Nuovo stop per lo sci, la riapertura doveva essere oggi ma Speranza dice no all’ultimo momento

Dopo i numerosi rinvii, gli impianti sciistici avrebbero dovuto riaprire oggi, ma a poche ore dal via libera arriva l’ennesimo stop e questo rischia di essere quello definitivo. Aprire dopo metà febbraio era anti-economico, spiegavano alcuni degli addetti ai lavori, ma valeva la pena fare un tentativo per provare a salvare il salvabile, ma con il rinvio al 5 marzo deciso dal ministro Speranza la stagione è irreparabilmente compromessa.

Nelle Regioni in zona gialla gli impianti avrebbero dovuto riaprire oggi, lunedì 15 febbraio, ma il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato all’ultimo momento un’ordinanza che decreta lo stop fino ai primi di marzo e nel governo di unità nazionale sorgono già i primi sterili attriti.

Ad esprimere parere contrario alla riapertura degli impianti sciistici italiani è stato prima di tutto il Comitato Tecnico Scientifico, i cui esperti hanno stabilito che i rischi legati alle “nuove varianti” di Covid-19 sarebbero troppo alti.

Il ministro della Salute, sin dall’inizio grande sostenitore della cosiddetta ‘linea dura’ non ha esitato e ha subito firmato l’ordinanza destinata ad infliggere un altro duro colpo a tutto l’indotto.

Contro la decisione di Speranza (LeU) si scagliano subito i ministri leghisti, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, sostenuti dall’intero Carroccio che, senza eccezioni, critica fortemente la linea dell’estrema prudenza del ministro della Salute.

Una decisione che non piace ad esempio all’assessore al Turismo della Regione Lombardia, l’ex sciatrice Lara Magoni, la quale parla del nuovo esecutivo come di un “rimpasto degli incapaci”. Le critiche poi non arrivano solo dalla Lega ma, forse più per tradizione che per altro, anche da Italia Viva che chiede un “cambio di passo”.

L’insensatezza della decisione del ministro Speranza induce anche alcuni governatori a prendere una posizione netta, come quello della Lombardia, del Piemonte, del Friuli Venezia Giulia, del Veneto e della Valle d’Aosta, regioni che sul turismo invernale puntano moltissimo, con migliaia di imprese e di lavoratori che vivono di questo.

Lo stop deciso dal ministro Speranza infatti è stato definito una “follia” e una “mancanza di rispetto” dagli operatori del settore, e nel frattempo lo stesso coordinatore della commissione Turismo della Conferenza delle Regioni ha preso posizione contro l’ordinanza firmata dal ministro della Salute.

Il ministro Speranza annuncia ristori per gli operatori del settore

La decisione del ministro Speranza di lasciare chiusi gli impianti sciistici almeno fino al 5 marzo, (anche se naturalmente nulla esclude, anzi a questo punto è da ritenersi più che probabile, che gli stessi resteranno chiusi anche in seguito) sarebbe legata al parere espresso dal Comitato Tecnico Scientifico con il rapporto del 12 febbraio scorso.

Ci ha messo un paio di giorni il ministro, ma poi ha preso la decisione sulla base del parere del Cts che a sua volta sarebbe stato sviluppato sul report dell’Istituto superiore di Sanità. Si parla del fatto che attualmente circa il 17,8% del totale dei casi di contagio da Sars-CoV-2 sarebbe da attribuirsi alla cosiddetta variante inglese.

A tal proposito è stato lo stesso Silvio Brusaferro a sottolineare che quello inglese è un ceppo destinato a diventare predominante in Italia nel giro di 5-6 settimane. Quanto ai rischi per la salute non cambia sostanzialmente nulla, infatti non vi sono evidenze scientifiche che questa variante sia più pericolosa della precedente.

Non solo, bisogna anche tener conto del fatto che il 3 febbraio il Cts aveva dato il via libera alla riapertura degli impianti sciistici in seguito ad un accordo con le Regioni sulle stringenti misure da adottare per ridurre al minimo il rischio di diffusione del contagio, misure alle quali le Regioni si erano adeguate per essere pronte all’apertura per la giornata di oggi.

