Sondaggi politici, chi vincerebbe se si votasse oggi? La lega non vince senza alleati

Gli ultimi sondaggi delle maggiori agenzie danno ancora la Lega in gran forma, con percentuali di consenso che pochi partiti italiani possono vantare di aver raggiunto. E salvini ha annunciato di voler correre da solo, ma potrebbe davvero vincere senza alleati? Ecco quali sono i sondaggi e quali scenari si prospettano all’indomani della crisi voluta dalla Lega.

La Lega, secondo i sondaggi più recenti, godrebbe di ampi consensi che le permetterebbero di vincere le prossime elezioni politiche senza grosse difficoltà. Gli scenari tracciati per l’agenzia Agi da Youtrend sui dati raccolti in data 1 agosto, quindi pre-crisi, mostrano una Lega saldamente al comando come primo partito d’Italia al 36,8%, il Pd come secondo partito al 21,7%, il Movimento 5 Stelle terzo partito al 17,6%. Seguono Forza Italia, fortemente ridimensionato rispetto agli ‘antichi fasti’, al 7,3%, Fratelli d’Italia al 6,4%, +Europa al 2,9%, i Verdi al 2,3% e La Sinistra al 2%

Pieni poteri a Salvini

In questo modo la Lega vincerebbe le elezioni politiche senza incontrare alcuna difficoltà, ma per poter formare un governo, il 37% non è sufficiente. Così prima o dopo il voto anche il Carroccio con le sue percentuali avrà bisogno di alleati, e non avrà difficoltà a trovarli, visto la convergenza di vedute con Fratelli d’Italia in primis, e se non dovesse bastare, anche con Forza Italia.

Un’ipotetica alleanza con Fratelli d’Italia permetterebbe alla Lega, dando per buone le percentuali rilevate dai sondaggi, di raggiungere e superare il 43%, ma con Forza Italia la maggioranza in Parlamento sarebbe schiacciante, sia alla Camera che al Senato. Con la Meloni e Berlusconi, la coalizione di Salvini arriverebbe al 50% dei voti senza difficoltà.

Alla Camera la Lega con Fi e FdI avrebbe in tutto 416 seggi su 618, mentre al Senato raggiungerebbe i 210 seggi su 309. Una maggioranza di questo genere gli permetterebbe non solo di governare indisturbato, ma anche di approvare riforme costituzionali.

Le incognite del voto

Quello fin qui descritto è lo scenario che ci aspettiamo se non intervengono altri fattori. Insomma se la Lega resta forte anche dopo la caduta del governo, visto che a mandare tutto alle ortiche è stato proprio Salvini, o se invece i prossimi sondaggi, quelli post-crisi insomma, mostrano una inversione di tendenza.

Questa è già una prima incognita. E d’altra parte i possibili effetti negativi che far cadere il governo avrebbe prodotto sull’opinione pubblica hanno frenato Salvini per un bel po’. Né lui né Di Maio volevano assumersi questa responsabilità, in parte proprio perché avrebbe rappresentato quasi certamente una perdita di consensi. 

Ma le incognite più interessanti sono legate soprattutto al Movimento 5 Stelle, e sono principalmente queste tre. La prima riguarda il candidato premier, che se dovesse essere Conte la Lega avrebbe una bella gatta da pelare. Se l’attuale premier dovesse decidere infatti di scendere in campo, sarebbe un temibile rivale per Salvini, visto che sempre secondo i sondaggi, Giuseppe Conte è persino più popolare di Matteo Salvini.

Secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto Piepoli il 60% degli intervistati ha molta fiducia nel Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si parla in questo caso di una figura super partes, e di un dato quindi che non ha un gran significato politico. Ad avere fiducia nel premier Conte sarebbe invece il 50% degli intervistati, mentre solo il 44% ne avrebbe nel leader della Lega Matteo Salvini.

La seconda incognita riguarda invece la combattività del Movimento 5 Stelle, e la sua indubbia capacità di richiamare a raccolta le masse degli scontenti, tra i quali staranno presumibilmente per confluire tutti coloro che si aspettavano che il governo durasse 5 anni, e che sono delusi da questa crisi causata dalla Lega.

Inoltre in questi 17 mesi di governo, sia Beppe Grillo che Alessandro Di Battista, sono rimasti quasi completamente fuori dal confronto politico. Grillo è intervenuto in difesa dei suoi di recente in occasione dell’attacco al Movimento 5 Stelle da parte del leader dei No Tav Perino, ma non interveniva nel dibattito da un pezzo. Di Battista poi ha già dichiarato che in caso di elezioni anticipate sarà in prima linea coi 5 Stelle.

La terza incognita riguarda più che altro la data del voto. Se dovesse insediarsi un governo tecnico di durata non proprio breve, i consensi della Lega potrebbero pian piano defluire verso altri partiti. Soprattutto se alcune questioni come la restituzione dei 49 milioni di euro che la Lega si era messa in tasca, o come quella dei presunti finanziamenti russi al Carroccio, dovessero avere troppa eco mediatica. 

Sembra che l’election day possa cadere nel mese di ottobre, ma non è da escludere che slitti fino a metà maggio, la data in quest’ultimo caso potrebbe essere quella del 20. Un periodo d’attesa troppo lungo per conservare un consenso così ampio, e se nelle regioni del Nord gli elettori della Lega resteranno fedeli fino in fondo, forse al Sud sarà un po’ più difficile per Salvini tenerseli stretti tutti quanti.

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