trader che esulta e logo MFE
Azioni MediaForEurope - BorsaInside.com

Con una borsa di Milano che sembra aver ritrovato la fiducia dopo la debolezza delle ultime sedute (grazie esclusivamente alla forte trimestrale di Nvidia che ha scacciato l’incubo che potesse scoppiare una bolla dell’AI a Wall Street), MFE (ex Mediaset, ora le azioni sono divise in due categorie, rispettivamente MFE A e MFE B) ha trovato il terreno ideale per mettere sul tavolo la sua trimestrale. Oramai la stagione dei conti di Borsa Italiana è arrivata agli sgoccioli ma ci sono ancora alcune quotate che solo ora stanno togliendo il velo dai rispettivi risultati. MEF è appunto tra queste.

Già prima di scendere nel dettaglio possiamo dire che la reazione da parte degli investitori è euforica. Sia le azioni di prima categoria che quelle di seconda stanno infatti registrando un forte apprezzamento. Nel dettaglio le azioni MFE A avanzano del 4,57 per cento a 3,11 euro mentre le azioni MFE B del 2 per cento a 4,08 euro. E’ evidente che la trimestrale dell’ex Mediaset sia stata promossa a pieni voti.

Ma vediamo meglio nel dettaglio.

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Focus sui conti dei primi nove mesi 2025 di MediaForEurope

La pubblicazione dei risultati dei primi nove mesi del 2025 offre agli investitori un quadro complesso dell’evoluzione di MFE-MediaForEurope, alle prese con un contesto pubblicitario volatile e con il significativo impatto dell’acquisizione della quota di controllo di P7S1 sul profilo finanziario del gruppo. Se da un lato i margini operativi sembrano aver risentito della pressione competitiva, soprattutto sul mercato iberico, dall’altro la performance dell’utile netto e il contributo del cash flow operativo continuano a rappresentare punti di forza rilevanti.

Sul fronte top line, MFE ha chiuso il periodo gennaio-settembre con ricavi netti pari a 1,94 miliardi di euro, appena sotto i 2 miliardi registrati nello stesso intervallo del 2024. La dinamica è stata l’effetto di un mercato pubblicitario europeo che, pur rimanendo resiliente, sta mostrando segnali di rallentamento con differenze significative tra paesi. E infatti non è un caso se la raccolta pubblicitaria del gruppo si è attestata a 1,92 miliardi, anche in questo caso leggermente inferiore agli 1,94 miliardi dell’anno precedente.

Per gli investitori, il dato indica un settore ancora stabile ma non immune da cicli economici meno favorevoli, con effetti più marcati nelle aree in cui la concorrenza digitale erode quote di mercato in modo più aggressivo.

Scendendo nel conto economico, è il capitolo della redditività operativa quello che più evidenzia il contesto sfidante. A fine del periodo di riferimento, infatti, il risultato operativo (EBIT) era sceso da 126,6 milioni a 61,3 milioni di euro. La contrazione si può imputabile principalmente alla debolezza della divisione spagnola, dove la compressione dei margini si è rivelata più intensa del previsto.

L’elemento critico per gli investitori non è tanto la diminuzione assoluta dell’Ebit, in parte fisiologica in una fase di transizione strategica, quanto la natura geografica del rallentamento. Il mercato spagnolo è infatti storicamente uno dei pilastri della profittabilità del gruppo: un suo indebolimento prolungato potrebbe richiedere interventi più strutturali sul fronte costi o sul modello commerciale.

Ad ogni modo, nonostante la flessione dell’operatività, l’utile netto ha registrato un balzo significativo, raggiungendo 243,1 milioni di euro rispetto ai 96,2 milioni dei primi nove mesi del 2024. Il dato, superiore alle attese del mercato, è stato la conseguenza della ottimizzazione di poste non operative e della gestione finanziaria più efficiente.

Per gli investitori l’informazione chiave è che, anche in un momento di redditività industriale ridotta, la società riesce a mantenere una solida capacità di generare profitti, un segnale importante per chi valuta il titolo in ottica di stabilità nel medio periodo.

Indebitamento MFE in forte aumento per effetto dell’operazione P7S1

Elemento centrale della trimestrale è l’esplosione dell’indebitamento netto, che è salito da 691,5 milioni di inizio anno a 2,85 miliardi a fine settembre. Il balzo è legato alle uscite di cassa per acquisire il controllo di P7S1, operazione strategica che rafforza la presenza paneuropea di MFE ma che appesantisce in modo significativo la struttura finanziaria.

La leva è dunque cresciuta in modo deciso, e gli investitori dovranno monitorare attentamente la capacità futura del gruppo di assorbire l’indebitamento aggiuntivo attraverso sinergie, efficienze operative e un’eventuale ripresa dei margini.

Fermo restando la presenza di un quadro finanziario più complesso, rimane positivo il contributo delle attività operative, che nei primi nove mesi hanno generato 348,9 milioni di euro di cassa. Il core business di MFE, quindi, sembra mantenere comunque una buona capacità di autofinanziamento, elemento che mitiga parzialmente l’impatto dell’aumento del debito (prevedibile).

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Outlook 2025: prudenza ma con segnali di resilienza

Oltre ad aver approvato i conti dei primi nove mesi dell’esercizio 2025, dal di MFE sono arrivate anche indicazioni su tutto l’esercizio in corso. A parità di perimetro, la quotata punta a chiudere l’esercizio con risultati operativi e netti positivi e con una generazione di cassa sostenuta, pur sottolineando la dipendenza dagli sviluppi macroeconomici degli ultimi mesi dell’anno.

Su questo fronte il messaggio che arriva agli investitori è duplice: da un lato MFE rimane una società in evoluzione, impegnata a consolidare la propria dimensione europea mentre dall’altro, l’orizzonte di breve periodo rimane condizionato sia dall’integrazione di P7S1 sia dal contesto pubblicitario.

Volendo tirare le somme, la trimestrale di MFE offre un mix di elementi di resilienza e criticità, delineando un profilo rischio/rendimento che richiede attenzione ma che potrebbe premiare nel lungo periodo chi crede nella strategia paneuropea del gruppo.

Per Equita le azioni MEF restano da comprare

Proprio nel giorno della pubblicazione dei risultati dei primi nove mesi dell’esercizio 2025, dagli analisti di Equita è arrivata la conferma del rating buy sulle azioni MFE B. La sim milanese, pur ribadendo l’indicazione di acquisto, ha però rivisto al ribasso a 6 euro il target price (precedente 6,2 euro). Il prezzo obiettivo comunque resta molto sopra le attuali quotazioni: c’è quindi un forte potenziale di upside.

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