Quanto ha speso l’Italia per inviare armi all’Ucraina? Ecco la stima dell’Osservatorio Mil€x

A oltre 9 mesi dall’inizio dell’operazione militare speciale (SMO) della Russia in Ucraina, e quindi dopo quasi un anno di aiuti militari che i Paesi occidentali, tra cui l’Italia, inviano a Kiev appare giusto provare a fare un calcolo, per quanto approssimativo, della spesa complessiva sostenuta dal nostro Paese.

La cifra che viene calcolata, per quanto riguarda i soli aiuti militari, cioè l’invio di armi ed equipaggiamento, è quella di 450 milioni di euro. Si tratta di una stima che arriva dall’Osservatorio Mil€x alla vigilia del nuovo dibattito parlamentare che precederà il sesto decreto per l’invio di altre armi all’Ucraina.

La discussione a Montecitorio dovrebbe completarsi nella giornata di oggi, mercoledì 30 novembre, con la presentazione della mozione del Movimento 5 Stelle con cui non si chiede di interrompere l’invio di armi, ma comunque di procedere con un maggior impegno nell’ambito della diplomazia.

Il testo dei 5 Stelle impegna il governo di Giorgia Meloni “a voler illustrare preventivamente alle Aule l’indirizzo politico da assumere in occasione dei consessi di carattere internazionale riguardanti il conflitto Russia-Ucraina, compreso quello concernente l’eventuale invio di forniture militari”.

Lo stesso testo chiede all’attuale esecutivo di impegnarsi in “una serie di sforzi diplomatici”, e non è da escludere che anche i Dem possano appoggiare il documento, ma nel frattempo stanno predisponendo una propria mozione sulla quale però sarà necessario mettere d’accordo le varie correnti del Partito Democratico.

Quanto ha speso l’Italia per inviare armi all’Ucraina, l’analisi di Mil€x

Ma quanto ha speso l’Italia, fino ad oggi, per inviare armi all’Ucraina? Per avere un’idea esatta in realtà bisognerebbe tener conto dell’European Peace Facility (Epf).

Questo è lo strumento che il Consiglio Europeo ha messo in campo per agevolare l’invio di aiuti militari all’Ucraina necessari per portare avanti la guerra contro la Russia. Infatti “i fondi militari sono esclusi dalle competenze specifiche dell’Unione, secondo i Trattati consecutivi”.

L’analisi dell’Osservatorio Mil€x spiega che il contributo di ciascun Paese viene stabilito “in base al reddito nazionale lordo” e “la quota di contribuzione annuale dell’Italia è quindi di circa il 12,5%”.

Su Mil€x viene spiegato quindi che “la modalità di erogazione fondi a copertura degli invii delle armi rimane definita in base al controvalore degli armamenti secondo i meccanismi di funzionamento già stabiliti. Ciò significa che ciascun Paese può richiedere rimborsi Epf in base a quanto dichiara di aver inviato all’Ucraina: poiché però i controvalori dei materiali d’armamento spediti sono molto più alti del fondo comune già deciso, la copertura non potrà essere integrale. Al momento, soprattutto a seguito delle forti pressioni della Polonia, che è ai vertici della lista dei sostenitori militari dell’Ucraina, ci si sta orientando su una copertura pari a circa il 50%”.

Spese militari dell’Italia per la guerra in Ucraina, i dati del ministero della Difesa

Partendo da questi dati l’Osservatorio sulle spese militari italiane può fare un calcolo di quale sia effettivamente il peso dell’invio di armi all’Ucraina per il nostro Paese.

“Partendo dall’unica cifra diffusa in qualche modo dal Ministero della Difesa il nostro Paese si dovrebbe vedere restituiti 75 dei 150 milioni spesi, ma a fronte di una ‘quota Epf’ di circa 387 milioni di euro” spiega l’Osservatorio “cioè un totale complessivo per le casse pubbliche che supera abbondantemente i 450 milioni di spesa”.

Questo calcolo non è ovviamente del tutto esatto, e bisogna anche tener conto dell’eventuale aumento del controvalore dichiarato dall’Italia e, sempre ammesso che la cifra fornita dal ministero non sia una stima minima di base, superata poi dagli invii di armi successivi, il calcolo finale mostrerebbe sicuramente un impatto finanziario maggiore.

Vi sono diversi motivi, come spiega l’Osservatorio, a cominciare dal fatto che la segnalazione di alti “valori di magazzino” per ottenere rimborsi superiori da parte di alcuni Paesi Ue tende a creare delle tensioni, e poi bisogna tener conto del fatto che l’Epf non è in grado di coprire interamente le somme spese dai vari Stati.

Qualora l’Italia andasse a chiedere una somma maggiore a titolo di rimborso per le spese militari per l’invio di armi in Ucraina allora la quota scoperta supererebbe abbondantemente i 75 milioni stimati in questo momento.

Inoltre, spiegano dall’Osservatorio, un altro motivo per cui avremmo un peso finanziario più elevato è da ricercarsi nel fatto che “l’intensificarsi di richieste da parte degli Stati membri potrebbe spingere decisioni di irrobustimento del totale del Fondo, a cui l’Italia come detto contribuisce per un non residuale 12,5%, di fatto aumentando e non certo diminuendo la forbice tra erogato e ricevuto”.

Ad ogni modo quella di 450 milioni di euro è solo una stima dedotta in base ai dati a disposizione, e a seconda di “quale sarà l’indirizzo preso, che potrebbe essere definito e chiarito nell’ambito delle decisioni sulla Legge di Bilancio in discussione a breve, la stima complessiva del costo per l’Italia del sostegno militare all’Ucraina potrebbe dover essere significativamente ritoccata, in aumento“.

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