Rientro a scuola il 14 settembre, Azzolina conferma la data nonostante dubbi di esperti, presidi, sindacati

Il rientro a scuola non può essere rimandato, questo è chiaro. Un Paese che ha avuto 6 mesi per potenziare il sistema sanitario e mettere a punto un piano in grado di reggere un’eventuale impennata dei nuovi casi di contagio, non può permettersi il lusso di rinviare la riapertura delle scuole perché c’è ancora qualche positivo e qualche malato in Italia.

I dati che vengono pubblicati in questi giorni vengono definiti preoccupanti, ma ad oggi in terapia intensiva ci sono 60 persone, lo 0,0001% della popolazione italiana, e i ricoverati con il Covid-19 sono in tutto circa 800, poco più dello 0,001% del numero di abitanti che conta il Paese.

Numeri che evidenziano l’inconfutabile dato di fatto che in questo momento non vi è in corso alcuna emergenza sanitaria. Ma cosa potrebbe succedere se all’indomani della riapertura delle scuole dovesse verificarsi un aumento considerevole del numero dei casi di Covid-19?

Chiuse le discoteche e poi appello ai giovani

Due misure, quelle adottate con l’ultimo Dpcm, che dovrebbero ridurre la diffusione del virus negli ambienti della cosiddetta movida. È tra i giovani infatti che il virus si sta diffondendo in queste settimane, seppur resti nella stragrande maggioranza dei casi del tutto incapace di produrre i sintomi della malattia.

Si parla di asintomatici, quelli che secondo l’Oms “è estremamente raro che possano trasmettere il virus”, anche perché, come ha spiegato il virologo Lopalco, ‘consigliere’ del governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, alla luce dei risultati dell’indagine sierologica condotta dall’Istat con la collaborazione del ministero della Saute e il supporto della Croce Rossa italiana, “il virus non si trasmette per aerosol”.

Se così non fosse allora “avremmo avuto numeri a due cifre” spiega ancora Lopalco nel commentare i dati emersi dall’indagine sierologica. Ma questo non ha fermato il governo che ha pensato bene di imporre l’uso della mascherina anche all’aperto negli spazi della ‘movida’ dalle 18 alle 6 e di chiudere le discoteche.

Non esattamente un attestato di fiducia nei confronti dei giovani che evidentemente hanno più voglia di vivere che paura di morire e la cosa non sembra socialmente accettata oggigiorno. La colpa del fatto che il coronavirus continua ad esistere viene sostanzialmente imputata ai giovani, e proprio a loro si rivolge il ministro Speranza.

“Aiutateci a tenere sotto controllo il contagio” dice il ministro della Salute, Roberto Speranza, che dopo aver fatto il ‘poliziotto cattivo’ ora fa il ‘poliziotto buono’. “Tra meno di un mese dobbiamo riaprire le scuole e università in sicurezza. E non possiamo sbagliare. Non c’è un finale già scritto in questa partita, dipende dai nostri comportamenti e tutti, a cominciare dai ragazzi, dobbiamo esserne consapevoli” ha aggiunto poi il ministro.

Nelle ultime 24 ore il numero dei contagi risulta in lieve calo, ma è in calo anche il numero dei tamponi, quindi quello che dobbiamo considerare è la percentuale di positivi sul totale dei tamponi. Nelle ultime 24 ore il rapporto è sceso dall’1,30% all’1,04%. Un lieve calo in ogni caso quindi, ma si tratta di oscillazioni che si registrano quasi ogni giorno e che comunque confermano un trend di lieve aumento dei contagi.

Agostino Miozzo (Cts): “l’emergenza non è finita”

Il Comitato Tecnico Scientifico ricorda che non si può ancora abbassare la guardia, e proprio per questo sussistono almeno da parte loro, dei dubbi sulla possibilità di aprire effettivamente le scuole il 14 settembre.

“L’emergenza non è finita” ricorda Agostino Miozzo del Cts “se crescono ancora i contagi, diventa rischiosa anche la riapertura delle scuole. E sulla bilancia dobbiamo mettere le discoteche chiuse e le scuole aperte”.

Il segretario della Federazione italiana medici di medicina generale della Liguria, Andrea Stimamiglio ha denunciato la mancanza di dispositivi di protezione per eseguire i test sierologici al personale scolastico in vista della riapertura del 14 settembre, che dovrebbero iniziare a partire dal 24 agosto, e ha ribadito “il dubbio che la ripresa sia possibile in considerazione del recente rialzo dei contagi”.

Intanto il virologo Andrea Crisanti ha commentato la situazione dell’andamento dei contagi nella prospettiva di un ritorno a scuola spiegando che “la soluzione trovata non avrà un impatto importante sulla trasmissione del virus”.

Crisanti ha poi ipotizzato: “dobbiamo fare in modo che la scuola non diventi un focolaio moltiplicatore di infezioni; e dobbiamo proteggere i presidi dalla responsabilità, perché quello che non vogliamo è che magari un bimbo si infetta a scuola, va a casa, infetta il nonno e poi il nonno muore”.

