A metà maggio coprifuoco a mezzanotte e a giugno zona bianca. Le novità sulle riaperture

A partire da ieri, circa 53 milioni di cittadini italiani si trovano in zona gialla. Le uniche Regioni rimaste in una fascia di rischio più alta sono Valle d’Aosta, Sardegna e Sicilia che attualmente si trovano in zona arancione.

Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha intanto anticipato quali saranno le prossime tappe del programma di riaperture del governo, annunciando che entro due settimane tutta Italia sarà in zona gialla, ma soprattutto per il mese di giugno prevede la zona bianca indipendentemente dall’eventuale aumento del numero di casi positivi.

Tra i temi su cui ha tentato di fare un po’ di luce il viceministro della Salute anche quello del coprifuoco, probabilmente il più caldo al momento. Sileri ha infatti preannunciato che entro due settimane, quando tutte le Regioni saranno in zona gialla, il coprifuoco sarà posticipato alle 23 o alle 24.

Coprifuoco a mezzanotte e a giugno zona bianca, il programma del governo Draghi

Mentre da nord a Sud in tutte le più grandi città d’Italia, come Milano, Firenze, Torino, Napoli, migliaia di giovani si riversano nelle strade ignorando una misura del tutto insensata come quella del coprifuoco, Sileri annuncia che contrariamente a quanto indicato nell’ultimo decreto Covid, il governo Draghi intende spostare il coprifuoco alle 23 o alle 24.

Il bisogno di tornare ad una vita ‘normale’, fatta anche di eventi ampiamente partecipati, si percepisce in queste settimane in modo quanto mai tangibile. Basti pensare ai festeggiamenti in piazza del Duomo a Milano cui hanno partecipato dalle 30 alle 40 mila persone, spesso anche senza mascherina, e tutt’altro che distanziate tra loro.

Voglia di normalità insomma, e probabilmente meno paura rispetto a un anno fa, quando il vaccino era ancora molto lontano e con esso la luce in fondo al tunnel. Inutile sottolineare che esattamente come un anno fa il virus sta ‘sparendo’ con l’arrivo della stagione calda, e questo permette sicuramente anche ai più timorosi di allentare un po’ la tensione.

Qual è quindi il programma del governo alla luce della situazione epidemiologica in cui ci troviamo attualmente in Italia? Un anno fa in questo periodo si tornava sostanzialmente alla normalità, con unica misura in vigore l’obbligo di mascherina nei luoghi chiusi.

Paradossalmente un anno dopo, con una campagna vaccinale ormai nel suo pieno svolgimento, e un virus ormai tutt’altro che sconosciuto, ci troviamo a fare i conti con misure quali mascherina anche all’aperto, coprifuoco alle 22, pesanti limiti nell’ambito della ristorazione.

Vaccinate le fasce a rischio calo di ricoveri e decessi

Dire che si sta andando coi piedi di piombo è un eufemismo. Sileri ha tenuto a precisare che un aumento dei contagi è probabile ma che nonostante questo l’esecutivo è disposto a prendersi i rischi “calcolati” di cui parlava il premier qualche giorno fa.

“Con le riaperture aumenteranno, nelle prossime settimane, i nuovi positivi, ma solo per le fasce di età più giovani, come avvenuto nel Regno Unito e in Israele” ha spiegato Sileri “ma se il vaccino corre tra i giovani ci sono minori conseguenze”. Non è dato sapere a quali conseguenze faccia riferimento il viceministro dal momento che per i più giovani il Covid-19 non si manifesta con sintomi gravi se non i casi rari.

Le fasce a rischio sono le persone anziane e i soggetti con altre patologie, i cosiddetti ‘fragili’, e se queste fasce della popolazione hanno già ricevuto entrambe le dosi, non può che derivarne la matematica uscita dallo stato di emergenza sanitaria. Infatti una volta messe al sicuro queste fasce è chiaro che un virus la cui età media dei decessi è di circa 80 anni, non può che essere drasticamente ridimensionato nella sua pericolosità.

Vaccinate le fasce a rischio della popolazione è chiaro che anche i reparti di terapia intensiva non saranno più sottoposti allo stress che abbiamo visto fino ad oggi, e allo stesso modo il numero di decessi non potrà che precipitare. Sempre che il vaccino non deluda, è chiaro.

Nel frattempo si continuerà a vaccinare via via le fasce di età più basse, e anche se dovesse crescere il numero dei casi di contagio, una volta messe al sicuro le fasce a rischio non si assisterà ad un aumento dei decessi.

