Coronavirus, superato il mezzo milione di decessi nel mondo. In Cina 500 mila persone in lockdown

Alcuni focolai, per quanto ben circoscritti, sono esplosi in Italia nelle ultime settimane, ma la situazione per ora, almeno dal punto di visto del contenimento del contagio, appare sotto controllo. Tra l’altro stando a quanto spiegato dal professor Alberto Zangrillo, primario del reparto di malattie infettive del San Raffaele di Milano, questi focolai “non hanno alcun significato”.

Nel resto del mondo però la situazione continua ad evolversi in modo differente tra un’area geografica e l’altra, con incrementi anche significativi in alcuni casi, e con l’adozione di misure restrittive molto rigide laddove si ritiene necessario.

In Cina mezzo milione di cittadini in lockdown

Il recente aumento del numero dei casi a Pechino ha indotto il governo cinese a ricercare l’origine del contagio. La situazione, secondo quanto riportato dal quotidiano semi-ufficiale Global Times, si presenta “grave e complessa”, con quasi mezzo milione di persone che sono state messe di nuovo in lockdown.

La zona rossa è stata delimitata nei pressi della città di Pechino, all’interno del cantone di Anxin situato circa 60 km a sud della capitale, nella provincia dell’Hebei. Sarebbero 11 i casi legati alla recrudescenza dell’epidemia a Pechino identificati nell’area interessata ora dalle rigide norme restrittive per gli spostamenti.

In Cina sono stati registrati in tutto altri 17 casi nelle ultime 24 ore, dei quali solo 3 sarebbero stato “importati” da altri Paesi, mentre 14 sono di origine interna alla capitale. I dati sono stati resi noti dalla Commissione Nazionale per la Sanità, e stando a quanto riportato dalla CNN, in Cina il totale dei casi di coronavirus registrati dall’inizio della pandemia ha raggiunto quota 83.500, con 4.634 vittime.

Rischio zona rossa in Inghilterra

Intanto anche in Gran Bretagna è stato rilevato un nuovo focolaio, e c’è il rischio che il governo decida di istituire una zona rossa per contenere il rischio di diffondere il contagio. L’area interessata è quella di Leicester, in Inghilterra, dove c’è stato in questi giorni un considerevole aumento del numero dei casi di Coronavirus.

Ad annunciare l’aggravarsi della situazione è stato il ministro dell’Interno, Priti Sushil Patel, che alla BBC ha fatto sapere che “il ministro della Salute Matt Hancock ha avviato una serie di misure a sostegno di Leicester come test a tappeto e risorse alle autorità locali”. I nuovi casi registrati nella città sono in tutto 658 in due settimane, un focolaio che sembra aver avuto origine da un’azienda alimentare e da assembramenti all’estero di locali quali chioschi e ristoranti.

Seconda ondata in Israele

A parlare di una seconda ondata di coronavirus in Israele è stata il ministro della Salute, Yoel Edelstein, che al termine di una prima consultazione ministeriale sul tema della diffusione del contagio ha affermato di aver proposto nuove misure restrittive valide per eventi religiosi, con limitazioni alle preghiere e per i raggruppamenti.

Secondo il ministro della Sanità israeliano questi provvedimenti “aiuteranno a fermare il virus adesso, senza dover ricorrere poi a un lockdown“.

In Australia nuovo focolaio a Melbourne

È probabile che il governo australiano decida di adottare nuovamente misure restrittive anti-coronavirus per contenere il rischio di contagio relativo all’esplosione del nuovo focolaio a Melbourne, dal quale a partire dalla giornata di sabato sono stati individuati in tutto 49 nuovi casi di contagio.

Si tratta del più alto numero di nuovi casi registrato in Australia dal mese di aprile, tant’è che il premier Daniel Andrews ha fatto sapere che il governo potrebbe decidere di chiedere ai propri cittadini di restare nelle proprie case nei prossimi giorni.

Intanto nel resto del Paese il virus sembra quasi del tutto scomparso, con un solo nuovo caso registrato nell’ovest dell’Australia, e altri 3 casi nel New South Wales, ma si trattava di persone rientrate dall’estero. Infine nel Queensland zero nuovi casi, così pure nel sud.

Secondo quanto riportato da TgCOM24, uno dei nuovi focolai di coronavirus di Melbourne avrebbe avuto origine dallo scambio di un accendino. A parlarne è stato lo stesso premier in conferenza stampa, che ha spiegato che gli impiegati di un albergo “mantenevano la distanza ma si sono passati l’accendino”. Gli stessi impiegati inoltre sarebbero andati in macchina insieme “stando quindi molto più vicini tra loro di quanto sia auspicabile”.

Non migliora la situazione in America latina

Nell’America del Sud la situazione non accenna a migliorare, con un incremento del numero dei contagi ancora tutt’altro che rassicurante. Nelle ultime 24 ore, secondo quanto riportato dai vari media nazionali ed esteri, in America latina sono stati registrati 63.092 nuovi casi di contagio, che portano il totale a 2.421.046.

Il numero totale dei morti ha raggiunto ora le 110.457 unità, con 2.506 nuovi decessi registrati nella giornata del 27 giugno. In Brasile troviamo ancora il maggior aumento del numero dei casi di Covid-19, vale a dire 38.693 nuovi positivi, per un totale che nel Paese ha raggiunto 1.313.667 contagiati e 57.622 decessi.

Intanto nella sola Colombia si sono registrati più casi di contagio di quelli registrati in Cina dall’inizio della pandemia. Nel Paese sudamericano sono stati infatti accertati nella sola giornata di sabato 4.149 nuovi casi, per un totale che raggiunge così quota 88.591. Il numero dei decessi si attesta al momento sui 2.939, un incremento di 128 unità nelle ultime 24 ore.

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