte che gli investitori italiani hanno tradizionalmente considerato a basso rischio, visto e considerato che tali titoli hanno una cedola periodica con scadenza coincidente con il momento della restituzione del capitale. In realtà, non è più così scontato: molto dipende dall’emittente e dalla valutazione dei correlati rischi, rendendo così necessario fare un processo di selezione piuttosto scrupoloso.

Azioni

E’ la parte del portafoglio considerata tradizionalmente a maggiore rischio. In realtà, con un’adeguata selezione si può arrivare a individuare la giusta allocazione in grado di garantirsi buoni rendimenti periodici (mediante i dividendi) e un rischio che potrebbe addirittura essere simile a quello del mercato obbligazionario.

Materie prime

Storicamente sono la classe di asset che è maggiormente agganciato all’inflazione: un elemento che è di scarso interesse nel momento di deflazione, ma che può ciclicamente tornare a svolgere un ruolo di rilievo nel portafoglio, soprattutto dopo un periodo di prezzi molto bassi.

Immobiliare

E’ l’ultimo pilastro. Pur difficilmente liquidabili, gli investimenti immobiliari sono sicuramente tra i preferiti degli italiani. Chi vuole può allocare le risorse in quegli strumenti che investono in società immobiliari, andando così a mixare due o più pilastri della stessa gestione del portafoglio.

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