Emergenza coronavirus in Italia, inchiesta sui tagli alla sanità. Ecco perché un lockdown così severo

Siamo appena entrati nella cosiddetta Fase 2, e ciò significa che il Governo ha allentato le misure restrittive fino ad ora applicate nel nostro Paese, permettendo una seppur parziale ripartenza di molte altre attività commerciali e produttive, e lasciando maggior libertà ai cittadini che potranno ad esempio uscire di casa anche per andare a far visita ai congiunti.

Ma non tutti i Paesi hanno adottato le stesse misure. Il lockdown c’è stato sì in tutto il mondo, ma in alcuni casi abbiamo visto maggiori limitazioni delle libertà individuali, e purtroppo l’Italia rientra proprio tra i Paesi in cui le misure restrittive imposte si sono rivelate tra le più severe. Insieme all’Italia, restando in Europa, la Spagna, mentre in altri Paesi come la Germania, la Svezia, o la vicinissima Svizzera, le restrizioni imposte sono state molto più blande.

Insomma il coronavirus è lo stesso ovunque, ma i suoi effetti, sia prendendo in considerazione il numero dei contagi che il tasso di mortalità, si diffonde con numeri che variano molto da Paese a Paese, e all’interno dello stesso Paese variano molto spesso anche a seconda delle aree geografiche, basti osservare la differenza tra il numero dei contagi tra Nord e Sud Italia.

E varia inevitabilmente anche l’approccio dei Governi, ma quali sono i fattori che determinano delle così profonde differenze nella scelta delle misure restrittive da adottare? Il primo elemento da considerare è inevitabilmente il sistema sanitario, e non è sicuramente una sorpresa che quello italiano non possa competere col sistema sanitario tedesco, ma vediamo come stanno esattamente le cose.

Sanità ed epidemie virali

Nel mondo occidentale non erano mai state applicate prima d’ora delle misure restrittive che limitassero così pesantemente le libertà individuali. Quello che sta accadendo è già consegnato alla storia, e nel prendere atto del concretizzarsi di uno scenario inedito, si deve al contempo raggiungere la consapevolezza di quanto preponderante sia divenuto il ruolo che le epidemie virali giocano nella nostra vita quotidiana.

Quello che sta accadendo in Italia, l’applicazione di misure di contenimento che oltre a limitare le libertà individuali causano enormi danni all’economia, induce inevitabilmente a riflettere su quanto stabilito dalla nostra Costituzione.

Nei rapporti etico-sociali infatti la Costituzione “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Per quel che riguarda poi i rapporti economic stabilisce che “lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclio economico”.

Il Paese si sta avviando verso una lenta ripartenza proprio in questi giorni, ma l’economia ha subito, e continuerà a subire colpi durissimi. Non è facile prevedere quali saranno gli sviluppi futuri di un lockdown così rigido ed esteso, e bisogna considerare anche l’ulteriore vantaggio concesso da misure restrittive più blande alle imprese e alle famiglie di altri Paesi dell’Ue, come la Germania appunto.

La sanità italiana, tagli dal 2008

Per affrontare l’emergenza sanitaria rappresentata dalla pandemia di coronavirus, l’Italia avrebbe dovuto poter contare su un sistema sanitario molto più efficiente, ed in grado di offrire un maggior numero di posti letto, in particolare nei reparti di terapia intensiva.

In più occasioni è stato ribadito che un eventuale picco dei contagi avrebbe portato al collasso del sistema sanitario, in quanto la domanda di posti letto in terapia intensiva avrebbe potuto facilmente superare l’offerta. Un problema questo che avrebbe riguardato tanto il nord, alle prese con un altissimo numero di casi, quanto il sud, che seppur meno colpito dal contagio può contare su un apparato sanitario ancora più debole.

Ed ecco spiegata la necessità di imporre con urgenza le più pesanti misure restrittive. Ma come mai l’Italia non è attrezzata come gli altri Paesi europei? Possiamo dire che tutto è cominciato con la crisi economica del 2008, nell’affrontare la quale i vari Governi che si sono succeduti hanno ritenuto necessario ridurre la spesa nella sanità per ‘tenere in ordine’ i conti pubblici.

Questo in estrema sintesi quanto accaduto, ma vediamo i numeri. I dati dell’Eurostat indicano che tra il 2009 e il 2018 l’Italia ha ridotto la spesa per le strutture ospedaliere del 5% circa, mentre la Germania l’ha aumentata del 37%, l’Austria del 42% e la Svezia del 44%.

