
La recente mossa di Eni, che ha annunciato un accordo preliminare per la cessione del 20% di Plenitude al fondo Ares Alternative Credit Management, rappresenta un tassello rilevante nella strategia del gruppo volta a valorizzare le sue controllate specializzate.
Tuttavia, la reazione del mercato è stata tutt’altro che entusiasta: nelle prime ore di contrattazioni, il titolo Eni ha registrato un calo dell’1%, scendendo a quota 13,232 euro, mentre il FTSE MIB rimane in territorio negativo (-0,40%). A pesare sul titolo contribuisce anche la flessione delle quotazioni petrolifere, con il WTI in ribasso del 3% a 60,68 dollari al barile e il Brent a 63,68 dollari.
La cessione di Plenitude e le valutazioni economiche dell’operazione
Eni ha siglato un’intesa temporanea con Ares Alternative Credit Management, aprendo la strada a un accordo definitivo per la cessione del 20% di Plenitude, la società dedicata alle rinnovabili, alla mobilità elettrica e alla vendita retail di energia.
La valutazione preliminare attribuisce a Plenitude un equity value compreso tra 9,8 e 10,2 miliardi di euro, corrispondente a un enterprise value superiore ai 12 miliardi. Nonostante questa stima sia in linea con le attese di mercato, gli analisti restano cauti.
Secondo WebSim Intermonte, che mantiene un giudizio neutral sul titolo Eni con target price a 13,50 euro, l’operazione non rappresenta una sorpresa, limitando così il potenziale impatto positivo sul prezzo dell’azione.
- Cessione del 20% di Plenitude ad Ares Alternative Credit Management
- Valutazione della società tra 9,8 e 10,2 miliardi di euro
- Enterprise value stimato oltre i 12 miliardi
- Reazione cauta degli analisti con rating ‘neutral’.
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Una strategia per attrarre capitali e finanziare la transizione energetica
La vendita di quote di minoranza rientra pienamente nella strategia satellitare di Eni, focalizzata sulla creazione di unità autonome dedicate a settori chiave, come la transizione energetica e l’upstream ad alto rendimento.
Attraverso questa strategia, Eni punta ad attrarre investimenti esterni da private equity e fondi infrastrutturali, liberando risorse da reinvestire sia nelle rinnovabili che nelle attività core legate a petrolio e gas.
Lo ha ribadito anche Francesco Gattei, Chief Transition and Financial Officer, sottolineando l’obiettivo di bilanciare la crescita green con la solidità finanziaria del gruppo.
- Strategia satellitare per creare unità specializzate
- Focus su business green e upstream redditizio
- Coinvolgimento di investitori esterni come fondi infrastrutturali
- Obiettivo: equilibrio tra transizione energetica e solidità finanziaria
Tra le operazioni precedenti, spiccano la cessione del 10% di Plenitude alla svizzera Energy Infrastructure Partners (EIP) e la vendita del 30% di Enilive, l’unità dedicata ai biocarburanti, al colosso statunitense KKR.
Queste manovre hanno già permesso a Eni di raggiungere risultati significativi in termini di raccolta capitali, avvicinandosi all’obiettivo di 2-2,5 miliardi di euro di proventi da valorizzazioni e dismissioni entro il 2025.
Secondo Jefferies, la nuova cessione potrebbe abbassare il rapporto debito/patrimonio netto al 16% entro fine anno, un deciso miglioramento rispetto al 22% del Q4 2024.
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Il futuro di Plenitude e l’espansione delle attività CCS
Eni ha confermato di aver ricevuto manifestazioni di interesse da parte di numerosi investitori internazionali per Plenitude, segno che il modello di business della controllata risulta attrattivo nel panorama delle energie rinnovabili.
Intanto, sono in corso trattative per la vendita di una nuova unità dedicata alla cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), che sarà consolidata entro la fine dell’anno in un’unica entità.
Questo dimostra come Eni stia preparando il terreno per nuove operazioni di apertura del capitale, funzionali a finanziare i progetti legati alla decarbonizzazione e rafforzare la posizione del gruppo nel settore della transizione energetica.
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