Addio al biliardino in spiaggia? Per la legge è al pari del videopoker

Addio al biliardino in spiaggia per colpa del fisco? Sembra una notizia assurda, eppure questo è quello che sta accadendo in queste ore in Italia.

Purtroppo a partire da quest’anno, in spiaggia rischia di sparire uno dei simboli dell’estate. Chiunque non possegga un “nulla osta di messa in esercizio” per il calciobalilla, rischia una sanzione fino a 4.000 euro.

Si tratta dell’ennesima follia “all’italiana”, che ancora una volta si impunta sulla burocrazia, provocando un inevitabile rallentamento di ogni attività del Paese.

Cosa prevede la nuova norma

Anche se la notizia sembra alquanto assurda, non si tratta di uno scherzo. Secondo quanto stabilito dal decreto del direttore dell’Agenzia Dogane e Monopoli dell’1 giugno 2021, per evitare di incorrere nei controlli del fisco, è necessario avere un “nulla osta di messa in esercizio” non solo per il biliardino, ma anche per i flipper e per i ping pong.

Ai vertici poco importa se questi giochi sono spesso messi a disposizione della clientela in maniera gratuita da parte degli stabilimenti. Per il fisco, attività di questo tipo sono uguali al videopoker, come se fosse gioco d’azzardo.

Quali sono i giochi presi di mira

Consultando la nuova disposizione, si nota che il biliardino, così come i flipper e il ping pong, è ritenuto simile ai videopoker e alle slot machine.

Ciò significa che d’ora in poi tutte le apparecchiature per il gioco installate nei locali pubblici, e di conseguenza anche in spiaggia, pur non prevedendo delle vincite in denaro (perché giocando a biliardino non è prevista alcuna vincita al termine della partita), devono essere provviste di un certificato identificativo.

Purtroppo, essendo in Italia, l’iter a seguire per ottenere le certificazioni necessarie è fin troppo lungo. L’unica soluzione rapida al momento, per evitare di incorrere in multe salate che possono arrivare fino a 4.000 euro, è rimuovere direttamente i giochi dallo stabilimento.

Restano però non pochi dubbi. La norma, infatti, non è molto chiara e di conseguenza produce difficoltà di interpretazione e di applicazione. Ciò ha spinto la senatrice di Forza Italia, Maria Paola Binetti, a porre un interrogativo sul tema: “invece di colpire il gioco d’azzardo, si punisce il gioco di puro intrattenimento, disincentivando l’attività ludica sana e di aggregazione per giovani e meno giovani”.

L’assurdità della burocrazia

La questione è finita in Parlamento, con i leghisti Daniele Belotti e Simona Pergreffi che hanno addirittura proposto il commissariamento dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Secondo Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia, questa sarebbe una semplificazione: “esiste un’imposta da quasi 20 anni, una decina di euro al mese. Abbiamo semplificato una disciplina che ha trasformato un obbligo di legge in autocertificazione“.

Minenna ha poi sottolineato che “non è stato dato mandato agli uffici ispettivi di effettuare verifiche perché siamo in un periodo transitorio“.

Secondo il direttore, quindi, l’Agenzia non avrebbe fatto altro che semplificare un obbligo di legge del 2012 “in una semplicissima autocertificazione“. La norma inoltre sarebbe entrata in vigore il seguito al lockdown imposto a causa del Covid. “Era dormiente e ora è diventata operativa”.

Il presidente del sindacato balneari, Antonio Capacchione, ha commentato: “siamo alla pura follia. Queste segnalazioni andavano effettuate entro il 15 giugno 2022. Così il biliardino è come il videopoker: non ho parole, altro che semplificazioni burocratiche e fiscali. Siamo alla vessazione, siamo all’assurdo”.

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