Dl Semplificazioni, la bozza è pronta ma l’esecutivo tentenna. Entro il fine settimana si terrà il Cdm

Sembra tentennare sul decreto Rilancio, il governo guidato da Giuseppe Conte, che in questi giorni ha avuto diverse ‘incomprensioni’ con il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti. Se non altro però, stando a quanto riportato oggi dall’Ansa, è nell’aria un ‘chiarimento’.

Il segretario dem ed il presidente del Consiglio si sono infatti incontrati per fare il punto della situazione e scegliere una linea comune. Una sorta di tregua, secondo l’agenzia, più che una vera e propria pace, perché qualche meccanismo all’interno della maggioranza sembra tuttora inceppato.

Sono le parole che arrivano da esponenti del Pd a confermarlo. “Il governo ha la forza per decidere e fare le cose” dicono i dem, eppure si continua a temporeggiare, o almeno questa è la sensazione. Ma perché non si passa all’azione? L’immobilismo viene attribuito alle difficoltà di trovare una linea condivisa con le forze, invero alqaunto variegate, che compongono la maggioranza, ma è davvero questa la causa?

“Io e Zingaretti la pensiamo allo stesso modo: bisogna correre” dice il premier, ed ecco che si tenta di fissare il Consiglio dei Ministri per la giornata di oggi, o al più tardi per il fine settimana.

La bozza del dl Semplificazioni, pronta da giorni, potrebbe essere messa sul tavolo del Cdm entro domenica al più tardi, ma non è l’unico nodo da sciogliere. C’è infatti anche la questione della nuova legge elettorale, che il Pd vuole portare in Aula entro la fine del mese.

Conte però preferisce che l’esecutivo si concentri su quella che egli definisce “la madre di tutte le riforme”, ribadendo poi che ha “frettissima” di approvarla e che non permetterà che venga “annacquata” dai dubbi dei partiti e da richieste come quella avanzata da Italia Viva, che vuole eliminare dal testo le norme sull’abuso d’ufficio.

Secondo i renziani infatti questa norma servirebbe a ‘salvare’ le sindache del Movimento 5 Stelle. Non solo quella sull’abuso d’ufficio ad ogni modo, perché Italia Viva non gradisce nemmeno quella sul danno erariale.

Il premier, secondo quanto riportato oggi dall’Ansa, ha spiegato nel corso di una lunga passeggiata per le vie del centro di Roma che si deve “osare”, avere “coraggio”. Conte infatti non esita a difendere ancora il modello che prevede l’utilizzo di supercommissari sul modello Genova e deroghe sugli appalti, nonostante l’Autorità anticorruzione li definisca ipotesi “rischiose”.

“Non è ammissibile che in Italia non facciamo o facciamo lentamente per paura di infiltrazioni mafiose o criminali” ha affermato il presidente Conte, sottolineando che “il modello Genova ha funzionato”.

Ora il premier dovrà mettersi al lavoro per riunire i rappresentanti della maggioranza, coi quali si dovrà giungere ad una linea condivisa, che al momento non c’è, tant’è che non sono in pochi quelli che parlano di un via libera al dl Semplificazioni “salvo intese” in Cdm.

I nodi del decreto Semplificazioni

I temi da affrontare comprendono la norma sull’abuso d’ufficio cui si accennava poc’anzi, le soglie per gli appalti senza gara, l’elenco delle grandi opere pubbliche (dalla dorsale jonica alla Roma-Pescara) che dovranno essere affidate a commissari sul modello Genova e anche, come ricorda Loredana De Petris di Liberi e Uguali, la norma sull’edilizia dalla quale è stato tolto il condono, mentre restano “disposizioni pericolose” secondo l’esponente di LeU.

Per Pd e LeU il progetto degli appalti senza gara non convince, mentre per il M5s e Italia Viva il modello Genova è valido. Ma si tratta solo di una minima parte delle misure contenute nella bozza del dl, all’interno del quale c’è di tutto: obbligo di installare colonnine per la ricarica delle auto elettriche in autostrada, ampliamento della rete internet attraverso l’installazione della banda ultralarga.

Nelle ultime versioni della bozza sono anche cambiate le soglie degli appalti senza gara, e sono stati introdotti diversi scaglioni per lavori, servizi e forniture tra i 150 mila e 1 milione.

Sull’Ansa leggiamo che “per superare il ‘blocco della firma’ per danni ‘cagionati da omissione o inerzia’ i funzionari saranno perseguibili per colpa grave, nella riscrittura della responsabilità erariale”. Un tema questo che è stato affrontato in un colloquio con Zingaretti a Palazzo Chigi durato oltre un’ora.

In quell’occasione alcuni punti comuni sono stati trovati, ma i nodi da sciogliere restano tanti. Il premier aveva bollato come “chiacchiericcio” le voci secondo le quali tra il segretario dem ed il premier le cose non stessero funzionando tanto bene.

Di certo c’è che il segratario del Pd ha tenuto a sottolineare nel corso del suo colloquio con il premier che il Pd chiede un decreto Semplificazioni da aprile, e che ora non gradisce che al suo partito venga affibbiata l’etichetta che li contraddistinguerebbe come quelli che non vogliono andare avanti.

