L’AIE non è contenta del taglio della produzione di greggio: scenari preoccupanti per il 2023

L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha comunicato poco fa che i tagli a sorpresa alla produzione di petrolio da parte del gruppo di produttori OPEC+ rischiano di esacerbare il deficit di approvvigionamento previsto e di compromettere la ripresa economica.

Il dossier ha espresso grande preoccupazione sul mercato petrolifero, con l’AIE che ha affermato che la “mossa precauzionale” dell’OPEC+ rischia di essere una cattiva notizia per i consumatori in un momento di grande incertezza economica.

I consumatori, che devono far fronte all’inflazione dei prezzi dei beni di prima necessità, saranno costretti ad assottigliare ulteriormente il loro budget“, ha dichiarato l’AIE. “E’ un cattivo auspicio per la ripresa e la crescita economica“.

produzione petrolio

Ricordiamo che il 2 aprile diversi membri dell’OPEC+ hanno annunciato l’intenzione di ridurre la produzione globale di altri 1,16 milioni di barili al giorno fino alla fine dell’anno. La decisione, criticata da molti governi, è stata presa nell’ambito di un’iniziativa non legata alla più ampia politica dell’OPEC+ e, dunque, non soggetta alle delibere ordinarie da parte dell’alleanza.

Ricordiamo anche che i tagli così decisi si aggiungono ai piani esistenti della Russia di ridurre di 500.000 barili al giorno della sua produzione da marzo fino almeno alla fine dell’anno: complessivamente, dunque, i tagli volontari combinati dei membri dell’OPEC+ supereranno 1,6 milioni di barili al giorno.

Ci aspettavamo già che il mercato sarebbe andato in deficit nella seconda metà dell’anno. Ora, con questi tagli che avranno luogo a partire da maggio, ci aspettiamo che il mercato vada in deficit molto prima e con perdite maggiori nella seconda metà dell’anno“, ha dichiarato Toril Bosoni, responsabile della divisione industria e mercati petroliferi dell’AIE.

Bosoni ha poi specificato che i tagli dell’OPEC+ faranno diminuire l’offerta mondiale di petrolio di 400.000 barili al giorno entro la fine dell’anno, poiché l’aumento della produzione da parte dei Paesi non OPEC, come Stati Uniti, Brasile, Canada e Norvegia, non riuscirà a compensare i cali che ora ci si attende dai Paesi OPEC.

Pertanto, conclude, con la domanda di petrolio in aumento e che continuerà ad aumentare per il resto dell’anno, ci si aspetta una nuova riduzione delle scorte e una pressione al rialzo sui prezzi.

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