
La buona notizia è che fino ad ora un vero e proprio crollo della borsa di Milano per effetto dell’attacco degli Stati Uniti all’Iran non c’è stato. La brutta notizia è che, complici anche gli stacchi di dividendi, il Ftse Mib è praticamente egemonizzato dai segni negativi. Dopo mezzora dall’avvio degli scambi, il paniere di riferimento di Piazza Affari segna un ribasso dello 0,7 per cento con tantissimi rossi e pochi titoli in rialzo. Tra le azioni peggiori ci sono Telecom Italia e Stellantis, entrambe in calo di oltre 2 punti percentuali. Molto più contenuta l’intensità dei verdi con STM che avanza dello 0,4 per cento e Brunello Cucinelli dello 0,1 per cento. Per quello che riguarda i titoli petroliferi, grandi osservati speciali della giornata in scia alla fiammata del prezzo del petrolio, Eni è praticamente piatta a 14,31 euro mentre Tenaris segna addirittura un ribasso dello 0,1 per cento.
Le prime indicazioni che arrivato da Borsa Italiana sembrano aver sgonfiato il rischio al ribasso sull’apertura degli scambi. La tensione c’è ma per adesso non sembra esserci quel panic sell che i più pessimisti si attendevano. I mercati finanziari sembrano reggere con il petrolio che dopo la fiammata nella sessione asiatica ora riduce il ribasso. Di conseguenza non scattano le azioni petrolifere e non crollano in modo disordinato quelle dei settori più sensibili alle crisi geopolitiche.
Ovviamente questo non significa che non possano esserci dei movimenti repentini nel corso della seduta. Se c’è una cosa che ha insegnato la storia recente della borsa, è l’esistenza di una spiccata volatilità in situazioni in cui il margine di incertezza è alto. Essa di può ora sfruttare con il nuovo servizio di trading nazionale lanciato dal broker eToro che ha il vantaggio di aver eliminato i classici costi di conversione valutaria sulle azioni denominate in Euro.
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Azioni Telecom Italia e Stellantis le più vendute ma senza una ragione specifica
Visto che, per adesso, la situazione a Piazza Affari non sembra essere così drammatica come pure si poteva prospettare fino a ieri, concentriamo la nostra attenzione sulle quotate più vendute: Telecom Italia e Stellantis. L’ex monopolista sta cedendo il 2,25 per cento a 0,39 euro mentre la quotata automotive è in ribasso del 2 per cento poco sopra agli 8 euro. Si tratta di due segni rossi che, per quanto possano apparire consistenti, non impattano più di tanto sulle prestazioni di medio termine delle due quotate: Telecom Italia resta infatti positiva del 2,5 per cento nell’ultimo mese mentre Stellantis, già in forte rosso, allarga il passivo mensile al 12 per cento. Tra le due quotate la situazione peggiore è quella di Stellantis visto che il ribasso, per quanto gestibile, non fa altro che confermare il trend annuale negativo che vede il titolo in ribasso del 57 per cento.
Cosa fare sulle due quotate? I ribassi sono sempre occasione per comprare sfruttando le valutazioni più basse. Le prospettive di Telecom Italia e Stellantis, però, sono del tutto diverse. TIM è in rosso a causa dei realizzi innescati dal robusto rally delle ultime sedute. Non c’è un motivo connesso con la crisi Iran Israele alla base delle vendite in atto nella prima di Ottava ma è come se gli investitori, per alleggerirsi, stiano vendendo un titolo che comunque è andato bene. Stellantis, invece, è da mesi in difficoltà a causa della stretta tra i dazi Usa e i problemi interni.
La valutazione degli analisti sulle due quotate riflette questa divergenza: su Stellantis abbondano i rating prudenziali (ad esempio per Intesa Sanpaolo il titolo è neutral con target price tagliato a 9 euro che comunque è più alto dei valori correnti e quindi c’è potenziale di upside); su Telecom Italia invece la valutazione prevalente è bullish (a metà giugno l’intervento più recente con Banca Akros che aveva confermato il rating buy portando il target price a 0,48 euro, ben sopra i valori attuali).
Insomma le prospettive sono decisamente diverse offrendo ai trader spunti che vanno in direzione opposta.
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