Banche ombra: cosa sono e quali pericoli nascondono per il settore finanziario

Le vulnerabilità accumulate nel tempo, quando i “soldi facili” erano favoriti da un decennio di denaro a basso costo, sono state messe a nudo dai rapidi aumenti dei tassi d’interesse. E così, sottolineava poco fa un dossier del Financial Times, gli sforzi per cercare di regolare il settore finanziario non possono che essere moltiplicati, al netto dell’evidenza che se si prova ad aumentare la vigilanza in un’area, i rischi si spostano altrove.

Il giornale finanziario sottolinea come questo sia esattamente ciò che è successo con gli intermediari finanziari non bancari, un assortimento di istituzioni, spesso chiamate “banche ombra“, che forniscono una serie di servizi di investimento e di finanziamento ma che non rientrano nell’ambito della regolamentazione bancaria perché non accettano depositi.

Dopo la crisi finanziaria globale, questi istituti sono cresciuti rapidamente, riempiendo un vuoto lasciato dalla presenza di controlli più severi sui rischi delle banche commerciali, e finendo con l’occupare una quota di mercato pari a quasi il 50% delle attività finanziarie internazionali.

I rischi delle banche ombra

I rischi correlati sono evidenti. Questo gruppo eterogeneo – che comprende assicurazioni, hedge fund, fondi pensione e altri gestori patrimoniali – è una parte importante del sistema finanziario, in grado di fornire credito e capitale all’economia reale. Un settore finanziario diversificato che funge anche da ammortizzatore quando il settore bancario è sotto stress.

Tuttavia, senza una regolamentazione efficace, le banche ombra possono esacerbare la fragilità del sistema finanziario, cosa che è per esempio stata palese nel marzo del 2020, quando gli hedge fund sono stati risucchiati in una corsa alla liquidità dai mercati in crisi, così come nel corso del 2021, quando la Banca d’Inghilterra ha dovuto intervenire in soccorso dei fondi pensione britannici che operavano strategie di investimento oscure.

banca ombra

Le vulnerabilità finanziarie accumulate in un decennio di denaro a basso costo sono state poi messe sotto i riflettori dai rapidi aumenti dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Sebbene la vigilanza bancaria abbia i suoi difetti – come hanno dimostrato le recenti turbolenze negli Stati Uniti e in Europa – è comunque certo che il capitale e la liquidità delle banche sono stati rafforzati dopo la crisi finanziaria e che sonostati predisposti dei solidi meccanismi di risoluzione.

Di contro, le esposizioni non bancarie rimangono una sorta di scatola nera.

Le preoccupazioni del Fondo Monetario Internazionale

Il FMI cita tre fattori secondo cui le banche ombra sarebbero una fonte significativa di rischio in un contesto di politica monetaria restrittiva e di contrazione della liquidità:

  • l’accumulo di leva finanziaria in alcune istituzioni
  • la crescente interconnessione tra le istituzioni non bancarie e con le banche
  • il potenziale di disallineamento di attività e passività dovuto a differenze di liquidità e di scadenza.

Per questo motivo, ritiene il Fondo, è fondamentale che le banche ombra non beneficino di garanzie analoghe a quelle concesse alle banche che raccolgono depositi, e che siano poste al centro delle attenzioni delle autorità di regolamentazione, soprattutto se – si legge ancora nell’approfondimento curato dal FT – l’inflazione elevata persiste e i tassi aumenteranno ancora.

In particolare, conclude il dossier, gli stress test sui rischi dei mercati finanziari non bancari devono diventare una norma perché con la catena di esposizioni transfrontaliere, la cooperazione globale per sostenere l’attenuazione del rischio rimane un elemento fondamentale…

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