una trivella al lavoro su un giacimento di greggio

Petrolio protagonista dei mercati. Mentre è in corso la scrittura del post, le quotazioni petrolifere appaiono in affanno. A causa dell’indebolimento della domanda da parte della Cina e a seguito dei crescenti timori degli analisti sul rischio recessione, sia il WTI che il Brent sembrano essere in affanno.

Nel dettaglio il prezzo del WTI segna un ribasso del 2 per cento a quota 75,42 dollari mentre e le quotazioni del Brent perdono il 2,1 per cento attestandosi a quota 81 dollari. Come si può vedere dal grafico in basso, l’ultima settimana è stata decisamente complessa per l’oro nero. La volatilità è alta e tutto lascia presagire che oscillazioni di prezzo anche di un certo livello possano avvenire anche nei prossimi giorni.

Operativamente questa è una buona notizia per chi fa trading online sul prezzo del petrolio attraverso i CFD. A tal riguardo ricordiamo che tutti possono avere accesso al mercato dell’oil grazie a broker come ad esempio eToro che hanno il vantaggio di offrire un conto demo gratuito per fare pratica.

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A sostenere la possibilità che le quotazioni petrolifere possano restare volatili per tutta la settimana sono gli esperti di Bankinter. Alla base di questa convinzione c’è una considerazione ben precisa degli eventi più recenti eventi. Da ieri, infatti, è entrato in vigore l’embargo imposto dall’Unione Europea sul petrolio russo. Al blocco dell’import si accompagna una limitazione del prezzo del greggio a circa 60 dollari al barile.

Secondo gli esperti di Link Securities, l’obiettivo dell’Europa e degli altri paesi che si sono associato all’embargo è quello di impedire a Mosca di finanziare con la vendita di greggio le operazioni militari contro l’Ucraina.

Ovviamente dinanzi alla mossa dell’UE, la Russia non è rimasta con le mani in mano. Il Cremlino ha infatti annunciato che smetterà di vendere petrolio a tutti quei paesi che hanno firmato l’accordo, anche se il tetto, ad onor di cronaca, il tetto dei 60 dollari al barile è molto prossimo all’attuale pricing del petrolio russo,. Ciò significa che la Russia potrebbe anche continuare a vendere il suo petrolio senza problemi (ovviamente Mosca non riconoscerebbe il principio del tetto ma, praticamente, poco cambierebbe).

Secondo Jacques Rousseau, amministratore delegato di Clearview Energy Partners, nel caso in cui la Russia dovesse perdere oltre 1 milione di barili di petrolio al giorno, allora si rivelerebbe necessaria una qualche forma di compensazione (non per forza da parte dell’OPEC).

Insomma, come evidenziato da Rousseau, la vera questione è capire se il petrolio russo sarà dentro o fuori dal mercato.

Verso una guerra dei prezzi del petrolio?

Considerando quanto affermato nel precedente paragrafo, si può affermare che il mercato del greggio stia andando a passi spediti verso un periodo di alta conflittualità? In poche parole, siamo agli albori di una guerra dei prezzi del petrolio? Secondo Link Securities, è fondamentale capire come le misure adottate dall’UE e le contromisure della Russia potranno influenzare l’offerta di greggio e l’andamento del prezzo dell’oil. Allo stato attuale dei fatti, tutto lascia intendere l’impatto possa esserci sulla produzione petrolifera russa e non tanto sull’offerta di greggio ma è ancora presto per poter fare una valutazione precisa.

Secondo gli esperti di Renta 4, l’OPEC ha già fatto sapere che la Russia venderà tutta la produzione che era destinata all’Europa alla Cina e alla Turchia.

Insomma la mossa dell’UE verrebbe neutralizzata dai russi ma è difficile dire a che prezzo.

E allora in questo contesto lo scenario più plausibile è che i mercati possano restare prudenti fino a quando non sarà chiara la portata della reazione di Mosca.

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