Per i presidi nessuna responsabilità penale

L’idea che con la riapertura delle scuole si possa verificare un aumento del numero dei casi è una realtà con la quale prima o poi dovremo iniziare a convivere, così come conviviamo con la consapevolezza di quali siano gli altri innumerevoli rischi per la salute connessi a innumerevoli attività che sono parte inscindibile del condurre la propria vita.

L’aumento del numero dei casi ci sarà insomma, questo è certo, che si decida di traumatizzare bambini e ragazzi con mascherine e distanziamento sociale oppure no. Non è questo però che preoccupa maggiormente le istituzioni, bensì le possibili responsabilità penali per i presidi nel caso di un eventuale aumento del numero dei casi, con conseguenze anche gravi per la salute di singoli individui.

Sulle responsabilità penali in tal senso si è espresso Antonello Giannelli, presidente dell’Anp. “Abbiamo chiesto prima della riapertura delle scuole di rivedere la responsabilità penale imputabile ai dirigenti scolastici in relazione alla sicurezza sugli ambienti di lavoro” ha detto il presidente dell’Anp.

“Il Covid è equiparato a un incidente sul lavoro” ha spiegato Giannelli “se il dirigente scolastico attua il protocollo sanitario allora non gli si deve imputare nulla. Non parliamo di scudo penale perché quello fa riferimento a soggetti che hanno commesso reati, e i presidi non sono delinquenti o malfattori” pur diventandolo per inciso se non attuano il protocollo sanitario anti-Covid.

Sulla questione si è espressa anche la senatrice del Movimento 5 Stelle, Bianca Laura Granato. “Parlare oggi dello scudo penale per i presidi è un falso problema” dice la senatrice “la sicurezza inerente lo stato degli edifici è una cosa, la sicurezza sanitaria sul fronte dei contagi è un’altra. È chiaro che se verranno seguiti tutti i protocolli previsti i presidi non avranno niente da temere”.

Quando arrivano i banchi per il distanziamento sociale?

Intanto sono proprio i presidi a chiedere maggiori dettagli riguardo le tempistiche per l’arrivo dei famosi banchi che dovrebbero garantire il distanziamento degli alunni. “Non è possibile che i dirigenti lo vengano a sapere all’ultimo momento” dice Giannelli “l’organizzazione richiede tempo. È indispensabile che la mascherina sia l’unica arma di difesa dal contagio, perché sappiamo benissimo quanto sia faticoso, per gli alunni e per il personale, indossarla per ore”.

E proprio per fare luce sulle tempistiche giunge una nota del commissario straordinario all’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri. “I banchi monoposto e le sedute attrezzate saranno consegnati a partire dai primi giorni di settembre e fino al mese di ottobre nei diversi istituti scolastici italiani che ne hanno fatto richiesta”.

Sempre Arcuri scredita affermazioni fatte in contraddizione con quanto da lui sostenuto. “Altre ipotesi o affermazioni come quelle del presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, sono destituite di ogni fondamento” ha dichiarato Arcuri.

Azzolina conferma la data di riapertura delle scuole: il 14 settembre

Dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, arriva intanto la conferma dell’avvio dell’anno scolastico alla data del 14 settembre.

“Il rientro a scuola è una priorità assoluta del Governo perché è una priorità di tutto il Paese. Dal primo settembre le scuole apriranno per chi è rimasto più indietro. Dal 14 riprenderanno ufficialmente le lezioni”. Ed è ancora la ministra Azzolina a fare un appello alla responsabilità rivolto a tutti.

Esclude la possibilità che la riapertura delle scuole possa slittare anche la presidente della Commissione Cultura della Camera, Vittoria Casa (M5s), che ha dichiarato: “è una sfida complessa ma che dobbiamo vincere, tutti insieme. A settembre la campanella deve tornare a suonare in tutta Italia”.

Scettici sulla riapertura della scuola il 14 settembre sindacati e opposizioni

Secondo il deputato della Lega, Rossano Sasso, membro della Commissione Cultura della Camera ormai “è tardi, drammaticamente tardi”. Il deputato leghista ricorda infatti che ci sono “ritardi su ogni cosa, sulla formazione delle classi, sugli spazi alternativi, sulle forniture di arredi scolastici, sull’edilizia scolastica”.

Non sembrano tanto fiduciosi nell’operato dell’attuale esecutivo nemmeno i sindacati, con la Gilda degli Insegnanti che di recente ha deciso di interrompere le relazioni sindacali col ministero dell’Istruzione. Secondo il sindacato “il rischio concreto è che la ripresa delle scuole a settembre trovi l’Amministrazione del tutto impreparata e che gli studenti e gli insegnanti, loro malgrado, debbano riprendere”.

Anche la segretaria generale Cisl Scuola, Maddalena Gissi, esprime preoccupazione. “Siamo a meno 27 giorni dalla ripartenza, anzi a meno 20 per la scuola dell’infanzia della Lombardia, e ancora non sappiamo se ci sarà un cancello aperto. Mancava un consistente piano d’azione e lo sapevamo un po’ tutti. Purtroppo non c’è neppure un piano B”.

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