Manovra finanziaria: trovate le risorse per evitare l’aumento dell’IVA

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato che le risorse per evitare il temuto aumento dell’IVA sono state trovate, inoltre la Nadef è in discussione nel Consiglio dei Ministri di oggi lunedì 30 settembre.

Nel vertice notturno c’erano state alcune tensioni nella maggioranza, ma sembra che ora sia tornata la calma e il lavoro è ripreso di buona lena, con il progetto di un incentivo per chi effettua pagamenti elettronici soprannominato “bonus befana”.

“Sono stati trovati i 23 miliardi” ha annunciato il premier Giuseppe Conte intercettato dai giornalisti appena uscito da Palazzo Chigi, quindi con la manovra in cantiere il governo riuscirà a “sterilizzare l’incremento dell’Iva”.

Conte ha anche garantito che quella dell’IVA, pur essendo una questione di primaria importanza, non è certamente l’unico obiettivo che si pone questo esecutivo. Il governo è al lavoro per realizzare le altre misure promesse, dalla svolta green alla lotta all’evasione fiscale.

“Non ho chiesto la fiducia solo per intervenire sull’Iva” ha dichiarato il premier, che ha reso noto che il Ministero dell’Economia ha già iniziato a lavorare ad alcune misure che potrebbero essere inserite nella legge di Bilancio.

Una di queste è il cosiddetto “bonus befana”, che consisterebbe in una specie di premio che può arrivare fino a 475 euro destinato a chi, entro la fin dell’anno, ha pagato fino a 2.500 euro tramite carte di credito o bancomat. La sugar tax, o “tassa delle merendine” come era stata soprannominata, invece non verrà inserita nella manovra.

“Non solo non tassiamo le merendine, ma riduciamo l’Iva su pasta e latte e altri beni di prima necessità per aiutare le famiglie” ha scritto su Twitter Alessia Morani sottosegretaria Pd al Mise “e sapete che c’è? Alla fine dell’anno metteremo anche un po’ di soldi in tasca agli Italiani con il bonus Befana. Il resto sono chiacchiere e fake news”.

L’aumento dell’Iva non ci sarà

Nelle ultime ore si era tornato a parlare del rischio aumento dell’Iva, ma il premier Conte ha fatto sapere che non c’è alcun rischio. “La prima bella notizia” ha dichiarato il presidente del Consiglio “è che sterilizziamo l’incremento dell’Iva, 23 miliardi sono stati trovati. C’è qualche cosa che ci manca ma siamo ambiziosi, non mi sono presentato in Parlamento solo per chiedere e ottenere la sterilizzazione dell’Iva. Mi sono presentato alle Camere e ho ottenuto la fiducia per realizzare una svolta verde, per perseguire l’evasione fiscale, per realizzare la modernizzazione del Paese, promuovere gli investimenti, far volare l’Italia. Non mi posso accontentare solo di sterilizzare l’Iva”.

Conte ha spiegato che il governo sta “lavorando per far scendere l’Iva sulle bollette dal 10 al 5 così come abbassare all’1 l’Iva su prodotti come il pane, il latte e la frutta. Ma per fare questo bisogna incrementare l’utilizzo di mezzi alternativi al contante e per fare questo il piano è dare a tutti la possibilità di accedere a mezzi elettronici di pagamento a costo zero”.

Come funzionerà il bonus Befana

Ancora non si sa bene come sarà strutturato il bonus Befana perché ancora è al vaglio del Mef. Ma in base a quanto fin qui trapelato la maggioranza sta lavorando a un “superbonus” del 19% sugli acquisti con carta di credito o bancomat in alcuni specifici settori ritenuti a rischio evasione.

L’importo massimo del bonus dipenderà anche dalle risorse disponibili, ma si parla già di una detrazione massima di 475 euro per una spesa complessiva di 2.500 euro, pagati naturalmente con metodi di pagamento elettronici.

Parallelamente si andrebbe a riconoscere un cashback mensile su tutti i pagamenti tracciabili, e questo verrebbe elargito in unica soluzione, probabilmente a inizio anno, motivo per cui è stato ribattezzato “bonus della Befana”. Secondo alcune fonti però, questo bonus si inserirebbe all’interno del complesso quadro della “nuova Iva” che prevede una rimodulazione delle aliquote.

L’obiettivo è quello di dare “più soldi in busta paga ai lavoratori dipendenti” ha spiegato il premier riferendosi al taglio del cuneo fiscale, obiettivo non solo di Conte ma anche del ministro dell’Economia dem Roberto Gualtieri.

