Chi guadagna dalla pandemia? Variante Omicron frutta $10 miliardi ad azionisti Moderna e Pfizer

Non sembra destinata ad esaurirsi in tempi brevi l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Sars-Cov2, e mentre in Italia e in altri Paesi d’Europa in particolare si continua a parlare di lockdown e di obbligo vaccinale, con l’arrivo della variante Omicron i principali azionisti di Big Pharma hanno già conseguito dei guadagni da capogiro.

Nei Paesi che hanno adottato le più severe restrizioni nell’ambito dell’emergenza sanitaria Covid-19 milioni di cittadini si trovano schiacciati tra limitazioni e restrizioni ancora molto pesanti da una parte e una crisi economica galoppante dall’altra, con un picco preoccupante di nuovi poveri.

Nel frattempo i grandi azionisti del settore farmaceutico hanno visto aumentare la propria ricchezza molto rapidamente soprattutto con la scoperta della variante Omicron. Nella sola settimana successiva all’arrivo della nuova variante infatti gli otto principali azionisti di Pfizer e Moderna hanno guadagnato complessivamente qualcosa come 10,3 miliardi di dollari.

Secondo alcuni attivisti i dirigenti delle case farmaceutiche hanno in qualche modo contribuito a creare una crisi dalla quale traggono vantaggi economici evidenti. L’accusa è di aver creato livelli di disuguaglianza “grotteschi” nella distribuzione dei vaccini, gettando in questo modo le basi per la diffusione della variante Omicron.

Gli attivisti chiedono quindi ai governi nazionali di appoggiare la proposta di una deroga alle norme sulla proprietà intellettuale per i vaccini e per le cure contro il Covid-19 in modo tale da rendere possibile l’accesso ai farmaci necessari per la prevenzione e il trattamento della malattia anche ai Paesi a basso e medio reddito.

Una deroga in tal senso permetterebbe a questi Paesi di produrre i vaccini in autonomia, e ciò spezzerebbe i grandi monopoli farmaceutici e al tempo stesso incrementerebbe le forniture complessive.

Le azioni di Big Pharma salgono alle stelle

Dopo la notizia della scoperta della variante Omicron le azioni di Moderna sono salite alle stelle e si sono attestate sul valore di 310,61 dollari per azione alla giornata di mercoledì 1 dicembre. L’aumento registrato è del 13,6 per cento da un valore iniziale di 273,39 dollari per azione alla data di mercoledì 24 novembre, il giorno prima dell’annuncio della nuova variante.

Una impennata simile l’hanno avuta anche le azioni dell’altra grande casa farmaceutica coinvolta nella corsa al vaccino fin dalle prime fasi dell’emergenza Covid-19. Le azioni Pfizer sono infatti aumentate del 7,4% passando da 50,91 a 54,68 dollari per azione.

Il CEO di Moderna, Stephane Bancel, ha incrementato la sua ricchezza personale di oltre 824 milioni di dollari nella sola settimana successiva all’annuncio della variante Omicron. Il valore delle sue azioni è passato infatti da $ 6.052.522.978 a $ 6.876.528.630, ha quindi venduto 10 mila azioni per 319 dollari ciascuna il 26 novembre, il giorno dopo l’annuncio della variante, e ha incassato 3,19 milioni di dollari. 

Il CEO di Pfizer, Albert Bourla, nella settimana successiva all’annuncio della scoperta della nuova variante ha invece guadagnato qualcosa come 339.236 dollari. Il suo portafoglio è infatti passato dal valore complessivo di 4.581.035 a 4.920.270 dollari.

Anche le azioni di Bancel avevano subito un’impennata ed erano cresciute di 1,7 miliardi di dollari dopo l’annuncio della scoperta della variante Omicron. Successivamente però si è registrato un crollo vero e proprio per via della notizia che la società ha perso una controversia legale sui brevetti, come riportato da vari media tra cui anche Reuters.

Bancel ha rifiutato di condividere la formula del vaccino di Moderna con l’Oms, per incrementare la produzione dei vaccini ad mRNA attraverso il nuovo Hub in SudAfrica.

Attualmente gli scienziati dell’Oms stanno tentando di decodificare il vaccino. Nel frattempo, secondo quanto riportato dalla rivista Nature, la compagnia sta anche conducendo una battaglia legale per cancellare il ruolo dei corposi finanziamenti pubblici e degli scienziati pubblici nello sviluppo del farmaco.

Affari d’oro anche per Blackrock, Vanguard e Morgan Stanley

Ad ottenere dei ricchi profitti grazie all’annuncio dell’arrivo della nuova variante non sono state solo le case farmaceutiche, o i rispettivi CEO, ma ovviamente anche le grandi banche d’affari che su di esse hanno investito.

Anche gli investitori istituzionali infatti hanno raccolto i frutti, a cominciare da Blackrock, le cui azioni Moderna e Pfizer sono aumentate di oltre 2,5 miliardi di dollari nella settimana successiva all’annuncio, con ricavi per 1.000.553.995 $ dalle azioni Moderna e 1.548.822.709 $ dalle azioni Pfizer.

Anche per Vanguard gli affari sono andati particolarmente bene con l’arrivo della variante Omicron, con guadagni per 2,7 miliardi di dollari così ripartiti: 1.011.692.117 $ per le azioni Moderna, e 1.733.982.482 $ per le azioni Pfizer.

E passiamo quindi a Morgan Stanley, che ha guadagnato complessivamente 447.476.028,50 dollari, Flagship Pioneering con ricavi per 654.365.415 dollari, Pfizer State Street con 1.054.857.992 dollari, Capital World con 909.930.434 dollari, o gli azionisti Moderna Baillie Gifford & Co. che hanno visto crescere il valore delle proprie azioni di 1.571.329.916 dollari.

Intanto la distribuzione dei vaccini su scala globale presenta delle disuguaglianze molto evidenti, con solo il 6% delle persone nei Paesi con reddito basso ad essere state vaccinate, quando nei Paesi a reddito alto si spinge sui vari richiami.

I dati di Our World in Data evidenziano che nei dieci Paesi dell’Africa meridionale che sono stati inseriti dal Regno Unito nella lista rossa per i viaggi, che sono quelli nei quali si sospetta che sia nata la variante Omicron, il tasso di vaccinazione si aggira intorno al 14%.

Dal Sudafrica infatti per oltre un anno arrivavano appelli a sospendere temporaneamente i diritti di proprietà intellettuale sui vaccini, sui test e sui trattamenti per il Covid-19 per i Paesi a medio e basso reddito. Questo avrebbe consentito una produzione più massiccia ed un accesso più equo alle tecnologie mediche.

Da parte dell’Oms è arrivato aperto sostegno alla proposta della deroga sui diritti di proprietà intellettuale per i farmaci anti-Covid, una deroga che è sostenuta anche dai governi di molti Paesi compreso quello degli Stati Uniti, ma Regno Unito ed Unione Europea hanno bloccato l’avanzamento della misura presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Nel mese di maggio 2020 l’Oms ha istituito il suo Covid-19 Technology Access Pool (C-TAP), un programma il cui scopo è quello di facilitare il trasferimento della tecnologia e del know-how sui vaccini ai produttori accreditati. Le granzi case farmaceutiche però si sono opposte, ed il CEO di Pfizer, Albert Bourla ha bollato lo schema come “assurdità”.

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