Gli economisti di Intesa Sanpaolo si aspettano un rimbalzo del PIL dell1%. Sarebbero gli effetti del Pnrrr

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La situazione economica potrebbe finalmente iniziare a sbloccarsi, per quanto il futuro dei cittadini italiani sia ancora molto lontano dall’essere ricolmo di rosee aspettative.

Mentre all’orizzonte continuano ad addensarsi tetri nuvoloni neri per quel che riguarda l’economia reale, dai tassi di disoccupazione all’incremento del numero di persone in condizioni di povertà assoluta, il PIL potrebbe avere un rimbalzo dell’1% già a partire da questo trimestre.

L’Italia verso una ripresa del PIL già dal secondo trimestre

“Le riaperture, la campagna vaccinale e il Pnrr stanno creando le condizioni per un rimbalzo di circa l’1% del PIL già nel trimestre in corso, atteso poi rafforzarsi nella seconda metà dell’anno” prevedono gli esperti di Intesa Sanpaolo, Paolo Mameli, Andrea Volpi ed Elisa Coletti in La bussola dell’economia italiana.

Secondo gli economisti del noto istituto di credito italiano, i recenti sviluppi “appaiono coerenti con la nostra stima di un rimbalzo del Pil vicino al punto percentuale nel trimestre in corso. Soprattutto, si stanno creando le condizioni per vedere un’accelerazione potenzialmente anche molto ampia nel trimestre estivo, quado l’effetto riaperture, nel confronto con i tre mesi precedenti, sarà massimo”.

Si va insomma verso una ripresa del PIL, infatti gli esperti di Banca Sanpaolo spiegano che “stanno emergendo rischi al rialzo, per ora di entità moderata, sulla nostra attuale previsione sul PIL 2021, che per il momento si attesta al 3,7%” quindi la chiosa “la svolta per l’economia appare già in corso”.

Si parla di un impatto “permanente e potenzialmente maggiore di quanto suggeriscano le nostre simulazioni se accompagnato da un’efficace e tempestiva implementazione delle riforme incluse nel Pnrr, come quella della pubblica amministrazione e della giustizia, sia di quelle abilitanti che di quelle orizzontali”.

Ed è sempre all’interno della stessa analisi che gli esperti spiegano che in prospettiva l’inflazione in Italia “resterà sopra l’1% per tutto il 2021; il picco in corso d’anno dovrebbe essere raggiunto a settembre, attorno all’1,7%”.

Secondo gli economisti di Banca Sanpaolo è già da alcuni mesi che si possono osservare delle pressioni inflazionistiche a monte della catena produttiva dell’industria italiana. Si assisterà ad una ripresa della domanda interna che contribuirà a questo effetto trainante sul Pil, in particolar modo attraverso il settore dei servizi che comunque non avrà un’impennata netta.

“Sarà a nostro avviso assai graduale e non di entità tale da innescare significative pressioni al rialzo sulla dinamica sottostante” dicono gli esperti, pertanto “vediamo un’inflazione poco sopra l’1% in media d’anno sia nel 2021 che nel 2022. I rischi su questa previsione, in particolare per quest’anno, appaiono però oggi verso l’alto”.

Quanto all’inflazione, in Italia secondo gli economisti “dovrebbe rimanere più contenuta rispetto alla media della zona euro”.

Il mercato del lavoro resta bloccato

I dati che riguardano il mercato del lavoro non sono altrettanto incoraggianti. Una vera e proprio svolta per quel che riguarda la situazione dell’occupazione in Italia sembra ancora tutt’altro che a portata di mano.

Nel mese di marzo 2021 il tasso di disoccupazione che ha ormai superato la soglia del 10%, è leggermente calato rispetto al mese precedente, passando dal 10,2% al 10,1%.

Gli esperti spiegano che la flessione è legata ad un aumento degli occupati più ampio rispetto a quello delle forze di lavoro. I primi sono cresciuti di 34 mila unità rispetto a febbraio, i secondo di 15 mila unità. Al contempo gli inattivi di età compresa tra 15 e 64 anni sono diminuiti di 40 mila unità.

La crescita occupazionale in questo frangente la si registra soprattutto nell’ambito dei contratti a termine. Inoltre per la prima volta da agosto 2020 sono tornati a crescere anche i lavoratori autonomi, che sono come sappiamo la categoria maggiormente penalizzata dalla politica di restrizioni adottata dall’esecutivo nel dichiarato intento di contrastare la diffusione del Covid-19.

Da quando il governo Conte impose il primo lockdown a marzo 2020 secondo gli esperti di Intesa Sanpaolo sono stati circa 900 mila i posti di lavoro che sono andati in fumo. Il tasso di occupazione che prima del Covid-19 si attestava intorno 58,6%, a marzo era già calato di due punti percentuale fino al 56,6%.

Il calo degli occupati si è tradotto in un aumento dei cosiddetti inattivi, vale a dire coloro che non hanno un impiego e rinunciano a cercarne uno. Il numero degli inattivi è cresciuto infatti di 650 mila unità, a questi si vanno ad aggiungere i molti cassintegrati che grazie al blocco dei licenziamenti – peraltro di prossima scadenza – non vanno a rimpolpare le già nutrite fila dei disoccupati.

Il tasso di disoccupazione infatti non ha visto un vero e proprio picco di incremento, ma è aumentato di un misero +0,4%.

“Riteniamo però, che nei prossimi mesi, con il venir meno delle misure governative di protezione dell’occupazione e con il progressivo rientro degli inattivi nella forza lavoro, la disoccupazione possa tornare a salire” spiegano gli economisti di Intesa Sanpaolo che fanno una previsione “nel nostro scenario, il picco in media d’anno sarebbe registrato nel 2022 oltre l’11%”.

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