Crisi energetica, in Ue vetrine spente e meno riscaldamento. Ecco le misure da adottare

Con l’arrivo dell’autunno sono previsti nuovi rincari sul prezzo dell’energia, sia in Italia che, in misura diversa, negli altri Paesi europei. Famiglie e imprese hanno già ridotto i consumi nei mesi scorsi, nel limite del possibile, anche per una questione di costi sempre più elevati e spesso ormai insostenibili, ma ora non solo sono in arrivo nuovi aumenti dei prezzi, vi è anche il rischio dei razionamenti.

Le forniture di gas che hanno continuato ad arrivare dalla Russia fino ad ora hanno permesso ai Paesi Ue di riempire i siti di stoccaggio fino a raggiungere quote anche superiori all’80%, ma se ad un certo punto, come ci si aspetta che accada, Mosca decidesse di chiudere i rubinetti, allora l’energia comincerebbe comunque a scarseggiare.

L’arrivo della stagione fredda comporterà inevitabilmente un’impennata dei consumi energetici specie nei Paesi del nord Europa, e mentre le famiglie tenteranno di stringere la cinghia accontentandosi di temperature un po’ più basse, le filiere produttive energivore rischiano seriamente di fermarsi in attesa di tempi più favorevoli.

Crisi energetica: i Paesi europei preparano piano per risparmiare luce e gas

In vista del possibile stop alle forniture di gas da parte di Mosca i vari Paesi europei stanno iniziando a strutturare piani di emergenza che dovrebbero permettere di evitare il peggio nell’ambito dell’aggravarsi della crisi energetica che si prospetta con l’arrivo dell’autunno.

Non sono previsti infatti solo pesanti rincari sulle bollette della luce e del gas, con la fine della bella stagione e con l’aumento dei consumi il rischio è quello che per far bastare le scorte accumulate si rendano necessari dei razionamenti. ‘Punire’ la Russia di Vladimir Putin rischia di essere decisamente più difficile (quanto meno per i cittadini) di quel che si prospettava all’inizio, quando si sosteneva che con le sanzioni l’economia russa sarebbe stata messa rapidamente in ginocchio.

Sono invece i Paesi europei, e non la Russia naturalmente, a mettere in atto un campionario di misure che dovrebbero ridurre i consumi di energia e permetterci di arrivare alla fine dell’inverno senza restare completamente a secco di gas. In questa prima fase si tratta per lo più di lievi correttivi allo stile di vita, una sorta di nuova austerity, ma questa volta i sacrifici dei cittadini si rendono necessari perché i governi occidentali hanno deciso di schierarsi contro la Russia a fianco del governo di Volodymyr Zelenski.

In questo momento il prezzo del gas ha raggiunto i 339 euro al megawattora al Ttf di Amsterdam, mentre un anno fa costava intorno ai 25 euro, e per il prossimo futuro sono previsti ulteriori aumenti. Non solo, perché in realtà buona parte delle preoccupazioni per famiglie e imprese europee sono legate al possibile stop delle forniture da parte della Russia, in vista del quale i governi si apprestano ad introdurre misure volte a ridurre i consumi.

A inizio agosto a Bruxelles è stato raggiunto un accordo per la riduzione volontaria del 15% dei consumi, cosa che dovrebbe in teoria ridurre il livello di dipendenza dalle forniture di gas provenienti dalla Russia.

Una iniziativa che si è rivelata però troppo blanda, e che ha ben presto lasciato il posto a nuove misure di contenimento dei consumi. Si entra così nella fase in cui sono i singoli governi nazionali a mettere sul tavolo dei piani per il risparmio energetico i quali, in ogni caso, sono stilati sulla base di linee guida condivise.

I riscaldamenti non potranno superare i 19°C di temperatura durante l’autunno e l’inverno, mentre i condizionatori in estate non potranno essere impostati su temperature inferiori ai 27°C. Questo però è solo l’inizio, si parla anche di regole per le vetrine dei negozi, che dovranno essere spente la sera dopo le 22, mentre le porte dei negozi dovranno restare rigorosamente chiuse per evitare di disperdere il calore in inverno e preservare la temperatura mite d’estate.

Nord Stream 1, quanto durerà lo stop del 31 agosto?

