La Lega torna a spingere su una misura pensata per rilanciare l’occupazione giovanile e frenare la fuga dei talenti: una flat tax al 5% per i giovani dipendenti under 30. L’idea, già discussa prima dell’estate, sta per essere tradotta in un emendamento alla Legge di Bilancio 2026 e mira a ridurre drasticamente il peso fiscale per chi viene assunto a tempo indeterminato. L’agevolazione, secondo le prime indiscrezioni, potrebbe durare fino a tre anni e includere anche gli under 36 che rientrano in Italia dall’estero.
L’obiettivo è chiaro: premiare chi sceglie di lavorare e restare in Italia, ridurre il costo del lavoro per le imprese e creare le condizioni per una crescita più stabile dell’occupazione giovanile. Resta però da capire come verranno trovate le coperture, dato che il beneficio fiscale sarebbe molto rilevante per le casse pubbliche.
Un piano per trattenere i giovani e far rientrare i cervelli
Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha sottolineato la necessità di bloccare l’emorragia di giovani laureati che ogni anno lasciano il Paese in cerca di stipendi più alti e tasse più basse. Solo nel 2024 sono stati oltre 21.000 i laureati tra i 25 e i 34 anni ad aver scelto di trasferirsi all’estero. La nuova flat tax mira proprio a rendere più competitivo il mercato del lavoro italiano, garantendo stipendi più alti a parità di costo per le imprese.
La misura avrebbe un impatto doppio: maggiori guadagni netti per i giovani lavoratori e minori oneri contributivi per le aziende che li assumono. In altre parole, una leva fiscale pensata per creare occupazione stabile e contrastare la precarietà cronica che da anni caratterizza l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani.
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Come funzionerebbe la flat tax al 5% per gli under 30
Il progetto prevede una fase sperimentale nel biennio 2026-2027, con un’aliquota unica del 5% sull’imponibile per i lavoratori dipendenti under 30 assunti a tempo indeterminato (o per chi vede trasformato il proprio contratto da determinato a indeterminato). La durata massima dell’agevolazione sarebbe di tre anni dall’assunzione.
Per accedere al beneficio servirebbero due requisiti fondamentali:
- età inferiore ai 30 anni;
- contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Grazie a questa misura, un giovane con un reddito lordo di 28.000 euro all’anno pagherebbe solo 1.400 euro di tasse, contro gli oltre 6.400 euro previsti oggi. Si tratta di un risparmio di circa 5.000 euro all’anno, equivalente a 387 euro in più al mese in busta paga.
Anche le imprese otterrebbero vantaggi: per ogni giovane assunto verrebbe riconosciuto uno sconto contributivo del 50%, fino a 3.000 euro l’anno per tre anni. Ciò ridurrebbe il costo complessivo del lavoro e incoraggerebbe nuove assunzioni stabili.
Flat tax per chi rientra in Italia: incentivo ai cervelli in fuga
Accanto alla misura per gli under 30 residenti, la Lega punta anche su un incentivo dedicato agli under 36 che rientrano dall’estero. In questo caso, la flat tax al 5% si applicherebbe per due anni su redditi fino a 100.000 euro, a condizione che il lavoratore venga assunto con contratto a tempo indeterminato.
Il vantaggio potrebbe durare fino a cinque anni se entro 12 mesi dal rientro l’interessato acquista una casa da destinare ad abitazione principale. Ulteriori agevolazioni sarebbero previste per chi ha figli minori, adotta o ha nascite durante il periodo agevolato, con l’aliquota che scenderebbe addirittura al 3%.
Resta da capire se questa nuova norma andrà a sommarsi alle agevolazioni già previste per il rientro dei cervelli, come la detassazione del 50% sul reddito, o se sostituirà i vecchi incentivi con un regime unico più favorevole.
Una scommessa per il futuro del lavoro in Italia
Se approvata, la flat tax al 5% rappresenterebbe una svolta storica nella politica fiscale italiana, riducendo la pressione tributaria sui giovani e rendendo più conveniente per le aziende assumere personale stabile. Tuttavia, la riuscita della misura dipenderà dalla sostenibilità economica e dalla capacità del Governo di coprire i costi senza pesare eccessivamente sui conti pubblici.
In un Paese dove il tasso di disoccupazione giovanile resta tra i più alti d’Europa, questa proposta potrebbe finalmente offrire una prospettiva concreta di rilancio per le nuove generazioni e un incentivo reale a tornare a credere nel futuro in Italia.
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