Tassi negativi? No, grazie. È questa, in estrema sintesi, la valutazione effettuata da Jamie Dimon, amministratore delegato del gigante bancario statunitense J.P. Morgan Chase, che in una recente intervista ha affermato che una nuova flessione dei tassi di interesse non sarà una determinate chiave per poter risollevare crescita economica.

Penso che quando lo hanno fatto prima, c’era l’idea di salvare l’Unione europea, l’unione monetaria. Ma penso che, se parte permanente della politica monetaria, sia davvero una pessima idea. Avrebbe delle conseguenze negative che non riusciamo a comprendiamo appieno”, ha affermato il banchiere.

Dimon si unisce così alla lunga fila di dirigenti aziendali ed economisti che si oppongono all’adozione di una tale politica per molto tempo, mentre le banche centrali di tutto il mondo cercano di stimolare la crescita continuando a ridurre i tassi di interesse, alcuni anche in territorio negativo.

Se si vuole avere una crescita è meglio pensarci davvero a fondo attraverso le politiche, e non solo sui tassi negativi ma anche sull’allocazione del capitale” ha aggiunto. “Quindi, spero che ciò non accada negli Stati Uniti”.

Ricordiamo che lo scorso mese la Banca Centrale Europea ha spinto i tassi più in profondità in un territorio già negativo, mentre la Banca del Giappone sembra aver posto le basi per una mossa simile. Avere tassi negativi significa essenzialmente che le banche che depositano il loro denaro sostengono una spesa – invece di ricevere interessi. Una politica che mira evidentemente a incoraggiare gli istituti di credito a concedere finanziamenti, alimentando così la spesa delle famiglie e gli investimenti delle imprese. Ma i tassi di interesse negativi sono anche avversi per la redditività delle banche, e potrebbero incoraggiare un aumento del debito in misura tale da danneggiare l’economia – ha recentemente commentato il Fondo Monetario Internazionale, dichiarando che l’aumento del debito e l’indebolimento della capacità di servizio del debito hanno aumentato le vulnerabilità del settore delle imprese in diverse economie.

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