Russia a corto di litio, fondamentale per industria auto elettriche ed elettronica. Produzione industriale in calo 11%

Mentre un’Europa povera di materie prime fa i conti con la più grave crisi energetica della sua storia, e si prepara al razionamento del gas, in Russia inizia a scarseggiare il litio, prezioso minerale fondamentale per la produzione di batterie per auto elettriche e dispositivi elettronici quali pc, smartphone, tablet ecc.

La Russia è infatti un Paese ricco di materie prime, che peraltro ha un terzo della popolazione dell’Europa, e mentre noi ci arrabattiamo per cercare nuovi fornitori di gas per evitare che l’intero Paese si fermi, in Russia hanno bisogno di litio.

Tra sanzioni economiche e crisi energetica arriva la recessione

Le sanzioni economiche imposte alla Russia dai Paesi occidentali hanno messo chiaramente in difficoltà l’economia del Paese ma, al contempo, hanno messo in difficoltà anche l’economia europea soprattutto per via della pressoché totale carenza di materie prime e risorse energetiche con cui ci troviamo a fare i conti.

Secondo le stime i Bankitalia l’Italia rischia due anni di recessione, con un calo del PIL del -0,5% per il 2022 e per il 2023, sempre che la situazione non peggiori ulteriormente nei prossimi mesi.

Ma lo spettro della recessione aleggia anche sulla Russia, anche se, stando a quanto afferma il Cremlino, almeno per il momento non vi sono ripercussioni sui livelli di occupazione.

In questo momento in Russia non vi sono problemi di approvvigionamenti, né tantomeno carenza di risorse energetiche che invece continuano ad essere esportate seppur sempre meno a ovest e sempre più ad est.

L’esportazione di gas e petrolio è infatti la principale fonte di sostentamento dell’economia russa che, con la decisione di imporre il pagamento in rubli ai cosiddetti Paesi ostili, ha anche fatto recuperare terreno alla moneta nazionale, il rublo, che ora scambia col dollaro esattamente come prima della guerra con l’Ucraina.

A scarseggiare però è il litio, prezioso metallo fondamentale per la fabbricazione delle batterie delle auto elettriche, largamente usato anche per la produzione di computer, smartphone ed altri dispositivi elettronici, ma anche nell’industria del vetro e della ceramica. 

Il prezzo del litio è salito rapidamente negli ultimi mesi, con un’impennata del +436% da un anno a questa parte, fino a raggiungere quota 482.500 dollari a tonnellata. Un aumento di prezzo che tuttavia non è direttamente collegato né alle sanzioni né alla guerra in Ucraina, e che infatti si colloca nel contesto della crisi della supply chain post lockdown.

La Russia e il problema della carenza di litio

Per la Russia però il problema è accentuato dal fatto che le forniture da parte dei principali esportatori di litio, Cile e Argentina, sono state sospese. Della questione carenza di litio ha parlato nel corso di una tavola rotonda che si è svolta nei giorni scorsi il vice responsabile del dipartimento di metallurgia e materiali del ministero, Vladislav Demidov.

Non abbiamo estrazione di litio in Russia. Le materie prime si trovano sotto forma di carbonato di litio e arrivano da Cile, Argentina, Cina e Bolivia” ha spiegato Demidov “nelle condizioni attuali, le spedizioni dal Cile e dall’Argentina sono state sospese, le commodities giungono solo dalla Bolivia”.

In questo caso incrementare le importazioni di litio dalla Cina non è tra le opzioni contemplate in quanto il Paese affronta anch’esso una carenza di questa preziosa risorsa, come lo stesso vice responsabile del dipartimento ha spiegato.

“Se non arriva il litio dall’estero potrebbero emergere grossi problemi nel produrre le batterie agli ioni di litio” ha sottolineato Vladislav Demidov. La lavorazione del cosiddetto oro bianco in Russia avviene in particolare nell’impianto chimico metallurgico di Krasnoyarsk, in quello chimico di Nvosibirsk del gruppo Rosatom, e da TF Halmek nella regione di Tula.

In Russia inizia la recessione economica

Per quanto la Russia sia un Paese ricco di materie prime la carenza di alcune risorse fondamentali per alcuni settori produttivi, come il litio in particolare, unita all’effetto delle sanzioni imposte nel contesto della guerra in Ucraina, rappresenta un grosso ostacolo per l’economia del Paese.

In questi giorni la crisi economica che ha colpito la Russia è stata quantificata in un calo del -11% della produzione industriale. Il rischio, dietro l’angolo, è quello di una recessione economica che, stando alle parole del vice primo ministro Andrei Belusov, sarebbe già iniziata.

Il vice primo ministro ha evidenziato che le difficoltà si sono viste con le “restrizioni logistiche e la mancanza di liquidità, anche se finora non hanno praticamente influenzato il mercato del lavoro”.

“I dati che emergono dalle indagini fra i manager delle imprese di rilevanza sistemica indicano che la recessione purtroppo è già iniziata, anche se finora non ha toccato l’occupazione” ha spiegato ancora Andrei Belusov “di conseguenza, la produzione nell’industria e nel commercio è diminuita di circa l’11% e la produzione in altri settori è calata tra il 9% e il 10%”.

Quali sono i maggiori produttori di litio al mondo?

Dal gruppo Volkswagen ricordano che la produzione annua di litio è cresciuta da 25.400 a 85.000 tonnellate tra il 2008 e il 2018. Uno dei motivi principali dell’aumento della produzione è lo sviluppo del mercato delle auto elettriche, ma anche dell’elettronica in quanto viene utilizzato per le batterie di computer, tablet e smartphone.

Le maggiori riserve di litio oggi conosciute si trovano in Cile, con 8 milioni di tonnellate, segue l’Australia, con 2,7 milioni di tonnellate, quindi l’Argentina (2 milioni) e la Cina (1 milione). In Europa l’unico Paese in cui sono presenti scorte di litio è il Portogallo, ma si tratta di piccole quantità.

Complessivamente nel mondo si stimano scorte di litio pari a 14 milioni di tonnellate in tutto, una quantità pari a 165 volte il volume produttivo del 2018. Secondo i dati forniti dall’United States Geological Survey, nel 2018 il principale fornitore di litio è stato l’Australia, con 51 mila tonnellate. Seguono il Cile con 16 mila tonnellate, la Cina con 8 mila tonnellate, e infine l’Argentina con poco più di 6 mila tonnellate.

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