Coronavirus, in Russia nessun morto grazie al farmaco Arbidol? Il video bufala spiegato da Le Iene

Sui social, da Facebook a Whatsapp, sta circolando in questi giorni il video di due Italiani che si trovano a Mosca, e in una farmacia comprano un farmaco efficace contro tutti i Coronavirus.

Il video girato da Paolo Gellano, così si chiama il cittadino umbro migrato in Russia per lavoro, è diventato inevitabilmente virale in tempi record. “Perché in Russia non c’è un decesso e qui stiamo morendo?” è la domanda, più che legittima peraltro, che pone e si pone Paolo, ma la risposta non è il farmaco miracoloso che hanno i Russi.

Il dato sul basso numero dei contagi e delle persone ricoverate, e il dato delle vittime in Russia (ad oggi nessuna) non possono che incuriosire, e specie in una fase delicata come questa è chiaro che spinge i più sospettosi a vedere fantasmi che però non ci sono. Il farmaco, il cui nome esatto è Arbidol, non è efficace contro il Covid-19, e in Russia lo sanno molto bene.

Il video degli Italiani a Mosca è arrivato anche a Le Iene, e in molti hanno chiesto loro di far luce sull’episodio. In tanti hanno chiesto se si tratti di una bufala, e alla fine le risposte sono arrivate, almeno quelle che riguardano il farmaco contro i coronavirus di cui ci parla Paolo Gellano nel suo video.

“Ci troviamo all’aeroporto di Mosca, ora andiamo in farmacia a comprare il famoso Abidol, il farmaco contro il coronavirus che qui è in commercio da 46 anni” dice Paolo nel video diventato virale “mi sapete dire come mai in Italia sono morte così tante persone perché non abbiamo il farmaco e i Russi ce l’hanno?”.

Quali che siano le ragioni per cui in Russia il coronavirus ad oggi abbia avuto un impatto così basso, non sono collegate al farmaco in questione. Dopo che Paolo Gellano ha pubblicato il video sulla sua pagina Facebook, facendo tantissime visualizzazioni e condivisioni, è stato rilanciato da una pagina chiamata “Oxford Street Marcianise” che gli ha dato ancora maggiore visibilità, circa 33 mila condivisioni in pochi minuti.

Sulla pagina Facebook si legge la didascalia “condividete tutti e subito, questo è un video che ci è stato mandato da un residente in Russia (Mosca). Condividete prima che Facebook lo banna. Questa è una vera guerra politica”.

Il contesto delle truppe che arrivano dagli USA per l’esercitazione, che per i più sospettosi arrivano invece per un ipotetico conflitto proprio con la Russia, di certo non aiuta, o meglio aiuta il video a diventare virale.

I commenti che si leggono sotto il video la dicono lunga sul clima in cui stiamo vivendo. Alcuni non possono fare a meno di collegare la cosa alla presunta situazione di “pre-guerra” con la Russia, mentre i più scettici irridono alla grande scoperta di Gellano.

Ad intervenire sono anche alcuni cittadini russi, che evidentemente conoscono bene il farmaco in questione. Il miracoloso Arbidol. “In Russia tutti conoscono come medicinale assolutamente inutile, che non cura neanche un raffreddore” scrivono i Russi “credo che i suoi produttori finalmente siano felici… Prima lo comperavano solo le nonnette ingenue, adesso anche gli stranieri”.

È chiaro quindi che i nostri connazionali hanno preso un granchio. Il farmaco mostrato nel video di Gellano tutto è meno che la soluzione taciuta della pandemia di Coronavirus. Si chiama Arbidol, o Umifenovir, ed è un comune antinfluenzale sviluppato in Russia, la cui funzione sarebbe, ma solo in teoria, quella di curare tra l’altro le infezioni virali respiratorie acute.

Solo in teoria appunto, visto che la sua efficacia non è dimostrata. Già nel 2007 il “Comitato Formulario dell’Accademia Russa di Scienze Mediche” ne consigliava il ritiro dai prontuari, in quanto “obsoleto e con efficacia non dimostrata”.

Eppure siamo nel 2020 ed il farmaco Arbidol in Russia circola ancora, però la spiegazione sarebbe da ricercare in alcune torbide dinamiche dietro le quinte. Pare infatti che alcuni funzionari sarebbero stati corrotti per favorire la diffusione del farmaco ed aiutare così la casa produttrice, sulla quale si annidano sospetti di collegamenti con alcuni ministri del Governo russo.

Insomma la storia del farmaco sarà anche interessante sotto certi punti di vista, ma di certo le cose non stanno come viene suggerito nel video da Paolo Gellano. L’intera faccenda si può quindi classificare come bufala. Il suo autore sembra abbia agito spinto da buoni propositi ma anche da una buona dose di ingenuità.

Gli hanno parlato telefonicamente Le Iene, incaricate dalla vox populi di fare luce sulla questione. “Per lavoro monto cucine” ha iniziato a spiegare Paolo “arrivavo da New York e tornando a Roma ho fatto scalo a Mosca. All’aeroporto ho visto tutta questa gente che comprava il medicinale: sono entrato e ne ho prese due scatole. Serviva la ricetta medica, ma ho allungato dei soldi alla farmacista e me le ha date”.

Lei mi ha confermato che il farmaco combatte il coronavirus, poi io non so se sia vero o no” ha spiegato ancora Paolo Gellano “ma mi chiedo come mai in Russia non c’è un malato… Io sono ignorante, non sono un dottore, ma l’ho comprato per vedere se tante volte funziona. Quando sono tornato a casa però i miei familiari mi hanno dato del matto, ho anche litigato con mia moglie”.

Tutto sommato nulla di strano fin qui, chiunque avrebbe potuto decidere di provare un farmaco che viene regolarmente venduto da anni come contromisura per tutti i coronavirus. Fare un video in cui si azzardano ipotesi molto coraggiose, e pubblicarlo sui social, non è stata però una buona idea.

Io non volevo condividere il video per diventare famoso, sono un ragazzo semplice e mi sto anche spaventando. Ho ricevuto chiamate di gente che mi vuole denunciare, che dice di voler venire a casa mia… Non li conosco neanche. Ma io penso di non aver fatto niente di male” si confida Gellano.

In conclusione, l’Arbidol non è un farmaco efficace, men che meno contro il Covid-19. Attualmente la posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità circa le possibili cure contro il coronavirus è che “non ci sono terapie efficaci conosciute contro il 2019-nCoV“. Si spera nel vaccino (è stata da poco avviata negli USA la fase di sperimentazione sull’uomo) ma difficilmente sarà disponibile prima di un anno, un anno e mezzo.

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