In seguito al Decreto Lavoro 48/2023, che ha revocato il Reddito di Cittadinanza ai potenziali ‘occupabili’, si è assistito a una diminuzione della cronica carenza di lavoratori nel settore ristorativo e alberghiero. Tuttavia, in altri settori persiste un divario considerevole tra la domanda e l’offerta di manodopera qualificata.
L’ultimo rapporto di Confartigianato disegna un quadro allarmante riguardo alle sfide incontrate dalle imprese. Dopo aver affrontato le difficoltà causate dalla pandemia da Covid e dagli aumenti dei costi di gas ed elettricità, le aziende si trovano ora a fronteggiare la carenza di lavoratori, con il 47,9% delle assunzioni previste a luglio 2023 che risultano essere di fatto ‘introvabili‘. Questo dato rappresenta un incremento rispetto al 40,3% registrato nel luglio 2022.
Un problema nazionale e settoriale
La carenza di manodopera qualificata non è limitata a un settore specifico ma coinvolge una vasta gamma di attività, dai settore tradizionali fino alle realtà digitali e hi-tech.
Nello specifico, le sfide maggiori emergono nei ruoli di tecnici specializzati nella carpenteria metallica (70,5% di manodopera difficile da trovare), nelle costruzioni (69,9%) e nella gestione di impianti e macchinari (56,6%).
Sul piano regionale, le imprese con maggiori difficoltà nel reperire dipendenti si concentrano principalmente in Trentino-Alto Adige (61,6%), seguite da Valle d’Aosta (57,1%), Umbria (54,6%), Friuli-Venezia Giulia (53,3%), Emilia-Romagna (52,7%), Piemonte (52%) e Veneto (51,4%).
Una prospettiva preoccupante
Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, sottolinea che la carenza di manodopera è diventata uno dei principali problemi per le aziende. C’è lavoro disponibile ma mancano le risorse umane.
Nel frattempo, circa 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni non studiano, non si formano e non cercano lavoro. Granelli mette in evidenza che questa situazione mette a rischio il futuro del “Made in Italy“.
Quali sono le cause della carenza di manodopera
Perché i lavoratori in questi settori sono considerati introvabili dalle imprese? L’analisi di Confartigianato rivela che il 32,4% della mancanza di personale è dovuto alla mancanza di candidati, mentre il 10,8% è attribuito all’inadeguata preparazione di chi è disponibile.
In risposta a questa situazione, le piccole imprese stanno adottando strategie per intensificare la collaborazione con istituti tecnici e professionali, implementare stage, tirocini e programmi di sviluppo di competenze trasversali, oltre a fornire orientamento professionale.
Quali sono le possibili soluzioni
Oltre all’incremento delle retribuzioni, le imprese stanno offrendo pacchetti di welfare aziendale, promuovendo flessibilità negli orari di lavoro e l’adozione dello smart working. Inoltre, sono in corso interventi per migliorare il clima aziendale e il comfort dei luoghi di lavoro.
Tuttavia, queste misure non saranno sufficienti a risolvere strutturalmente il problema senza un cambiamento di paradigma nel sistema educativo. Il presidente di Confartigianato insiste sulla necessità di un’operazione di politica economica e culturale che avvicini la scuola al mondo del lavoro.
Questo comporta una riforma del sistema di orientamento scolastico che valorizzi gli Istituti Professionali e Tecnici, investimenti nelle competenze, specialmente quelle digitali, e un focus sull’alternanza scuola-lavoro e sull’apprendistato duale e professionalizzante.
Quindi, a conti fatti, la carenza di manodopera rappresenta una sfida critica per le imprese italiane. Affrontare questa situazione richiede un approccio multidimensionale che coinvolga il sistema educativo, le politiche aziendali e un ambiente di lavoro favorevole. Solo così l’Italia potrà garantire un futuro solido per il suo “Made in Italy”.
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