Green Pass anche per palestre e discoteche? Il drastico calo delle prime dosi di vaccino mette alle strette il governo

Oggi in Francia sono scesi in strada decine di migliaia di cittadini in tutte le più grandi città del Paese per manifestare contro l’obbligatorietà del vaccino per tutti gli operatori sanitari e per l’obbligo del green pass per accedere a mezzi e luoghi pubblici.

E se la Germania di Angela Merkel ha già annunciato che non imboccherà la stessa strada, in Italia il generale Figliuolo ha espresso tutta la sua approvazione per questa strategia politica fondata sul ricatto il cui scopo dovrebbe essere indurre anche i più reticenti ad accettare la somministrazione del vaccino sperimentale anti-Covid.

Ma quale sarà quindi la strada che il governo guidato da Mario Draghi imboccherà alla fine? Oggi i maggiori media hanno riportato la notizia che si potrebbe andare verso un green pass obbligatorio per accedere a luoghi pubblici quali cinema e teatri ma anche palestre e piscine.

Come preannunciato da tempo il green pass sarebbe stato molto probabilmente richiesto per andare in discoteca, e in generale per prendere parte ad eventi che prevedono una massiccia partecipazione di pubblico, come eventi sportivi ma anche concerti o altre esibizioni dal vivo.

Green pass sul modello francese in Italia: ecco quando servirà

Di certezze non ve ne sono ancora, è bene sottolinearlo, ma quel che è chiaro è che la direzione che il governo italiano sta per prendere è quella che il governo francese ha già preso oltralpe proprio in questi giorni, scontrandosi peraltro con le piazze di tutto il Paese.

E sulla falsariga di quanto fatto in Francia, anche in Italia il green pass dovrebbe diventare obbligatorio per tutti i luoghi ritenuti a rischio assembramento. Servirà la certificazione verde per entrare negli stadi, e per partecipare ad eventi quali congressi e convegni ma non solo, si parla del pass verde anche per andare in piscina, in palestra, per salire su mezzi pubblici come treni e aerei e per andare in discoteca.

È in questo modo che il governo quidato dall’ex presidente della Bce ritiene di poter risolvere il problema del drastico calo del numero di prime somministrazioni del vaccino registrato da ormai diversi giorni.

Green pass obbligatorio per convincere chi non vuole vaccinarsi

In questi ultimi giorni non vi è stato un calo del numero delle dosi somministrate, che è rimasto intorno alle 500 mila al giorno, peccato che la stragrande maggioranza di queste venga somministrata a chi ha già ricevuto la prima dose. La sensazione, a guardare i dati, è che tra coloro che ad oggi non hanno ancora ricevuto alcuna somministrazione ne siano rimasti ben pochi intenzionati a fare il vaccino anti-Covid.

Insomma chi voleva vaccinarsi lo ha già fatto, ma siamo fermi intorno al 60% se si contano anche coloro che hanno ricevuto solo la prima dose, il che significa che bisogna convincere almeno un altro 20% a fare il vaccino per raggiungere la soglia fissata a settembre dell’80% della popolazione vaccinata.

In che modo? Pare che il governo abbia già deciso che in questo caso la strategia migliore è ricorrere ad un ricatto molto semplice: se non accetti il siero non potrai prendere parte alla vita pubblica come chi invece si è sottomesso all’ordine del regime terapeutico.

D’altra parte fin dall’inizio della campagna vaccinale il clima non era esattamente quello della libera scelta, dell’informazione fondata sul contraddittorio e su una serena analisi rischi/benefici cui ciascuno dovrebbe essere chiamato a svolgere prima di decidere se assumere un qualsiasi farmaco, a maggior ragione uno sperimentale.

Ma se fino ad ora tutto sommato non c’è stato bisogno di ricorrere ad alcun ricatto, eccetto che nei confronti di chi lavora in ambito sanitario, per ottenere le adesioni al vaccino, ora chi non ha ancora ricevuto la prima dose in molti casi è perché non ha affatto intenzione di vaccinarsi, come dimostrato dai recenti dati sul numero di nuove somministrazioni drasticamente in calo.

Su Il Corriere della Sera a tal proposito leggiamo infatti che “la campagna coordinata dal generale Francesco Paolo Figliuolo prosegue con una media di oltre 500 mila somministrazioni al giorno, ma si tratta soprattutto di richiami“. Se alcuni vogliono evitare di ritrovarsi l’appuntamento per il richiamo nel periodo delle ferie, molti altri semplicemente non sono affatto convinti di voler fare il vaccino.

Il problema del calo delle prime dosi somministrate

Attingere ai dati ufficiali per quel che riguarda la somministrazione del vaccino anti-Covid in Italia è molto semplice. Basta andare ad esempio sul sito de Il Sole 24 Ore, deve si possono consultare i grafici di Lab24 che sono aggiornati in tempo reale con tutti i dati relativi alle dosi somministrate quotidianamante. 

Sempre sul noto quotidiano specializzato in economia e finanza, leggiamo in questi giorni che “i numeri dei nuovi vaccinati sono sempre più esigui. La maggior parte delle inoculazioni sono ormai richiami”.

Ma quanto è evidente questo calo delle somministrazioni delle prime dosi di vaccino? I numeri come al solito ci aiutano ad avere un quadro completo e dettagliato. “Il 12 luglio le prime dosi sono state 79mila (contro le 158mila dello stesso giorno della settimana precedente) su un totale di 551mila” si legge sempre su Il Sole 24 Ore.

“Domenica 11 luglio ne sono state somministrate solo 54mila (rispetto alle 158mila della domenica precedente), su un totale di 407mila” si legge ancora, e viene poi precisato che un livello così basso di prime somministrazioni non si registrava da febbraio.

Il calo è piuttosto evidente se si rapportano i dati di oggi con quelli di un mese fa. Infatti si è passati da oltre 400 mila prime somministrazioni in 24 ore ad una media di meno di 100 mila in questi ultimi giorni, motivo per cui il governo ritiene di dover convincere gli scettici e gli indecisi, ed eventualmente a quanto pare, ricattarli con il green pass.

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