
L’indebolimento del dollaro è un dato di fatto oramai evidente anche a chi ha una conoscenza limitata del mercato del forex. Non si tratta di se e come ma di prendere atto che la situazione è questa e quindi di orientare di conseguenza le proprie scelte di investimento.
Nel momento in cui il dollaro è debole, infatti, si aprono una serie di opportunità (condite da nuovi rischi) per gli investitori. Storicamente un dollaro debole ha sempre effetti trasversali sui mercati finanziari ma anche sulle valute, sulle materie prime, sulle obbligazioni e sulle azioni. Il concetto è stato ripreso e confermato in una recente analisi di Christel Rendu de Lint, co-CEO di Vontobel.
Secondo l’analista nel breve termine, una vera diversificazione continua ad essere il strumento davvero efficace per mitigare la volatilità e con il Dollaro Usa oramai stabilmente sottopressione, anche il portafoglio richiede un aggiustamento.
Punto di partenza della diversificazione ai tempi del dollaro debole non può che essere lo stesso mercato delle valute. Broker di riferimento non può che essere lo specialista del forex ossia FP Markets.
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Diversificare verso le valute forti
Quando il dollaro scende, le valute estere si rafforzano in termini relativi. Questo è il principio guida da seguire nelle fasi di indebolimento del dollaro Usa. Ne consegue che investire in obbligazioni sovrane o corporate denominate in euro, franco svizzero, yen o dollaro australiano può essere una strada per ribilanciare la propria esposizione. Un’alternativa può essere esporsi a fondi che non sono coperti dal rischio di cambio (unhedged) e che quindi beneficiano della rivalutazione delle valute locali rispetto al dollaro.
E poi puntare sui mercati emergenti
Storicamente i mercati emergenti hanno sempre mostrato di essere sensibili al dollaro. Quando il dollaro è debole, il debito degli emergenti espresso in dollari diventa meno semplice da rimborsare questo mentre gli afflussi di capitale aumentano, sostenendo azioni e obbligazioni. In questo contesto, le alternative sono essenzialmente due: guardare ai fondi sulle azioni emergenti (Asia, America Latina) e valutare l’esposizione al debito sovrano in valuta forte (cosa che è possibile fare ad esempio inserendo un ETF su hard currency EM debt).
Diversificare davvero: oltre gli Usa e oltre le azioni
Focalizzandoci ora sull’analisi di Vontobel, ciò che emerge è il ruolo di stabilizzazione che il comparto obbligazionario presenta grazie ai flussi di reddito da esso generati. de Lint non manca però di mettere in guardia gli investitori dal rischio di sostenibilità del debito Usa. Un punto non secondario visto che, come rivelato dallo stesso manager di Vontobel, nelle conversazioni con i clienti globali, il tema del debito USA è diventato oramai talmente ricorrente da aver spinto in molti a guardare ad altri mercati come alternativa.
E il punto torna alla fine proprio sull’indebolimento del dollaro Usa. Dopo un ciclo rialzista particolarmente lungo, sembra quasi essersi aperta una fase ribassista ciclica, sostenuta da fattori sia macroeconomici che geopolitici. Le tensioni con partner commerciali e i dubbi sull’indipendenza della Fed stanno contribuendo ad erodere l’attrattiva globale del biglietto verde. Certo non si è presenza di un crollo della divisa americana, ma sarebbe uno sbaglio non prestare attenzione alla dinamica in atto.
Come costruire portafogli più stabili
Quando il dollaro è debole servono portafogli più stabili. Questo lo dice la storia e lo dice anche l’analista di Vontobel.
Stabilità non significa però solo obbligazioni. Anche nel comparto azionario, infatti, è possibile costruire protezione, puntando su titoli di qualità e ad alto dividendo, oppure impiegando strumenti derivati per proteggere il capitale nelle fasi di ribasso.
E’ in questo contesto, secondo gli esperti, che c’è ritorno dell’interesse verso i già citati mercati emergenti, soprattutto sul fronte del debito sovrano in valuta forte, considerato oggi la componente meno rischiosa di quell’universo. Non è quindi da escludere secondo de Lint che, in prospettiva, anche le azioni dei Paesi meno sviluppati possano tornare a beneficiare di flussi positivi.
E le materie prime?
Le commodity sono prezzate in dollari. Quando il dollaro scende, diventano più convenienti da comprare per chi acquista in altre valute. Il motivo è semplice: i prezzi delle materie prime tendono a salire.
E allora cosa fare? Uno spunto potrebbe essere l’esposizione l’esposizione a ETF su oro, rame, petrolio o agricoltura. In particolare l’oro tende spesso a salire quando il dollaro si indebolisce e i tassi reali scendono. Anche sul fronte delle commodity, quindi, il dollaro debole crea nuovi spazi di azione da integrare sempre in una strategia diversificata.
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Siamo partiti dall’indebolimento del dollaro Usa passando poi all’analisi delle alternative storiche su ripiegare in questi momenti per poi attualizzare il tutto facendo riferimento al recente report di Christel Rendu de Lint, co-ceo di Vontobel, in cui, giustamente, viene posto l’accento sul ruolo della diversificazione.
In questo tour siamo passati dal dollaro ad altre valute fino a mercati del tutto diversi come quello azionario, quello obbligazionario e ancora fondi e materie prime.
Un discorso a 360 gradi che rende necessario l’utilizzo di un broker con massima copertura su tutti i mercati. FP Markets è uno dei pochi a permettere di fare trading da una sola piattaforma su tutti i mercati possibili. Due i punti di forza di FP Markets: gli spread bassi (fino a zero sul cambio Euro Dollaro) e la rapidità nell’esecuzione degli ordini.
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