Possiamo anche stimare la quantità di servizi tenendo conto della variazione dei prezzi tra il 2009 e il 2018. Si usa in genere il deflatore del PIL che misura i prezzi in modo indiretto, ma al livello disaggregato il deflatore è una stima spesso inadeguata e fragile dal momento che le caratteristiche e la qualità rappresentano un aspetto fondamentale delle prestazioni sanitarie.

Usiamo allora un altro sistema, e proviamo in questo caso a tenere conto della variazione dei prezzi di mercato, che permette di ottenere una stima più accurata e diretta, e di misurare anche il costo opportunità di qualità e tempi di attesa, che viene ufficialmente calcolata in dettaglio con l’indice dei prezzi al consumo per la salute, accostandola a quella del deflatore del PIL.

Veniamo quindi ai numeri. Secondo quanto riportato da IlSussidiario nella sua indagine, vediamo che il prezzo di mercato di beni e servizi per la salute in Italia è aumentato del 17,7%, mentre in Germania è aumentato del 7,6%.

Possiamo quindi calcolare la variazione reale di quantità, che in Italia risulta del -22% se si considerano i prezzi dei servizi alla salute, e del -14% se si considera invece il deflatore del PIL.

Viene in questo modo evidenziata la difficoltà di misurazione dei servizi alla persona e della spesa per la salute. Di seguito le due tabelle come riportate da IlSussidiario che indicano la spesa pubblica per la salute in miliardi di euro correnti dal 2009 al 2018 secondo ciascuno dei due metodi sopra brevemente enunciati.

Notiamo che la spesa pubblica ospedaliera reale in Italia è in netto calo, contrariamente a quanto avviene negli altri Paesi europei presi in considerazione. In Francia cresce del 12%, in Austria del 27%, in Svezia del 20% così come nel Regno Unito.

È chiaro che il coronavirus ha coinvolto anche questi Paesi, ma è altrettanto chiaro che per affrontare l’emergenza sanitaria potranno contare su strutture più attrezzate e più personale medico.

Se si considera invece la spesa sanitaria nel suo complesso abbiamo un quadro simile. In Italia si registra un calo del 13% mentre in Germania e negli altri Paesi cresce del 25%. Persino in Spagna la spesa pubblica, pur essendo diminuita (-3%), ha subito un calo inferiore rispetto a quello dell’Italia.

In Italia la spesa sanitaria è diminuita dal 7,4% del PIL nel 1999 fino al 6,8% del PIL nel 2018, mentre in Francia e in Austria supera l’8% del PIL. Una riduzione drastica in Italia, che ha prodotto inevitabilmente anche riflessioni di natura etica senza precedenti.

L’Italia è il secondo Paese come età media della popolazione, mentre il primato è detenuto dal Giappone. Ad ogni modo la Germania ha un’età media molto vicina a quella dell’Italia, ed è quindi ancora una volta il sistema sanitario a fare la differenza.

“Nel corso di un decennio si è accumulata una carenza di medici e strutture sanitarie, a partire da quelle dei medici di famiglia, per la quale paghiamo oggi un costo economico e umano troppo caro” si legge sul sito de IlSussidiario “la riduzione acritica dei posti letto ha mantenuto in equilibrio il sistema sanitario fino a che si è trattato di gestire la normalità”.

Ora però ci troviamo ad affrontare una situazione di gravissima emergenza sanitaria, per la quale il sistema sanitario italiano semplicemente non è preparato. Si trattava fino ad ora di “una gestione sempre sul filo del rasoio”, uno stato di cose che da ora in avanti non potrà più trovare alcuna giustificazione, posto che ve ne siano state fino ad oggi.

Non si potrà più, da ora in avanti, parlare di tagli alla sanità, e questo è un messaggio che deve arrivare forte e chiaro su tutti i livelli, una consapevolezza che deve permeare la completa totalità del mondo politico italiano ed europeo, e la popolazione tutta.

Si tratta di una occasione per voltare pagina, e per fare finalmente un grande passo in avanti verso un adeguamento del sistema sanitario, che deve essere in grado di far fronte non solo alle situazioni di normalità, ma anche alla prospettiva di eventuali nuove emergenze legate ad altre epidemie che con ogni probabilità ci coinvolgeranno in un futuro tutt’altro che lontano.

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