Coronavirus, il virologo Perno invita ad evitare inutili allarmismi ma precisa: “non è come un’influenza”

In queste ore stiamo assistendo al diffondersi del coronavirus nelle regioni del nord Italia, in Lombardia in particolare dove i casi confermati sono più di 200, e con l’aumento del numero di persone che hanno contratto la COVID-19, notiamo un parallelo incremento di episodi di vera e propria nevrosi.

Inizialmente sono state prese di mira le mascherine protettive, e con esse i gel disinfettanti come l’Amuchina, diventata ben presto introvabile tanto nelle farmacie quanto nei supermercati. Successivamente in molte città, talvolta anche in quelle in cui non sono stati ancora registrati casi di coronavirus, sono stati presi d’assalto i negozi di generi alimentari, con scaffali completamente svuotati.

Episodi di psicosi che in alcuni casi evidenziavano un livello di tensione molto alto che non giova affatto alla collettività. In più occasioni sono stati lanciati richiami alla calma, inviti a non farsi prendere da inutili allarmismi, ma qual è realmente la situazione in cui ci troviamo? È realmente così grave? I più scettici arrivano ad equiparare l’epidemia di coronavirus alla comune influenza stagionale, mentre sul fronte opposto c’è chi teme una pandemia.

Ma quanto è pericoloso davvero il coronavirus? Ce lo dice il virologo Carlo Federico Perno, professore ordinario di microbiologia e virologia dell’Università di Milano, direttore del Dipartimento di medicina di laboratorio dell’Ospedale Niguarda, che ci spiega anche come funziona il controllo dei nuovi casi sospetti.

“Al momento nessun collo di bottiglia, ma le autorità e le aziende produttrici dei kit devono prepararsi a eventuali focolai più ampi” avverte il virologo, che poi aggiunge: “anche dal mondo scientifico sento sottovalutazioni ed esagerazioni”.

La macchina dei test per il coronavirus

Sembra che per il momento la macchina dei test per individuare il coronavirus, o meglio per identificare i casi di contagio da questo particolare tipo di coronavirus che causa la Covid-19, stia continuando a fare il suo dovere.

Il problema dei tamponi, che iniziano a scarseggiare, sembra sia vicino ad essere risolto, assicurano dalla Regione Lombardia e dal Ministero della Salute, ma esiste il rischio che la macchina si inceppi nel caso di una improvvisa impennata dei casi di contagio? “No, a patto che le autorità e le aziende che producano i kit seguano un percorso razionale” risponde il professor Perno “se domani si scoprissero decine di migliaia di casi sospetti in un focolaio, dobbiamo essere preparati a fronteggiarli”.

Ma qual è esattamente la situazione che ci troviamo a fronteggiare? Non è facile per il cittadino comune capire quanto elevato sia il rischio per la salute, e da qui alla psicosi il passo purtroppo è breve. Il professor Perno è specializzato proprio nello studio dei Coronavirus, una grande famiglia di virus di cui fa parte, per dirne uno, anche quello del più banale raffreddore, ed è lui a fare chiarezza sull’intera faccenda.

“Il Covid-19, invece, è di origine animale, come la Sars e la Mers, e ha fatto il salto di specie” spiega il virologo “la sua peculiarità è che colpisce direttamente i polmoni”. Per scovare il virus infatti è stato necessario approntare un kit diagnostico nuovo, realizzato ad hoc per individuare questa specifica forma di virus.

Come funziona il test per il coronavirus

“Le aziende del settore hanno lavorato giorno e notte e oggi abbiamo un test molto affidabile, che continua ad essere migliorato” dice Perno che poi ci illustra in che modo viene eseguito il test del coronavirus.

Il primo passo è il tampone, vale a dire una specie di grosso cotton fioc con il quale si raccoglie muco nasale e liquidi polmonari del paziente. Questo campione viene messo in provetta per essere poi analizzato da uno dei centri specializzati che dispongono di macchine che hanno la funzione di eseguire proprio questo tipo di esame.

Per capirsi, si tratta della stessa macchina che si usa ormai da anni anche per identificare il paziente affetto dalla comune influenza stagionale e naturalmente per molte altre patologie. Il nome della macchina è “termociclatore”, infatti provvede a riscaldare e amplificare il materiale genetico del virus che si sta cercando, attraverso un processo che si chiama reazione a catena delle polimerasi.

Lasciando da parte i tecnicismi, Perno ci spiega che in sostanza è un apparecchio che ha le dimensioni di un forno a microonde, ed ha un costo che si aggira intorno a qualche migliaio di euro a seconda del modello, e viene utilizzato attualmente in molti laboratori di analisi.

“Pensatelo come un lettore cd. L’apparecchio è sempre quello, poi suonerà Battisti o Jovanotti secondo il disco che ci metto dentro. Il disco, nel nostro caso, è il kit specifico per la ricerca del Covid-19” spiega Perno. Ed ogni kit specifico permette di realizzare decine di test, ed è in grado di analizzare decine di provette contemporaneamente, restituendo i risultati nel giro di qualche ora.

“Se il risultato è positivo significa che il paziente è contagiato, anche se non necessariamente malato” spiega ancora Perno “i test sono affidabili e di norma si eseguono una volta sola, con un ulteriore controllo sulla correttezza dei parametri impostati dalla macchina”.

Tutto procede come da manuale per ora quindi, e nessun collo di bottiglia in vista. Ma cosa succederebbe se si verificasse un aumento improvviso dei casi sospetti? Rivolgersi per le analisi agli altri centri che dispongono di Termociclatori non sarebbe una soluzione, ci fa sapere Perno. “Sarebbe sconsigliabile rivolgersi ai piccoli ospedali o ai centri privati, perché questo tipo di analisi richiede competenze professionali specifiche e livelli elevati di biosicurezza”.

E questo è un altro motivo per cui è bene attrezzarsi al meglio in vista di una eventuale esplosione dei casi di contagio, ed è bene evitare il più possibile i rischi di contagio.

Perno: “c’è chi paragona il Covid-19 a una banale influenza, ma non lo è affatto”

E quanto al livello di pericolosità del coronavirus Perno sembra voler chiarire un punto su tutti. “Di fronte al Covid-19 sento giudizi inesatti anche dal mondo scientifico. Da un lato c’è chi lo paragona ad una banale influenza, ma non lo è affatto, è un’infezione polmonare. Dall’altro c’è chi evoca epidemie catastrofiche come la ‘spagnola’, ma finora sono decedute persone con altre patologie gravi, alcune molto anziane, per le quali non mi sentirei di dire che la causa della morte è davvero il Coronavirus”.

“Non abbiamo ancora elementi precisi per prevedere l’andamento dell’epidemia, dobbiamo osservarne l’evoluzione giorno per giorno” ha aggiunto ancora il virologo, che ha poi invitato ad evitare l’allarmismo, definendo le restrizioni imposte dal Governo come “provvedimenti sgradevoli ma necessari. La priorità è impedire al virus di infettare. Dobbiamo chiudere le stalle prima che i buoi scappino” ha concluso.

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