Salvini dagli USA pronto a essere pedina di Trump, arginando il M5s e prendendo il posto di Conte

Sembra che il “tuttofare” leader della Lega Matteo Salvini sia riuscito anche nella non facile missione di rassicurare gli USA rispetto al ruolo che intende giocare l’Italia sul piano internazionale. In realtà le rassicurazioni vertevano più che altro sul ruolo che lui stesso è disposto a giocare, mentre quella imboccata dal governo italiano è una strada tutta diversa almeno per ora.

Una strada che agli USA e al presidente Donald Trump in particolare non piace molto. Così Salvini ha in qualche modo garantito l’allontanamento del Movimento 5 Stelle, spina nel fianco dell’amministrazione Trump, in un’incontro, quello col Vicepresidente Mike Pence e il Segretario di Stato Mike Pompeo, tutt’altro che semplice.

Salvini doveva necessariamente dissipare i dubbi che aleggiavano circa i suoi rapporti con Mosca, e al tempo stesso convincere gli USA di essere un leader più affidabile di Giuseppe Conte. Ma cosa più importante di tutte, doveva dimostrare di essere in grado di arginare il Movimento 5 Stelle, reo di avere una propria visione politica su questioni come F35, crisi in Venezuela, rapporti con la Cina e tecnologie 5G.

Un tasto particolarmente dolente per Trump e Salvini, quello degli F35 e del taglio alle spese militari in generale. Per colpa del “pacifista” Luigi Di Maio infatti, la spesa militare italiana è crollata all’1% del PIL, mentre le direttive NATO erano quelle di mantenere una soglia minima di spesa militare pari al 2% del PIL. Cosa che probabilmente spingerà il vicepremier Salvini a chiudere i conti con il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta.

Ma il vero cruccio di Salvini al momento è la Flat Tax. L’abbassamento delle tasse per il rilancio dell’economia è in questo momento fondamentale per la Lega. Il Movimento 5 Stelle è perfettamente d’accordo con questa riforma, ma spetta a Salvini spiegare dove troverà i fondi. Il vero interlocutore da convincere infatti non è la controparte penta stellata, bensì l’Europa, le cui politiche di austerity non sono una spina nel fianco solo per l’Italia, ma rappresentano un problema anche per la Casa Bianca.

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