Ma ecco che arriva il cambio di direzione a poche ore dall’apertura, con il ministro Speranza che spiega: “la preoccupazione per la diffusione di questa e di altre varianti ha portato all’adozione di misure analoghe in Francia e Germania” come se questo dovesse bastare a spiegare le ragioni di tale scelta. Altri Paesi infatti gli impianti non li hanno mai chiusi eppure non si assiste a nessuna ecatombe.

Quanto agli operatori del settore, la soluzione paventata dal ministro Speranza è molto semplice: “compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori”.

Lega: “serve un cambio di passo, un cambio di squadra a livello tecnico”

Sul fatto che agli operatori del settore debbano essere destinati dei ristori e che questo vada fatto in tempo molto rapidi non ci sono dubbi. Da parte della Lega però le critiche al governo che hanno appena confermato appoggio non si fermano qui.

I ministri leghisti, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia hanno infatti ribadito subito l’importanza dei ristori per l’intero comparto ma non si sono limitati a questo. “La montagna merita rispetto e attenzione” hanno aggiunto “non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi di euro richiesti quando la stagione non era ancora compromessa”.

Secondo i ministri della Lega infatti si tratta “prima di tutto di una questione di rispetto per un sistema delicato che tanto contribuisce al benessere del Paese” quanto agli indennizzi è il minimo ma “devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto”.

L’ipotesi di un nuovo stop allo sci era stata già ampiamente criticata dal leader della Lega, Matteo Salvini, che aveva chiesto una nuova steategia, ma ancora più chiari sono stati i capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari che hanno ribadito: “non si può continuare a usare il ‘metodo Conte’, annuncio la domenica e chiusura il lunedì, ad opera del trio Ricciardi-Arcuri-Speranza”.

Dalla Lega arriva quindi una richiesta altrettanto chiara: “serve un cambio di passo e rispetto per la gente di montagna e per chi lavora, oltre a rimborsi veri e immediati: al di là di Speranza, appena riconfermato ministro, è necessario un cambio di squadra tecnico”.

Per Italia Viva si tratta di “un duro colpo”

Anche Italia Viva ha espresso il proprio dissenso rispetto alla linea scelta dal ministro Speranza parlando di un “duro colpo” per il settore ed assicurando che il governo “saprà mostrare il cambio di passo rispetto al passato, ridando certezze a chi investe e crede nel turismo e nello sport montano”. I deputati renziani Mauro Del Barba e Silvia Fregolent hanno spiegato che sarà in questa direzione che il partito spingerà.

Secondo il capogruppo di Italia Viva, Ettore Rosato, questa decisione non è altro che “una coda della caotica gestione del governo precedente e che lo stile da domani sarà molto diverso”.

Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo anche Forza Italia, con Anna Maria Bernini che annuncia: “abbiamo chesto al premier discontinuità e ci aspettiamo che le decisioni siano condivise. Speranza deve cambiare rotta”.

Nuovo stop allo sci: la rabbia delle Regioni

Non è piaciuta alle Regioni la decisione del ministro della Salute, Roberto Speranza. Tutte le Regioni della catena alpina si sono espresse in modo fortemente critico infatti, come il governatore della Valle d’Aosta, Erik Lavevaz che ha parlato di mancanza di rispetto, o quello del Piemonte, Alberto Cirio che si è detto “allibito” perché le regole “non possono cambiare tutte le settimane”.

Attilio Fontana parla di “una decisione all’ultimo secondo” che dà “un ulteriore colpo gravissimo”, mentre Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna ma anche Presidente della Conferenza delle Regioni si dice “stupito” e “sconcertato” nel parlare a nome delle altre regioni.

Dello stesso parere Luca Zaia, che ha spiegato: “pur considerando che la salute dei cittadini viene prima di tutto, è innegabile che questo provvedimento in zona Cesarini mette in crisi tutti gli impiantisti”.

