Il mercato azionario cinese continua a trarre delle soddisfacenti prestazioni, con lo Shanghai Composite Index, uno dei principali indicatori dello stato di salute delle Borse del Paese asiatiche, che nei primi sette mesi dell’anno ha fatto realizzato un guadagno del 20%. Ma per quale motivo? E come investire in un contesto in cui Trump non sembra dare certezze sul fronte delle relazioni commerciali internazionali?

Stando a quanto precisa Howard Wang, responsabile equities greater China di Jp Morgan Asset Management, le motivazioni che hanno condotto questo buon andamento sono diverse, come l’atteggiamento più accomodante delle banche centrali, l’effetto ritardato degli stimoli del governo cinese, i tagli alle imposte sul reddito delle persone fisiche e giuridiche, o ancora l’interesse internazionali per le azioni A-Share, ovvero i titoli di aziende cinesi quotate a Shanghai.

Tali elementi, afferma l’analista, dovrebbero continuare anche per il resto dell’anno, considerato che le determinanti di cui sopra dovrebbero sostenere la domanda interna e la produttività del settore privato. Dunque, investendo nelle A-Share, l’esperto di Jp Morgan ritiene che si possa trarre vantaggio dai ribassi del mercato di breve e dalla volatilità per poter generare posizioni di lungo termine.

L’esperto di Jp Morgan non sembra temere nemmeno l’escalation delle tensioni Usa – Cina, con la guerra valutaria che si fa sempre più minacciosa sullo sfondo. Si tratta evidentemente di elementi dalle ripercussioni negative per le valutazioni e per il sentiment sul Paese asiatico, ma non tanto per i fondamentali delle imprese, considerata la minore dipendenza dell’economia di Pechino dalle esportazioni.

A proposito della recente svalutazione dello yuan, Wang si è poi detto convinto che si sia trattato solamente di una dimostrazione di leva negoziale, con la Cina che è parzialmente vincolata a possibili fughe di capitale e, proprio per questo motivo, in caso di ulteriore peggioramento delle tensioni commerciali, sarebbe probabile l’adozione di contromisure tradizionali, come lo stop all’import.

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