A partire dal 31 agosto fino al 2 settembre è in programma un nuovo stop del flusso di gas che arriva in Europa dalla Russia per via di lavori di manutenzione sul gasdotto Nord Stream 1. Non è detto tuttavia che il flusso di gas riesca effettivamente a riprendere nel giro di un paio di giorni, infatti recentemente gli interventi si sono protratti più del previsto.

Il caso della turbina Siemens che era stata inviata in Canada per una riparazione è quello più eclatante, e mette in evidenza come i ritardi nel completamento dei lavori di manutenzione non siano tanto imputabili alla parte russa quando a quella europea. La suddetta turbina, dopo essere rimasta bloccata in Canada per giorni per via delle sanzioni, è stata infine spedita in Russia attraverso la Germania dove però è tuttora bloccata per ragioni non meglio specificate.

Ed è stata ancora la Germania a non concedere l’autorizzazione per il via libera all’attivazione del flusso di gas attraverso il Nord Stream 2, quando da parte russa era tutto pronto per iniziare ad erogare attraverso questo nuovo collegamento per le forniture della preziosa materia prima.

Le misure per il risparmio energetico in Germania

Uno dei Paesi che subiranno l’impatto più duro della crisi energetica sarà proprio la Germania, dove è stato varato un pacchetto di misure per la riduzione dei consumi di energia elettrica che entrerà in vigore a partire dal 1° settembre.

Negli edifici pubblici la temperatura non potrà superare i 19°C, mentre corridoi, foyer ed aree di transito dovranno restare senza riscaldamento del tutto. Negli ambienti di lavoro in cui i dipendenti svolgono un lavoro fisico intenso la temperatura sarà limitata a 12°C, ma per quanto riguarda le abitazioni private, ancora nessuno azzarda irrealistiche restrizioni, come lo stesso ministro dell’Economia Robert Habeck ha tenuto a sottolineare. “Non vogliamo misurare le temperature nelle camere da letto, la libertà individuale deve valere” ha infatti affermato il ministro tedesco.

Ci si limita a fare un appello alle famiglie affinché diano un contributo alla riduzione dei consumi energetici, anche se, visti gli attuali costi dell’energia e considerato che questi subiranno prossimamente ulteriori aumenti, viene da pensare che la stragrande maggioranza delle famiglie abbia già tagliato tutti i consumi superflui e che sia rimasto ben poco che possano fare per ridurre ulteriormente i consumi.

Sul tema è intervenuto anche il senatore ambientalista Jens Kerstan, che ha spiegato che “in caso di una grave carenza di gas, l’acqua calda potrebbe essere resa disponibile solo in determinate ore del giorno” e nel frattempo l’illuminazione notturna sarà vietata, le insegne dei negozi spente dalle 22 alle 6, e in alcuni Municipi come Augsburg in Baviera già da quest’estate le facciate degli edifici storici di notte non vengono più illuminate, e l’illuminazione stradale è stata ridotta d’intensità.

In Francia per risparmiare energia divieto di pubblicità luminosa

Il presidente Emmanuel Macron è stato molto chiaro nel suo recente intervento sulla questione energetica, quando ha dichiarato: “è finita l’era dell’abbondanza”.

Quanto alle misure che il governo si appresta a varare per contenere i consumi si parla di un pacchetto che prevede tra le altre cose il divieto della pubblicità luminosa tra l’1 di notte e le 6 del mattino, e porte chiuse nelle attività commerciali riscaldate o climatizzate, ma è solo l’inizio.

L’Agenzia per la gestione dell’ambiente e dell’energia transalpina ha spiegato, a sostegno della decisione di ridurre l’illuminazione delle attività commerciali, che un led pubblicitario consuma quanto una famiglia media per illuminazione ed elettrodomestici.

Spagna: luci delle vetrine dei negozi spente dalle 22

Nonostante la Spagna sia uno dei Paesi che meno dipendono dalle importazioni di gas dalla Russia, anche qui il governo si appresta a varare delle misure per contenere i consumi di energia.

Già a partire dal mese di agosto sono entrate in vigore alcune misure quali l’obbligo di spegnere le vetrine dei negozi già alle 22, e quello di tenere chiuse le porte dei negozi nei quali sia attivo riscaldamento o aria condizionata, con il tetto fissato a 27 gradi per quest’ultima durante la stagione estiva.

Misure simili sono al vaglio anche in Portogallo, dove è ancora in corso un dibattito circa i provvedimenti da mettere in campo, stando a quanto riportato da SkyTg24, e si sta valutando la possibilità di ridurre gli orari di apertura dei negozi.

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