Si avvicina l’election day

Poi è stato toccato il tema delle elezioni regionali, e qui un punto d’incontro tra Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti è stato presto trovato. Il premier infatti ha affermato pubblicamente che se M5s, Iv, Pd, e LeU non correranno insieme alle elezioni regionali sarà “una sconfitta per tutti”.

Parole queste che chiaramente il segretario del Pd ha gradito molto, poi però ci si scontra con la dura realtà, quando in occasione dell’ennesima riunione di maggioranza, alla quale non prendono parte i renziani, non si giunge ad alcun accordo sulla proposta di un candidato comune in Liguria.

L’election day sarà il 20 settembre, il che vuol dire che mancano poco più di due mesi, durante i quali resta ancora tanto lavoro da fare per chiudere alcuni dossier piuttosto urgenti. C’è la questione della revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia, c’è la modifica dei decreti sicurezza, cose su cui insomma si dovrebbe giungere ad una conclusione prima delle elezioni.

Sempre a settembre poi si dovrebbe prendere la sofferta decisione che riguarda l’uso del Mes. La fatidica scelta è stata rimandata a quando sarà stato ampiamente definito il pacchetto di aiuti europei.

A tal proposito c’è poco da spingere, visto che il rischio è che l’attuale maggioranza non regga la prova del voto in Aula al Senato, dove una parte del M5s non è disposto a cedere sulla questione del fondo salva-Stati. Conte si è premurato di ricordarlo a Zingaretti nel corso del loro colloquio.

Per le stesse ragioni c’è chi propone di rinviare a settembre anche il nuovo scostamento di bilancio, che dovrebbe essere pronto entro la fine di luglio, ed indicare la cifra dei 15 miliardi circa. In questo caso occorre la maggioranza assoluta, è vero, ma trattandosi di un voto molto meno ‘politico’ ci sono meno preoccupazioni, nonostante le minacce di Forza Italia.

Dovrebbe essere fissata invece per il mese di agosto, secondo il Pd, la deadline per l’approvazione alla Camera della nuova legge elettorale, ma Conte ricorda che si tratta di un tema di competenza del Parlamento. Intanto Graziano Delrio riesce a far calendarizzare l’approdo in Aula per la data del 27 luiglio.

L’idea sarebbe quella di iniziare con il via libera al modello proporzionale con soglia di sbarramento fissata al 5%, sul quale una prima intesa era stata già raggiunta. Italia Viva in questo caso avrebbe, almeno stando a tutti i sondaggi politici fatti fino ad oggi, praticamente zero possibilità di mettere piede in Parlamento.

E infatti l’iniziale consenso da parte dei renziani ha recentemente lasciato il posto ad una nuova proposta: Italia Viva chiede infatti che si adotti “il modello dei sindaci”.

I problemi più impellenti però sono altri, ed è Ettore Rosato a ricorda che “fuori dal Palazzo la priorità è la crisi economica”, mentre Orlando ribatte che “si possono fare due cose insieme”. E una delle due cose dovrebbe essere anche la trattativa sulle presidenze delle Commissioni alla Camera, che si voteranno il 14 luglio. In gioco ci sono i posti lasciati vacanti dagli esponenti della Lega, 2 dei quali sono già stati ‘prenotati’ da Italia Viva, ma anche qui si dovrà attendere l’esito delle trattative.

Cosa c’è nel decreto Semplificazioni?

Per il momento per conoscere le misure contenute nel decreto Semplificazioni dobbiamo fare riferimento alla bozza che sta circolando sui principali canali di informazione. Si tratta di un testo composto da 48 articoli che però è suscettibile di ulteriori modifiche che verranno presumibilmente apportato nel corso del suo iter di approvazione.

Si attendono infatti le considerazioni che verranno fatte nell’ambito del Consiglio dei ministri e naturalmente l’esito del suo iter parlamentare. Allo stato attuale, il decreto semplificazioni contiene, secondo quanto fatto sapere dallo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, una serie di provvedimenti indispensabili per far ripartire il Paese all’insegna di modernità ed efficienza.

Stando a quanto riportato da Money.it, il decreto Semplificazioni punta tra le altre cose a “snellire procedure e pratiche statali al fine di rilanciare il Paese”.

Nella bozza sono presenti 4 titoli che rappresentano altrettante macro-aree di intervento per rilanciare i diversi settori del Paese.

  • Semplificazioni per contratti pubblici ed edilizia
  • Semplificazioni procedimentali e responsabilità
  • Misure mirate per la semplificazione e per il sostegno e la diffusione dell’amministrazione digitale
  • Semplificazioni che riguardano le attività di impresa, il tema dell’ambiente e la green economy

I nodi cruciali sono quindi quello dei contratti pubblici e quindi le gare di appalto; le autorizzazioni a costruire e le demolizioni edilizie; la questione dell’abuso d’ufficio e la responsabilità per danno erariale da parte di pubblici funzionari; la semplificazione del procedimento amministrativo, con uno sguardo attento sui controlli antimafia; la riforma della procedura di Via per i vincoli ambientali.

