La Federal Reserve ha aumentato il tasso di interesse di riferimento di un quarto di punto percentuale nell’ultimo meeting. Un meeting che non è passato certamente in secondo piano ma, anzi, è salito in ulteriore risalto dopo che il presidente degli Stati Uniti Trump ha criticato aspramente la politica della Fed, anche alla vigilia della decisione sulla policy monetaria.
Con le sue scelte, la Fed ha fornito un cenno necessario al previsto rallentamento della crescita economica statunitense per il prossimo anno, in un contesto globale sempre più incrociato. Per il prossimo anno, peraltro, l’istituto monetario federale ha abbassato da tre a due gli aumenti previsti, e ha apportato alcune lievi modifiche alla dichiarazione finale, con un equilibrio sostanziale nella conferenza stampa finale.
Ad ogni modo, la mossa della Fed era già prevista dal mercato, e gli analisti l’hanno ritenuta coerente con le condizioni economiche del Paese.
Per quanto affermato Salman Ahmed, di Lombard Odier IM, “continuiamo a pensare che La Fed prevede di aumentare il costo del denaro altre due volte nell’anno- un’opinione che abbiamo mantenuto da settembre – con una probabilità maggiore di un solo aumento rispetto a tre. Inoltre, crediamo che se la volatilità del mercato continuerà, il ritmo di liquidazione del bilancio sarà dovuto anche ad un potenziale cambiamento, anche se Powell ha difeso l’attuale guida con pilota automatico”.
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