Al momento si procede con le vaccinazioni degli ultra cinquantenni, ma siamo ancora a circa un quinto della popolazione adulta vaccinata. “Resistiamo ancora qualche settimana e riapriremo anche i locali la sera, anche al chiuso. Se continuiamo con questi numeri sui vaccinati, tra 15 giorni si potrà spostare il coprifuoco in avanti” dice Sileri, come se vi fosse una qualche evidenza scientifica che la misura del coprifuoco incida in qualche modo sul numero dei contagi, mentre risulta vero il contrario.

L’Italia in zona bianca quando avremo almeno 30 milioni di somministrazioni

Quanto ai tempi per arrivare alla zona bianca – del ritorno alla normalità non si parla neppure – il viceministro ha spiegato che “dovremo aspettare che la vaccinazione sia più avanti. Succederà quando avremo almeno 30 milioni di Italiani che hanno ricevuto la prima dose. Io mi aspetto che possa succedere a metà giugno“.

Queste la parole con cui Sileri ha illustrato le prospettive a Il Corriere della Sera e a Il Messaggero, e nell’occasione ha anche spiegato che “questa estate dovremo fare di tutto per convincere anche i più giovani a vaccinarsi. Se la circolazione continua, si rischia la nascita di nuove varianti, anche in Italia. Vanno vaccinati anche i più giovani“.

Quali saranno le regole in zona bianca?

Se davvero per metà giugno il Paese o una parte delle Regioni sarà in zona bianca, quali saranno le regole che dovranno essere rispettate? Si parla della riapertura di tutti i luoghi della cultura, come musei, teatri, sale da concerto e cinema. Bar e ristoranti potrebbero lavorare sia al chiuso che all’aperto e senza limiti di orario.

Piscine e palestre potrebbero lavorare a pieno regime, ma resterebbero in vigore le norme del distanziamento sociale, il divieto di assembramento, la mascherina.

In zona bianca comunque non ci sarebbe nessun coprifuoco, non ci sarebbero limiti per l’apertura di bar, ristoranti, pub e locali notturni. Potrebbero riaprire palestre e piscine seguendo i protocolli di sicurezza imposti alla fine del lockdown un anno fa, così pure musei, mostre, teatri, cinema e sale da concerto.

A partire dal primo giugno inoltre le Regioni contano di poter riaprire le attività di wedding, seguendo le linee guida che sono state preparate, che prevedono banchetti rigorosamente all’aperto, ospiti distanziati e mascherina tutto il tempo, anche se, trattandosi di un matrimonio, la norma della mascherina appare alquanto irrealistica.

Con 30 milioni di vaccinati niente obbligo di mascherina all’aperto

Diciamo prima di tutto che non vi è alcun obbligo, e non vi è mai stato in Italia, di indossare la mascherina anche all’aperto. La norma specifica che è fatto obbligo di portare con sé la mascherina e di indossarla anche all’aperto qualora vi sia il rischio che non sia possibile rispettare la distanza di sicurezza interpersonale.

Premesso ciò, per quanto riguarda la mascherina, il viceministro Sileri ha previsto che sarà possibile un allentamento sulla norma quando si saranno raggiunti i 30 milioni di cittadini con almeno una dose di vaccino somministrata.

“Togliersi la mascherina all’aperto? Concordo con questa ipotesi quando saranno raggiunti i 30 milioni con almeno una dose di vaccino” ha detto Pierpaolo Sileri nel corso di un’intervista a Radio 24, tralasciando però il dato emerso da diversi studi che indica come solo una minima parte dei contagi avviene all’aperto. Uno studio irlandese parla di 1 contagio su 1.000, il che la dice lunga sull’importanza di indossare la mascherina all’aperto, specie se le fasce più a rischio sono anche protette dal vaccino.

Il viceministro ha poi evidenziato che dopo la prima somministrazione “bisognerà aspettare 3 settimane per avere una buona protezione, allora è chiaro che anche la mascherina all’aperto dove non c’è assembramento credo sia sensato mettersela in tasca a rimetterla in faccia quando c’è assembramento e rischio” insomma esattamente quello che prevede la normativa attualmente in vigore.

Sileri lo presenta come un traguardo raggiunto grazie ai vaccini, e coglie l’occasione per fare pressione sui cittadini non vaccinati. “Per la quota di persone che non vuole vaccinarsi serviranno campagne di informazione. Ma attenzione, la presenza di un green pass che ti consente la mobilità, di muoverti, sarà un ulteriore stimolo alla vaccinazione” spiega infatti il vice ministro.

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