Si può fare sport all’aperto? Finora era permesso, ma qualcosa potrebbe cambiare

In seguito all’entrata in vigore delle misure restrittive che impongono ai cittadini di restare a casa se non per reali esigenze, in molti ne hanno approfittato per concedersi qualche passeggiata all’aperto, chi per fare jogging, chi solo per quattro passi, per sgranchirsi le gambe o portare fuori il cane.

Fatto sta che il popolo dei ‘salutisti’ è improvvisamente cresciuto a dismisura, col risultato che i parchi e le piste ciclabili delle città non sono mai stati così affollati. Il decreto governativo per il coronavirus entrato in vigore il 10 marzo d’altra parte non vieta di uscire per una corsa o per una passeggiata, né tantomeno vieta di portare fuori i nostri amici a quattro zampe, ma di questa misura in molti hanno abusato.

Ed eccoci qua, a correre il rischio che anche questo piccolo ma fondamentale spazio ci venga negato dall’oggi al domani, con un decreto che potrebbe arrivare da un momento all’altro. I primi a prenderla male sono quelli che un po’ di sport all’aperto lo hanno sempre fatto, la comunità dei runner per cominciare, ma anche tutti coloro che praticavano abitualmente altri sport, dal calcetto alla pallavolo, che ora se non altro tentano di accontentarsi di quel che resta.

Spadafora: “valuteremo sicuramente anche ulteriori misure”

Sulla questione è intervenuto il ministro dello Sport e delle Politiche giovanili, Vincenzo Spadafora. “Hanno fatto bene i sindaci a chiudere i parchi ma non possiamo essere più chiari di così” ha detto il ministro “non vedo questa esigenza straordinaria proprio in questa settimana, che la comunità scientifica ci dice essere più critica a livello di picchi, mettendo a rischio se stessi e gli altri”.

“Sicuramente si può evitare, se dovremo essere ancora più chiari nella nostra linea in un prossimo decreto, lo faremo” ha aggiunto Spadafora “stiamo vedendo che la stragrande maggioranza della popolazione ha reagito bene aiutandoci, ma purtroppo ci sono ancora tantissime persone che sembrano assolutamente sottovalutare i rischi che sta correndo il Paese. Quindi valuteremo sicuramente anche ulteriori misure”.

La posizione di Spadafora insomma è chiara, e ancora più chiaramente l’aveva espressa in un’intervista rilasciata al Tg1, nel corso della quale aveva parlato di “ulteriori misure” che il Governo sta valutando di prendere nel caso in cui l’obbligo di restare in casa continui a non essere rispettato.

“Nelle prossime ore bisognerà prendere in considerazione la possibilità di un divieto completo anche all’attività all’aperto perché, quando abbiamo lasciato questa possibilità, l’abbiamo fatto seguendo le indicazioni della comunità medico-scientifica che ci diceva che era importante per dare la possibilità alle persone di correre, anche per altre patologie sanitarie” ha spiegato Spadafora “però l’appello generale era di restare a casa e se questo non viene ascoltato saremo costretti a porre un divieto assoluto”.

Per ora comunque, finché quanto preannunciato dal ministro non sarà messo nero su bianco, le misure restrittive restano quelle dei giorni scorsi. L’attività sportiva si può ancora praticare all’aperto sempre però nel rispetto delle norme preventive ampiamente descritte. L’attività deve essere individuale, quindi niente corsette di gruppo, e in ogni caso rispettare sempre la distanza di sicurezza interpersonale di un metro.

La mascherina, quella da chirurgo per intendersi, come già ripetuto fino alla noia non serve a chi è sano, serve a chi ha contratto il virus o ritiene di poter essere contagiato per valide ragioni. E in ogni caso l’uso della mascherina mentre si fa jogging è sconsigliato in quanto non permette una respirazione adeguata a quel tipo di attività sportiva.

Per ora quello che cambia di fatto è che i controlli delle forze dell’ordine sono in costante incremento, al fine di accertare che le disposizioni finora imposte vengano rispettate. Ricordiamo anche che per l’attività motoria all’aperto non è prevista l’autocertificazione, ma se si viene fermati dalle forze dell’ordine si è tenuti ugualmente a motivare la propria presenza in ambienti esterni, e va da sé che se si dice il falso vengono applicate le sanzioni previste.

Fontana pronto a chiedere al Governo “provvedimenti più rigorosi”

Non sono solo i parchi ad essere presi d’assalto in Lombardia, la Regione di gran lunga più colpita dal contagio di coronavirus, ma anche i binari risultano affollati come in un qualsiasi lunedì mattina. I vagoni della metropolitana sono pieni e naturalmente le aree verdi della città sono letteralmente prese d’assalto da runner e sedicenti tali.