Il presidente del Friuli, Massimiliano Fedriga poi chiede di “cambiare sistema” in quanto “questo è un risultato fallimentare vista la decisione dell’ultimo momento”.

Aspre critiche sono arrivate poi dal coordinatore della Commissione speciale Turismo e Industria alberghiera della Conferenza delle Regioni, Daniele D’Amario, che ricopre anche l’incarico di assessore al Turismo nella giunti di centrodestra della Regione Abruzzo.

D’Amario ha infatti attaccato la decisione del ministro Speranza affermando: “è una mazzata all’ultimo secondo, perché dopo due rinvii arriva un altro stop. Le Regioni in zona gialla si erano organizzate per attuare un protocollo di sicurezza e ingaggiare personale adeguato, ma si rispegne la macchina che si era messa in moto nel rispetto delle regole”.

Per gli operatori del settore è “una follia”

A sentirsi presi in giro sono ancora una volta i comuni cittadini, e non parliamo ovviamente di coloro che speravano di potersi prendere una vacanza sulla neve dopo un anno di sacrifici in tutti i sensi, che pure hanno ogni diritto di essere adirati, bensì degli operatori del settore e di tutto l’indotto, dai titolari delle imprese ai dipendenti rimasti senza lavoro.

Per gli operatori del settore, che già avevano espresso una certa preoccupazione in merito al verbale del Comitato Tecnico Scientifico, la decisione del ministro Roberto Speranza di non permettere la riapertura ad appena una manciata di ore dalla data prestabilita è senza mezzi termini “una follia” e si dicono “senza parole”.

Gli operatori del settore infatti non solo aspettano da un anno di poter riaprire gli impianti, ma ora si trovano a sbattere contro lo stop del ministro Speranza dopo aver lavorato per rendere possibile la riapertura, il che significa che sono state assunte delle persone, si è dato il via alle prenotazioni e sono stati venduti i biglietti per gli skipass, che dovevano essere rigorosamente acquistati online in anticipo.

Si parla quindi di “migliaia di prenotazioni” negli alberghi che sono state poi cancellate, più gli skipass venduti. Per l’Anef, Associazione Nazionale Esercenti Funiviari la situazione è paradossale. “Dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quelllo che abbiamo speso per l’apertura di domani, in vista della quale abbiamo assunto altro personale”.

Dall’associazione chiedono quindi che “i ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoriamo per preparare l’inverno”.

“Abbandonati e umiliati” i maestri di sci, che lamentano il fatto che la comunicazione sia arrivata così a ridosso dell’apertura prevista. Per loro si è trattato di “uno schiaffo umiliante” come lo stesso presidente Beppe Cue ha sottolineato.

Una scelta, quella di Speranza, che ancora una volta mette in evidenza le enormi lacune di una gestione dell’emergenza sanitaria sempre più vergognosa. Il ritardo nella comunicazione poi indica che non c’è “rispetto per il lavoro di tante persone che in questi giorni si sono adoperate per una riapertura in sicurezza, investendo denaro e sacrifici”.

Operatori piemontesi contro l’ordinanza di Speranza “apriamo lo stesso”

Le più che discutibili decisioni del governo Conte bis, ed in particolare la recente assurda marcia indietro del ministro Speranza, hanno dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che non ci sono risposte serie e concrete per il mondo dell’imprenditoria e dei lavoratori italiani.

Se all’ordinanza del ministro Speranza gli operatori del settore si sono tutti mostrati indignati, alcuni di essi hanno fatto di più. Dove le parole non arrivano forse possono arrivare i gesti, come quello di protesta degli operatori del settore di Piana di Vigezzo, a 1.720 metri di altezza nel Comune di Craveggia, nella provincia piemontese di Verbano-Cusio-Ossola.

Qui gli impianti dovevano riaprire oggi, 15 febbraio 2021, e hanno riaperto. Poco importa se il ministro Speranza si è fatto ‘prendere dal panico’ all’ultimo minuto, perché Luca Mantovani, uno dei titolari della società che gestisce le strutture nella valle a ridosso del Canton Ticino, ha già annunciato che gli impianti non resteranno chiusi, spiegando a Il Messaggero le ragioni della sua scelta.

