un lingotto d'oro poggiato su alcune banconote con un grafico a candele sullo sfondo
Oro ai massimi - BorsaInside.com

Settimana da record per l’oro, che dopo una corsa vertiginosa ha chiuso in leggero calo venerdì, ma con il maggior guadagno settimanale dal 2020. I futures sul metallo giallo (GC=F) sono scesi di oltre l’1%, attestandosi intorno ai 4.260 dollari l’oncia, dopo aver toccato un massimo intraday sopra i 4.380 dollari. Su base settimanale, però, il rialzo è stato impressionante: +7%.

Secondo Kyle Rodda, analista senior di Capital.com, “i prezzi dell’oro sono diventati parabolici, spinti da una tempesta perfetta di fattori macroeconomici e geopolitici”. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, le attese di un nuovo taglio dei tassi da parte della Federal Reserve e le preoccupazioni per il credito bancario regionale hanno alimentato la corsa degli investitori verso l’oro come bene rifugio.

Rodda avverte tuttavia che l’impennata potrebbe rappresentare un “segnale inquietante sul futuro”: il mercato potrebbe anticipare un deterioramento economico globale o un eccesso speculativo pronto a esplodere.

Rally sostenuto da banche centrali ed ETF

Il rialzo del metallo prezioso non è un fenomeno isolato. Da inizio anno, l’oro ha messo a segno un guadagno del 59%, sostenuto da forti acquisti da parte delle banche centrali, da un dollaro più debole e dai tagli dei tassi di interesse, che rendono più conveniente detenere oro rispetto ad asset remunerativi. Anche gli ETF basati sull’oro hanno registrato afflussi record nell’ultimo trimestre.

Gli investitori istituzionali restano divisi

Secondo il recente BofA Fund Managers Survey, l’oro è diventato il trade più affollato di ottobre, superando persino la popolare posizione “long Magnificent Seven” sui grandi titoli tecnologici. Tuttavia, la distribuzione delle posizioni mostra un mercato polarizzato:

  • Il 39% dei gestori mantiene zero esposizione al metallo prezioso;
  • Il 19% detiene circa il 2% del portafoglio in oro;
  • Il 16% ha una quota del 4%.

Questa dispersione evidenzia una forte incertezza sulle prospettive a medio termine, con parte del mercato che teme una correzione dopo l’impennata dei prezzi.

Previsioni sempre più ambiziose

Nonostante i timori di una bolla speculativa, le banche d’investimento continuano a rivedere al rialzo i target. Bank of America ha ribadito la sua raccomandazione “long gold”, con una previsione di 6.000 dollari l’oncia entro metà 2026.
Goldman Sachs stima invece 4.900 dollari entro la fine del 2026, mentre JPMorgan vede un target analogo a 6.000 dollari entro il 2029.

Un metallo sotto pressione o un nuovo standard?

L’attuale corsa dell’oro riflette un contesto economico incerto: le tensioni geopolitiche, l’instabilità del credito e il rallentamento globale spingono gli investitori a rifugiarsi negli asset più sicuri. Tuttavia, l’intensità del rally e il volume record di capitali speculativi fanno temere un possibile “soffio di bolla”.

Se il trend dovesse proseguire, l’oro potrebbe trasformarsi non solo in un bene rifugio, ma nel nuovo barometro della fiducia globale, capace di anticipare le grandi turbolenze economiche dei prossimi anni.

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