Coronavirus, le disposizioni del nuovo Dpcm dal trolley in aereo alla mascherina solo al chiuso

Con il nuovo Dpcm il presidente del Consiglio indica le misure da rispettare, nell’ambito dell’emergenza coronavirus, fino al 31 luglio 2020. Ci sono solo alcune piccole variazioni, che solo in alcuni casi evidenziano un allentamento delle restrizioni, mentre negli altri mirano ad un controllo più attento.

Quali misure restrittive sono state allentate?

Una delle novità contenute nel nuovo Dpcm riguarda il bagaglio a mano di chi viaggia in aereo, con una modifica delle restrizioni imposte il 26 giugno. Fino ad oggi infatti chi si imbarcava non poteva portare con sé trolley e borsoni da sistemare sulle cappelliere che di fanno non potevano essere utilizzate. Con il nuovo Dpcm invece il divieto viene soppresso.

Ci sono poi delle novità che riguardano i viaggi in treno, resta il divieto di sedere di fianco ad altri passeggeri, ma non nel caso di poltrone che sono disposte in verticale, nel qual caso non sarà necessario rispettare la distanza di un metro tra passeggeri. Inoltre si potrà contare sul sistema di aerazione ‘rinnovata’.

Tra le altre misure restrittive che sono state allentate troviamo l’obbligo di mascherina all’aperto che era rimasto in vigore solo in Lombardia. A partire dalla mezzanotte tra il 14 e il 15 luglio infatti l’uso della mascherina rimane obbligatorio solo nei luoghi chiusi.

Salta la riapertura delle discoteche al chiuso, niente fiere, sagre ed eventi pubblici

La riapertura delle discoteche al chiuso era prevista per il 14 luglio, ma il ministro della Salute ha ritenuto che rappresentassero un pericolo ancora troppo alto per la diffusione del contagio, nonostante i dati estremamente incoraggianti sia dal punto di vista del numero dei casi, che soprattutto in considerazione della bassa carica virale dei nuovi positivi.

Ad ogni modo le riaperture delle discoteche al chiuso, e con esse le sagre, gli eventi fieristici e le feste pubbliche vengono rinviati a tra due settimane, in attesa che “la curva epidemiologica scenda ulteriormente”. Non si esclude però che ulteriori aggiustamenti possano essere fatti prima della pubblicazione del Dpcm in Gazzetta Ufficiale.

Il ministro Roberto Speranza però non sembra intenzionato a lasciare grossi spiragli, avendo ribadito più volte che si deve continuare a fare affidamento su quelli che sono stati definiti i tre pilastri della convivenza con il coronavirus: mascherina nei luoghi chiusi, distanziamento sociale di un metro, igiene delle mani.

In ogni caso il Dpcm prevede che nelle regioni in cui la curva del contagio lo consente, quindi si rileva un valore Rt inferiore a 1, i governatori possono emanare delle ordinanze ad hoc in deroga a quanto stabilito dal presidente del Consiglio, ma “assumendosi la responsabilità della scelta”.

Resta l’obbligo di mascherina nei luoghi chiusi

In tutta Italia continua a vigere l’obbligo di indossare la mascherina quando si entra negli uffici pubblici, nei negozi, nei bar e nei ristoranti. In questi ultimi casi la mascherina può essere rimossa fintanto che ci si trova seduti al tavolo, mentre i gestori e i camerieri devono indossarla per tutto il tempo.

In Lombardia invece, come accennato, l’obbligo di portare la mascherina, che fino ad oggi era esteso anche agli ambienti esterni, viene allineato con il resto del Paese. All’aperto la mascherina deve essere indossata solo se non si è in grado di mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro.

Il prolungamento dello stato di emergenza

Su Il Corriere leggiamo che “dopo la firma del nuovo Dpcm, una delibera del Consiglio dei ministri dovrà decretare la proroga dello stato di emergenza che scade il 31 luglio”.

Tuttavia il premier Conte ha già fatto sapere che dovrà essere il Parlamento a ratificare la proroga dello stato di emergenza. Una proroga che dovrebbe servire, secondo quanto riportato dal noto organo di stampa, per “lo snellimento delle procedure di appalto che nelle prossime settimane serviranno a garantire le forniture per la ripresa dell’attività scolastica“.

Si specifica che si tratta della stessa procedura che è stata utilizzata per acquistare due milioni di test sierologici ai quali dovranno essere sottoposti docenti e impiegati prima della riapertura delle scuole.

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