Il logo di Apple a sinistra, quello di Nvidia a destra e quello di Google al centro
Alphabet e l'IA - BorsaInside.com

Alphabet sta vivendo uno dei momenti più straordinari della sua storia. La holding di Google ha ormai superato una capitalizzazione pari a 3.800 miliardi di dollari, avvicinandosi alla soglia simbolica dei 4.000 miliardi e candidandosi a diventare la prossima big tech a entrare nell’élite finanziaria dominata da Apple e Nvidia. Una crescita alimentata dall’esplosione dell’intelligenza artificiale, dal boom del cloud e da una ritrovata centralità strategica che sta ridisegnando gli equilibri del settore tecnologico.

Il titolo Alphabet ha toccato un nuovo record storico a 315,9 dollari, con un rialzo superiore al 5% nell’ultima seduta e una crescita che sfiora il 70% dall’inizio dell’anno. Numeri che superano nettamente le performance di Amazon e Microsoft, tradizionalmente considerate concorrenti dirette. Soltanto Apple e Nvidia, oggi stabilmente oltre i 4.000 miliardi, restano davanti. Ma per molti analisti Alphabet è la candidata più credibile a completare il podio.

Dopo l’incertezza generata dall’arrivo di ChatGPT nel 2022, che sembrava mettere in discussione il dominio di Google nell’intelligenza artificiale, il biennio 2024-2025 ha segnato una vera e propria rinascita. L’azienda guidata da Sundar Pichai ha rilanciato la propria presenza nel settore grazie a due leve decisive: la crescita di Google Cloud e il debutto del modello Gemini 3, accolto come una delle piattaforme di AI più avanzate e performanti disponibili sul mercato.

Secondo molti esperti, Alphabet non è più soltanto una potenza storica del digitale, ma una piattaforma industriale completa, in grado di competere in ogni ambito della catena di valore dell’intelligenza artificiale, dal software all’hardware, fino alle infrastrutture e ai servizi.

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Il nuovo motore di crescita: AI, cloud e chip proprietari

Il percorso verso i 4.000 miliardi non dipende più soltanto dal tradizionale business pubblicitario, che resta comunque fondamentale, ma dalla trasformazione tecnologica dell’intero gruppo. Google Cloud ha registrato un balzo del 34% su base annua, contribuendo al superamento dei 100 miliardi di dollari di ricavi trimestrali per la prima volta nella storia dell’azienda. Anche Google Search e YouTube continuano a crescere con un ritmo del 15%, mentre l’utile per azione ha battuto le aspettative degli analisti con un margine del 26%.

La vera rivoluzione, però, riguarda l’hardware per l’AI. Alphabet sta riducendo in maniera significativa la dipendenza da Nvidia, sviluppando e commercializzando chip proprietari (TPU) sempre più richiesti dal mercato. Meta è in trattativa per acquistare processori TPU per miliardi di dollari da utilizzare nei propri data center a partire dal 2027, mentre Anthropic ha già firmato un accordo che prevede un milione di unità. L’annuncio dell’interesse di Meta ha innescato un’impennata del titolo Alphabet e, allo stesso tempo, ha messo sotto pressione Nvidia, che ha perso fino al 6% in una sola seduta e oltre il 20% dai massimi di ottobre. Jensen Huang conserva un colosso da oltre 4.000 miliardi, ma ora sente il fiato sul collo di un competitor che pochi mesi fa sembrava lontano.

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Tra euforia e rischio di bolla: il messaggio prudente di Sundar Pichai

L’ascesa fulminea di Alphabet si inserisce in un contesto di entusiasmo globale verso l’intelligenza artificiale, paragonato da molti alla fase “euforica” delle grandi bolle tecnologiche. Lo stesso Sundar Pichai ha invitato alla cautela, sottolineando in un’intervista alla BBC che nemmeno Google sarebbe immune da un’eventuale correzione del mercato dell’AI. Secondo il CEO, la crescita attuale è straordinaria ma potrebbe essere accompagnata da eccessi, suggerendo una certa “irrazionalità” che ricorda quella descritta da Alan Greenspan negli anni Novanta.

Secondo Pichai, ciò che rende Alphabet più stabile rispetto ad altri concorrenti è il suo modello “full stack”, ovvero l’integrazione verticale di tutta la filiera tecnologica: infrastrutture cloud, software, hardware e sistemi di AI generativa. Questa architettura completa offre maggiore resilienza e permette al gruppo di affrontare eventuali scossoni del mercato, in un contesto competitivo che oggi unisce Alphabet, Microsoft e Meta in una partita da quasi 10.000 miliardi di dollari.

Alphabet, da semplice gigante della pubblicità digitale, si sta trasformando in uno dei principali protagonisti dell’ecosistema globale dell’intelligenza artificiale. E ora, la soglia dei 4.000 miliardi sembra meno un traguardo simbolico e sempre più una tappa intermedia nella costruzione del suo nuovo impero tecnologico.

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