Nel decreto si parla anche di digitalizzazione e green economy. Infatti uno degli aspetti su cui si vuole far leva è quello dello smart working, nell’ambito del quale si pensa ai nuovi strumenti digitali nel rapporto tra imprese, istituzioni e pubblica amministrazione, ma anche all’identità digitale che va via via diffondendosi, e all’uso di app per operazioni specifiche.

Semplificazioni nell’assegnazione degli appalti

Uno dei principali obiettivi che il decreto Semplificazioni si prefigge è quello di riformare il sistema per l’aggiudicazione di appalti per opere pubbliche, ma si tratta di un vero campo minato.

Si tratta infatti di un nodo tutt’altro che facile da sciogliere. La bozza così come è stata diffusa stabilisce che sui contratti pubblici sia previsto, per tutte le procedure avviate a partire dal 31 luglio “l’affidamento diretto o in amministrazione diretta per lavori, servizi e forniture di importo inferiore a 150 mila euro; l’applicabilità della procedura negoziata senza bando con consultazione di almeno cinque operatori per tutte le altre procedure, nel rispetto di un criterio di rotazione degli inviti, con individuazione degli operatori in base a indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici”.

Nel decreto Semplificazioni si parla anche dei contratti sopra soglia, per i quali potrebbe essere prevista “l’applicabilità, salva motivata determinazione di ricorso alle procedure ordinarie, della procedura ristretta o, nei casi previsti dalla legge, della procedura competitiva con negoziazione prevista dal decreto legislativo 50 del 2016 per i settori ordinari, e per i settori speciali, ovvero ricorrendone i relativi presupposti con le procedure sempre previste dallo stesso provvedimento in ogni caso con i termini ridotti, per ragioni di urgenza”.

Nella bozza del decreto si stabilisce che il presidente del Consiglio, su proposta del ministro di Infrastrutture e Trasporti, può predisporre un elenco di opere classificate come urgenti in virtù del fatto che risultano connesse con l’emergenza sanitaria ed economica legata alla pandemia di coronavirus, ed in tal modo non sarà necessario rispettare i normali tempi procedurali.

Per quel che riguarda la lotta alla mafia nell’ambito dell’assegnazione delle gare di appalto, la bozza del decreto apporta alcune modifiche all’aspetto dei controlli anti-mafia, stabilendo che “fino al 31 luglio 2021, si prevede l’applicabilità della procedura d’urgenza per il rilascio della certificazione antimafia… Con revoca del beneficio o dell’agevolazione attribuita al privato nel caso in cui la documentazione successivamente pervenuta accerti la sussistenza di una delle cause interdittive ai sensi della disciplina antimafia”.

E ancora leggiamo sempre nella bozza che “si introduce quindi, all’interno della legislazione antimafia, al fine di adottare mirate cautele volte a sventare il rischio di possibili infiltrazioni e condizionamenti della criminalità organizzata nel circuito dell’economia legale e, quindi, di rafforzare i presidi di legalità, l’istituto dei protocolli di legalità, delimitandone il contenuto e l’ambito di applicazione”.

Il decreto Semplificazioni sull’impatto ambientale

Il Paese ha bisogno di semplificazione, ma a condizione che ciò non metta a rischio l’integrità ambientale. È un preciso obiettivo del decreto, perseguito attraverso la procedura di controllo dei vincoli sull’ambiente, tema molto caro al Partito Democratico.

Nella bozza leggiamo infatti che “l’attuale normativa prevede tempi di durata della procedura Via molto lunghi (pre-screening 8 mesi circa, valutazione Via 20 mesi circa, fase di consultazione 15 mesi circa, provvedimento unico ambientale circa 28 mesi) che, nella realtà, diventano ancora più lunghi arrivando a toccare anche punte estreme di 10 anni circa. Abbattere i tempi di durata del procedimento è, pertanto, la prima necessità“.

Il dibattito in questo caso si concentra, sia per il meccanismo di Via che per le Sovraintendenze sulla possibilità di attivare il potere sostitutivo in caso di inerzia e di prevedere l’introduzione di una “procedura speciale accelerata dedicata all’espletamento delle procedure Iva delle opere ricomprese nel Programma Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC). Tali procedure sarebbero affidate all’istruttoria di una Commissione speciale composta da dipendenti pubblici”.

Nella bozza del dl Semplificazioni la riforma dell’abuso d’ufficio

Il decreto Semplificazioni, nell’ambito dell’abuso di ufficio, punta a circoscrivere la responsabilità in modo più netto. L’obiettivo che si prefigge, stando alla bozza, è quello di “non residuare margini di discrezionalità per il soggetto, in luogo della vigente previsione che fa generico riferimento alla violazione di norme di legge o di regolamento. Ciò al fine di definire in maniera più compiuta la condotta rilevante ai fini del reato di abuso di ufficio”.

Fin qui il contenuto della bozza, ma per conoscere il testo definitivo del decreto Semplificazioni bisognerà attendere ancora qualche giorno.

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