Le tensioni al vertice a Palazzo Chigi

Il vertice è durato fino a notte fonda, e sembra che ci siano stati dei momenti di particolare tensione, specie tra dem e renziani. I primi accusavano gli altri di essere contrari a misure anti-evasione e di non voler ridurre il cuneo fiscale aumentando l’importo delle buste paga dei lavoratori. La ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova che ha seguito Renzi fuori dal Pd e quindi in Italia Viva, si è resa protagonista di un acceso dibattito con gli ex compagni di partito.

Il nodo da sciogliere riguarda le altre misure da inserire nella manovra, perché se i 23 miliardi per scongiurare l’aumento dell’Iva previsto dalle clausole di salvaguardia sono stati trovati, i fondi necessari per rendere possibile il taglio del cuneo fiscale e il progetto del salario minimo, ancora non ci sono.

Movimento 5 Stelle e i renziani hanno detto chiaramente no a qualsiasi aumento d’imposta, compresi aumenti sui generi di lusso, e per il momento questa linea sembra prevalere. Arriva poi da Luigi Di Maio la proposta di servirsi di un software anti-frode che dovrebbe permettere al governo di recuperare dai 5 ai 7 miliardi di euro.

Questo strumento avrebbe la funzione di evitare che alcuni cittadini riescano ad ottenere dall’INPS dei crediti in realtà non dovuti. Il trucco che viene usato consiste nel presentare richiesta all’Istituto di Previdenza, rilasciando delle dichiarazioni delle quali di fatto, spiegano fonti grilline, non viene mai appurata la veridicità. Così il credito vantato da aziende e imprenditori viene effettivamente riconosciuto anche quando non sarebbe dovuto. Grazie a questo software realizzato ad hoc, il trucchetto smetterebbe di funzionare, e si potrebbero recuperare risorse fondamentali per misure a favore di cittadini onesti.

Dal leader dem Nicola Zingaretti arriva l’invito a non ripetere gli errori del passato, errori che “hanno creato povertà, paura e rabbia” ha detto il segretario del Pd “dobbiamo puntare alla crescita. Sviluppo e giustizia sociale devono camminare insieme. Tagliare le tasse a chi guadagna poco è importante per i consumi che sono fermi e perché in troppi non ce la fanno ad arrivare a fine mese. E’ giusto non aumentare l’Iva, non è corretto scaricarne i costi con tagli ai Comuni lasciando di nuovo soli i Sindaci o facendo cassa ignorando la condizione della povera gente che ha bisogno di stipendi più alti”.

Sembra che sia stata quindi ritrovata l’armonia nella maggioranza, con dichiarazioni che esprimono soddisfazione anche da parte dei ministro dem per gli Affari regionali e per l’Autonomia Francesco Boccia, che parlando dall’assemblea dell’Unione industriale di Torino ha dichiarato: “vedrete che abbiamo la barra non solo dritta ma vincolata ai nostri impegni”.

In sintonia anche le dichiarazioni che giungono dal vicesegretario del Pd Andrea Orlando, che su Twitter ha scritto: “Io credo che uno degli obiettivi fondamentali di questa manovra debba essere quello di ridurre la pressione fiscale sulla busta paga di chi non arriva in fondo al mese. Solo così si aiuta chi ha bisogno e si fanno ripartire i consumi”.

Il capogruppo alla Camera di Liberi e Uguali Federico Fornaro bisogna “lavorare uniti” essendo “coscienti che il reperimento delle risorse per disinnescarae le clausole di salvaguardia è compito di tutti, nessuno escluso. Nella legge di bilancio” spiega Fornaro “deve essere dato un segnale chiaro e inequivocabile: più soldi in busta paga a chi ha sofferto di più gli effetti di questa crisi, insieme a una lotta all’evasione fiscale che faccia finalmente pagare chi in questi anni si è arricchito sulle spalle dei contribuenti onesti”.

Esprime invece preoccupazione l’Anci, che teme tagli alle amministrazioni locali. Il presidente dell’associazione Antonio Decaro ha dichiarato: “l’aumento dell’Iva è senza dubbio un rischio da scongiurare. Un imperativo per un Paese che ha bisogno di rimettersi in piedi, di tornare a correre senza lasciare indietro nessuno. Ma sicuramente questo rischio non si scongiura usando i Comuni italiani come bancomat”.

Secondo il presidente dell’Anci questo sistema è già stato usato in passato, con conseguenze per le amministrazioni locali che si vedono ancora oggi. “Questa volta non possiamo essere ancora noi a pagare i conti” ha detto il Decaro “non mentre i nostri bilanci sono in una condizione di equilibrio precario e non mentre servono, al contrario, investimenti per salvare i piccoli Comuni e rilanciarne la fondamentale funzione di presidio per il nostro Paese, e per rendere più sostenibili e vivibili le città. Questa volta no. I sindaci sono pronti a scendere in piazza” ha concluso il presidente dell’Anci.

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