L’obbligo di restare a casa funziona fino ad un certo punto, ma per molti rispettarlo è solo un’opzione. Nelle foto scattate a Milano si vedono ancora tante persone in giro, troppe secondo il Governatore Attilio Fontana, che si appella alla responsabilità dei cittadini ma non nega la possibilità di ricorrere a misure più rigorose.

Il presidente della Regione Lombardia ha infatti affermato, in un punto con la stampa in diretta streaming: “per adesso ve lo chiediamo, ma, se si dovesse andare avanti così, domanderemo al Governo provvedimenti più rigorosi”.

Un concetto che è stato poi ribadito dallo stesso assessore al Welfare, Giulio Gallera. “Domenica o la curva scende o probabilmente bisognerà valutare l’assunzione di misure un po’ più rigide” ha detto l’assessore “io spero che i sacrifici di molti e l’atteggiamento consapevole dei lombardi possa essere sufficiente”.

Ed è sempre Gallera a commentare le immagini delle metro affollate suggerendo ingressi contingentati. “Il Comune di Milano o l’Atm dovrebbero fare in modo che entrino un numero di persone in grado di stare distanziate” ha proposto Gallera.

Poi è emerso che stando alle informazioni fornite dai provider telefonici, che permettono di controllare gli spostamenti delle persone basandosi sui dati relativi alle celle telefoniche cui si agganciano e sganciano i cellulari “il 40% delle persone ancora si muove. Sicuramente una fetta lo fa per lavoro” ammette Gallera “ma probabilmente molti altri lo fanno perché forse non c’è stata la massima comprensione di ciò che stiamo vivendo”.

Difficile tralasciare l’inquietante dettaglio del controllo degli spostamenti di ‘liberi’ individui attraverso le moderne tecnologie, che rievoca fin troppo bene scenari orwelliani, ma lo faremo, almeno per ora.

Il fatto è che i dati diffusi dal Viminale confermano che si verificano ancora troppi strappi alla regola. I controlli vengono incrementati, un milione di persone sono state fermate dalle forze dell’ordine, e 43 mila di queste sono state denunciate.

In alcuni casi avevano mentito nell’autocertificazione, ma perlopiù le persone sono state denunciate perché si trovavano in strada senza una motivazione valida. Alcuni di ritorno da una cena tra amici, altri avevano fatto la spesa sì, ma qualcosa come quattro ore prima, altri avevano persino organizzato una partita di calcetto, e c’era persino chi ha ammesso che semplicemente non ce la faceva più a stare chiuso dentro casa.

Città e Regioni limitano gli accessi alle aree verdi

Per ora quindi ci si continua ad appellare al vademecum del ministero dell’Interno, che consente di uscire per praticare attività sportiva all’aperto, ma qualcuno tira troppo la corda. In Campania il Tar ha respinto il ricorso che era stato presentato contro l’ordinanza emanata dalla giunta De Luca con la quale si vieta di fare passeggiate e jogging. La motivazione? “Il rischio di contagio è ormai gravissimo sull’intero territorio regionale” si legge, per cui bisogna dare “prevalenza alle misure approntate per la tutela della salute pubblica”.

Provvedimenti simili sono stati adottati anche in altre Regioni. Nelle città di Roma e Milano i parchi cittadini sono stati chiusi. A Firenze sono state chiuse le fontanelle di approvvigionamento e gli orti sociali. A Bergamo il sindaco ha tolto il wifi comunale per evitare che continuassero a formarsi capannelli di persone nelle piazze della città.

Anche a Bari il sindaco si trova costretto a correre ai ripari e a richiamare all’ordine i concittadini. “Forse non ci siamo capiti. Questa è una emergenza, non una vacanza. Tutti a casa” dice il sindaco Antonio Decaro che provvede poi a chiudere i giardini comunali.

A Catanzaro chiuso invece il lungomare, che era affollato quanto non era mai stato prima in questo periodo. A Verona invece il sindaco ha emanato un’ordinanza con la quale le aree verdi comunali e bastioni sono resi inaccessibili al pubblico. Il sindaco Sboarina ha anche emesso il divieto di circolare a piedi o in bicicletta “ad eccezione dei motivi di necessità espressamente previsti dal Dpcm”.

Le panchine pubbliche sono quindi off-limits a Verona e i cani possono essere accompagnati fuori dai propri padroni nelle aree dedicate uno alla volta e per un tempo massimo di 5 minuti.

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