
Lunedì i mercati valutari hanno registrato un lieve indebolimento del dollaro statunitense, con gli operatori attenti sia all’evoluzione del conflitto in Medio Oriente sia alle importanti riunioni di politica monetaria previste in settimana. Tra queste spicca quella della Federal Reserve, che dovrebbe mantenere i tassi invariati.
Alle 08:15 italiane, l’indice del dollaro – che misura la performance della valuta americana rispetto a un paniere di sei monete principali – ha perso lo 0,2%, scendendo a quota 97.540, annullando parte dei recenti guadagni.
Il biglietto verde perde slancio nonostante le tensioni geopolitiche
Nella settimana precedente, il dollaro aveva registrato un rialzo in seguito all’attacco condotto da Israele contro l’Iran, spingendo molti investitori verso asset considerati sicuri. Tuttavia, con l’allentarsi del rischio di un’escalation più ampia nel Golfo Persico – grazie anche alla decisione dell’Iran di mantenere operativo lo strategico Stretto di Hormuz – l’effetto rifugio del dollaro ha cominciato a perdere forza.
- Il dollaro ha beneficiato inizialmente delle tensioni tra Israele e Iran.
- L’apertura dello Stretto di Hormuz da parte dell’Iran ha calmato i mercati.
- La domanda di asset rifugio è diminuita riducendo la forza del dollaro.
Secondo ING, “il fatto che nemmeno un aumento dei prezzi del petrolio combinato con tensioni geopolitiche riesca a sostenere una ripresa solida del dollaro evidenzia quanto sia diffusa l’attuale strategia di posizionamenti ribassisti sulla valuta statunitense”.
Nel frattempo, i riflettori sono puntati sulla riunione della Fed, che si concluderà mercoledì. È ampiamente previsto che l’istituto mantenga il tasso sui fed funds nel range 4,25%-4,50%, lo stesso fissato dopo l’ultimo taglio di dicembre.
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Volatilità energetica e pressioni politiche sulla Federal Reserve
La recente volatilità dei mercati energetici fornisce alla Fed un argomento in più per resistere a eventuali pressioni politiche, come quelle esercitate dal presidente Trump, che da tempo chiede un abbassamento dei tassi. Il contesto inflazionistico influenzato dai dazi resta comunque un fattore chiave nel processo decisionale della banca centrale.
- I prezzi dell’energia restano instabili e condizionano le decisioni della Fed.
- Il presidente Trump continua a chiedere tagli dei tassi.
- L’inflazione legata ai dazi commerciali resta un elemento centrale.
Sul fronte politico, gli operatori guardano anche agli sviluppi del G7 in Canada, dove potrebbero esserci aggiornamenti sugli accordi commerciali. L’incertezza legata alle mosse della Casa Bianca ha contribuito a un calo annuo del dollaro superiore al 9%, riflettendo l’irrequietezza dei mercati verso la strategia negoziale di Trump.
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Euro in ripresa e in ascesa tra gli investitori
Sul fronte europeo, l’euro continua a guadagnare terreno. La coppia EUR/USD è salita dello 0,2% a quota 1.1578, consolidando un rialzo superiore all’11% da inizio anno. Questo rafforzamento ha alimentato discussioni sul possibile declino del predominio globale del dollaro, ma il vicepresidente della Banca Centrale Europea, Luis de Guindos, ha raffreddato tali entusiasmi, definendoli prematuri.
Anche la sterlina britannica ha segnato un leggero rialzo: il cambio GBP/USD è salito dello 0,1% a 1.3585. Gli investitori attendono ora la prossima decisione della Bank of England, prevista per giovedì. Nonostante un’economia in rallentamento e segnali negativi dal mercato del lavoro, la BoE dovrebbe lasciare i tassi invariati, dopo il taglio da 25 punti base effettuato a maggio.
Tra le altre banche centrali europee, si prevede che la Norges Bank mantenga una posizione stabile sui tassi, mentre la Riksbank svedese potrebbe optare per un nuovo taglio. La Banca Nazionale Svizzera, invece, starebbe valutando un ritorno a tassi negativi, complice la persistente forza del franco svizzero.
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Yen e yuan sotto osservazione in Asia
Sul mercato asiatico, il cambio USD/JPY è cresciuto dello 0,1% a 144.26. Dopo i guadagni della settimana precedente legati all’aumento della domanda di beni rifugio, lo yen giapponese ha leggermente invertito la rotta. L’attenzione si concentra ora sulla riunione della Bank of Japan, prevista per martedì, con i mercati in attesa di indicazioni su una possibile riduzione degli acquisti di obbligazioni.
- Lo yen si è rafforzato temporaneamente come valuta rifugio.
- Il cambio USD/JPY ha registrato un lieve rialzo.
- I mercati attendono segnali dalla Bank of Japan sulla politica monetaria.
Per quanto riguarda la Cina, il cambio USD/CNY è sceso leggermente a 7.1797. I dati macroeconomici pubblicati indicano una crescita industriale inferiore alle attese, causata dalla debolezza degli ordini esteri a causa dei dazi USA. Tuttavia, le vendite al dettaglio hanno superato le aspettative, grazie a festività locali e campagne promozionali online.
La People’s Bank of China deciderà questa settimana se mantenere invariato il tasso primario sui prestiti, dopo un precedente taglio avvenuto nei mesi scorsi.
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