L’agenzia di rating DBRS ha confermato per il nostro Paese i ratingBBB(high)/R-1(low)”, confermando altresì un trend stabile. Si tratta di una decisione non certo sorprendente per gli osservatori di mercato, che da una parte riesce a riflettere e accertare i progressi che sono stati compiuti sul fronte del consolidamento fiscale e della crescita economica, e dall’altra però tiene conto della crescente incertezza politica in vista della tornata elettorale dei primi di marzo, e dall’elevato livello del debito pubblico, oltre che dei crediti deteriorati del sistema bancario.

In particolare, secondo l’agenzia di rating, le prossime elezioni non saranno in grado di indicare un chiaro vincitore con la conseguenza che si formerà una grande coalizione, la quale – verosimilmente – non disporrà di una maggioranza ampia. Se così fosse, il nuovo governo non avrebbe la stabilità necessaria per compiere le proprie riforme, e proseguire nell’avviato percorso delle revisioni strutturali e del consolidamento fiscale.

Per quanto concerne il futuro, il trend potrebbe essere migliorato a “positivo” in caso di progressi fiscali che riducano significativamente il rapporto debito/PIL, di ulteriori significativi miglioramento nella qualità del credito del sistema bancario e di diminuzione dell’incertezza politica. Di contro, è possibile che possa esservi una revisione ancora più negativa sui rating in caso di crescita e/o di inflazione più basse del previsto, in grado di impedire un calo nel rapporto debito/PIL, o ancora una maggiore difficoltà del sistema bancario a supportare l’economia o una rinnovata incertezza in merito alle politiche di consolidamento fiscale e alle riforme strutturali.

Ricordiamo in tale ambito che l’agenzia di rating DBRS aveva declassato il rating a lungo termine dell’Italia a “BBB (high)” da “A(low)“ un anno fa, riallineandolo a quanto avevano già fatto Fitch e Moody’s (anche S&P si è poi adeguata). L’unica tra le principali agenzie a mantenere un outlook negativo sull’Italia è attualmente Moody’s, che sarà anche la prossima a pubblicare il report relativo al rating, il prossimo 18 marzo: una pubblicazione piuttosto attesa, che probabilmente sarà anche in grado di digerire quello che sarà il risultato della tornata elettorale dei primi dello stesso mese.

Contemporaneamente alla diffusione delle notizie su DBRS, uscivano anche gli aggiornamenti macro relativi all’andamento della produzione industriale, che è risultata praticamente invariata a novembre, dopo l’incremento di 0,6% su mese (rivisto al rialzo di un decimo) di ottobre. Il dato ha deluso le attese di consenso degli analisti, che attendevano un incremento maggiore. La tendenza annua è intanto rallentata a +2,2% da un precedente +3%, con correzione per gli effetti di calendario. Si tratta comunque del decimo mese consecutivo di espansione, la striscia positiva più lunga da quella a cavallo tra il 2010 e il 2011.

Nel mese in esame, il calo della produzione di beni di consumo è stata pari a -0,7% su mese, mentre quella dei beni strumentali è stata dello -0,3% su mese; entrambe le voci sono state compensate da un modesto incremento nei beni intermedi, per +0,1% su mese e soprattutto nell’output energetico, in forte rialzo per +4% su mese. Pertanto, la produzione nelle sole attività manifatturiere è diminuita di -0,2% su base mensile. Soddisfano gli analisti i trend dei beni di consumo durevoli (+1,1% su mese e +8,7% su anno). Il calo della produzione manifatturiera sarebbe più accentuato al netto del volatile comparto farmaceutico (+4,2% su mese, +17,9% su anno).

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