“Ancora venerdì la Regione ci aveva assicurato l’apertura e noi abbiamo predisposto tutto, in sicurezza, per riaprire” ha detto Luca Mantovani “e così lo abbiamo fatto”. Invece di limitarsi alle lamentele si passa all’azione in questo piccolo Comune piemontese, perché il disagio causato dall’inadeguatezza di alcune figure all’interno delle istituzioni ha superato da un pezzo i livelli di guardia.

Per la riapertura sono state preparate le piste da sci, operazione che richiede manodopera e mezzi costosi, sono stati venduti li skipass, che dovranno poi essere rimborsati, poi ci sono i danni alle scorte rimaste inutilizzate, e ci sono camere d’albergo che sono state preparate per poi rimanere vuote da ospiti che non arriveranno mai essendosi trovati costretti a disdire all’ultimo momento.

L’elemosina che il governo si appresta ad elargire evidentemente, secondo questi operatori del settore, non copre il danno né tantomeno la beffa. Ma se quantificare la seconda non è possibile, per il danno una stima la riceviamo da Coldiretti, che valuta per l’intero indotto un danno complessivo che si aggira intorno ai 10/12 miliardi di euro.

Non solo stop per lo sci, ma anche nuovo lockdown per tutta Italia

E dopo lo stop alla riapertura degli impianti sciistici che arriva all’ultimo momento dal ministro della Salute Roberto Speranza, ecco che anche il suo consigliere, Walter Ricciardi, annuncia un cambio di rotta rispetto al progressivo allentamento delle restrizioni cui abbiamo assistito nelle ultime settimane.

Dovrebbe essere inutile sottolineare come i dati statistici mostrino in modo chiaro ed inequivocabile che il Covid-19 oggi non rappresenta un rischio così elevato per la salute pubblica, e che la politica delle restrizioni è inefficace dal punto di vista della tutela della salute pubblica, nonché deleteria per l’economia, e tuttavia ci troviamo costretti a farlo per rispetto della verità.

I dati Istat mostrano infatti un quadro estremamente chiaro che oggi, ad un anno dalla comparsa del Covid-19 in Italia, dovrebbero permettere un approccio all’emergenza completamente diverso da quello che si poteva avere all’inizio quando di questo virus non si sapeva nulla.

E mentre Speranza assesta l’ennesimo duro colpo al comparto del turismo invernale, il suo consigliere Walter Ricciardi chiede che si vada verso un lockdown totale per tutto il Paese.

Salvini: “prima di terrorizzare tutti ne parli con Draghi”

Una linea che però non tutti condividono nel nuovo esecutivo, e dalla Lega arrivano anche in questo caso altre sterili critiche “c’è voglia di salute, di vita e di normalità” dice Matteo Salvini intervistato a Mezz’ora in più su Rai 3.

“È da un anno che qualcuno ci dice ‘state chiusi’. Speranza è appena stato riconfermato e io rispetto le scelte di Draghi, ma spero che a livello di squadra ci sia ascolto. Non ci sta che un consulente del ministero della Salute una mattina si alzi e senza dire nulla a nessuno dica che bisogna chiudere le scuole e le aziende”, e poi aggiunge: “prima di terrorizzare tutti ne parli con Draghi”.

Quanto alla questione dell’ordinanza con cui Speranza ha bloccato per l’ennesima volta gli impianti sciistici per paura della diffusione delle nuove varianti di Coronavirus, Salvini ha dichiarato: “chiedo solo a chi deve decidere, quindi a Speranza, di pianificare, non puoi dire sì il 3 febbraio e dire no il 14 febbraio per il 15. Organizzazione, pianificazione, questo chiediamo”.

E ancora “non si può fare apri-chiudi, gli imprenditori non sono burattini”. Quindi Salvini arriva al punto della questione chiedendo agli scienziati che spieghino perché non possono riaprire gli impianti, ma difficilmente a questa domanda verrà data una risposta esaustiva.

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