La Banca Centrale Europea, al termine di un Consiglio mai così atteso negli ultimi tempi, ha ridotto i tassi sui depositi di 10 punti base (ora il tasso è dello – 0,5%) e ha dichiarato di voler riavviare gli acquisti di titoli all’interno di una strategia di quantitative easing (QE) a partire dal mese di novembre, per 20 miliardi di euro al mese, e fino a quando sarà necessario.
Mario Draghi, in apertura della sua consueta conferenza stampa di fine meeting, ha poi annunciato il cambio della forward guidance, la previsione sui movimenti futuri dei tassi, che dovrebbero rimanere “su livelli attuali o più bassi fino a che avrà visto l’outlook dell’inflazione convergere in maniera robusta verso un livello sufficientemente vicino ma sotto il 2% entro il suo orizzonte di riferimento e fino a che questa convergenza non sia stata riflessa in maniera consistente nelle sottostanti dinamiche di inflazione”.
Ma quali sono stati gli impatti sul cambio euro dollaro?
Come si attendevano gli analisti, le mosse – che non hanno deluso le aspettative, ma si erano fatte più aleatorie dopo le dichiarazioni degli ultimi giorni da parte di alcuni membri del Consiglio – hanno condotto le Borse europee in rafforzamento, e hanno spinto l’euro in calo sotto quota 1,1 dollari.
Ricordiamo con l’occasione, e come già parzialmente accennato, che negli ultimi giorni erano state poste in dubbio le possibilità che il QE potesse scattare fin da subito. La BCE ha voluto spegnere ogni incertezza ufficializzando tale provvedimento, sebbene per un importo mensile che rientra nella parte più bassa del range stimato. Costituisce un elemento di rilievo il fatto che non vi sia alcuna scadenza, e che dunque il QE possa essere potenzialmente esteso per un periodo di tempo indefinito.
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