Coronavirus, Conte: “in Italia abbiamo uno scenario di tipo 3” ecco cos’è e quali sono gli altri scenari

Il report giornaliero sull’andamento del contagio continua a mostrare numeri tutt’altro che confortanti. Ieri, 28 ottobre, sono stati registrati 24.991 nuovi casi positivi su un numero record di quasi 199 mila tamponi. Il numero dei decessi invece è di 205, tra i quali come ribadito più volte sono incluse anche persone decedute per altre cause ma conteggiate, come da disposizioni del ministero, come decessi Covid-19.

Al fine di arginare la diffusione del contagio nel mese di ottobre sono stati emanati già tre diversi Dpcm, contenenti misure via via più stringenti, che però ad oggi non hanno mostrato i risultati sperati dal momento che la diffusione del coronavirus in Italia è tutt’altro che ferma.

Le notizie che arrivano dagli altri Paesi dell’Ue tra l’altro non sono delle più rassicuranti, con Francia e Germania che annunciano di essere pronte a ricorrere a misure molto più drastiche, cosa che potrebbe accadere anche in Italia, forse a partire dal 6 novembre.

In Italia siamo nello scenario di tipo 3

“In Italia abbiamo uno scenario di tipo 3” ha spiegato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante il question time alla Camera nella giornata di ieri, ma cosa succede in questo scenario? Il suo significato deriva da uno studio del Comitato tecnico scientifico intitolato “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”.

Lo studio è stato pubblicato a inizio ottobre direttamente sul sito web del ministero della Salute. All’interno del documento si tiene conto dei riferimenti indicati dall’Oms e in base ad essi ipotizza quattro possibili scenari classificati per livello di gravità della situazione contagi in Italia.

Si va dal meno preoccupante che è quello di tipo 1 fino al più allarmante, il tipo 4, il che significa che ci troviamo nell’ultimo stadio prima della peggiore tra le ipotesi descritte nel documento del Cts.

In questo scenario, ossia nello scenario di tipo 3, secondo quanto lo stesso premier Conte ha spiegato, si “prevede la possibilità di interruzione di alcune attività particolarmente a rischio, anche su base oraria, possibilità di lezioni scaglionate per la scuola, incremento dello smart working per decongestionare i trasporti” ma si tratta solo di alcune delle misure previste per questo livello di emergenza.

Scenario di tipo 1

Quali sono quindi i quattro scenari previsti dal Cts? Quello meno preoccupante è come accennato lo scenario di tipo 1, nel quale la situazione di trasmissione è localizzata, quindi circoscritta all’interno di alcuni focolai, quindi in tutto simile a quella che vivevamo nel periodo di luglio-agosto 2020.

In quel periodo gli Rt regionali superavano la soglia del valore pari a 1 solo in periodi di tempo limitati e con bassa incidenza. Ci saremmo trovati in questo scenario se con l’autunno la trasmissibilità del virus non fosse aumentata, se la riapertura delle scuole avesse avuto un impatto modesto sulla diffusione del coronavirus e i sistemi sanitari regionali fossero stati in grado di continuare a tracciare a tenere sotto controllo i nuovi focolai, compresi quelli riguardanti l’ambiente scolastico.

Scenario di tipo 2

In questo scenario la trasmissibilità del virus è più sostenuta ma nonostante una diffusione dei casi più estesa resta ancora gestibile dal sistema sanitario nel breve – medio periodo.

I valori Rt regionali rimangono in questo caso sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1,25 (ovvero con stime dell’Intervallo di Confidenza al 95% – IC95% – di Rt comprese tra 1 e 1,25).

Siamo quindi in uno scenario di tipo 2 quando non si riesce a tenere completamente traccia dei nuovi focolai, compresi quelli scolastici, ma resta possibile limitare significativamente il potenziale di trasmissione del virus attraverso l’adozione di misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie.

Nel caso in cui l’epidemia si presenta con caratteristiche di trasmissibilità di questo tipo diventa impossibile contenere tutti i focolai. Si ha una inevitabile crescita dell’incidenza dei casi, con un incremento di quelli sintomatici ed una riduzione della percentuale dei casi asintomatici rilevati rispetto al totale di quelli effettivamente presenti per via dell’impossibilità di svolgere l’investigazione epidemiologica per tutti i nuovi focolai.

In questo scenario si ha anche un aumento dei tassi di ospedalizzazione e dei ricoveri nei reparti di terapia intensiva. Si registra comunque un aumento del numero dei casi relativamente lento, senza un sovraccarico significativo per i servizi assistenziali per almeno 2-4 mesi.

Scenario di tipo 3

Ecco lo scenario in cui ci troviamo ora in Italia. Qui la situazione è di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta per il sistema sanitario nel medio periodo. I valori Rt regionali sono sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt comprese tra 1,25 e 1,5).

In questo scenario si rilevano serie difficoltà nel limitare il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 attraverso l’adozione di misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie. Si riscontra quindi una crescita dell’incidenza dei casi più rapida rispetto a quella relativa allo scenario 2.

Diventa impossibile tener traccia delle catene di trasmissione e si hanno iniziali segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali per via dell’aumento dei casi ad elevata gravità clinica. Il numero dei posti letto occupati da pazienti Covid aumenta sia in area critica che non critica.

L’aumento del numero dei casi a questi ritmi porterebbe ad un sovraccarico dei servizi assistenziali nel giro di 2-3 mesi. Si avrebbe però più tempo per intervenire nel caso in cui, come avvenuto nei mesi estivi, la diffusione del contagio interessasse soprattutto i soggetti più giovani, e si riuscisse quindi a proteggere le categorie più fragili a cominciare dagli anziani.

Scenario di tipo 4

Questo è lo scenario peggiore descritto nel documento redatto dal Comitato Tecnico Scientifico. Qui abbiamo una situazione di trasmissibilità non controllata, con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo. I valori Rt regionali si attesterebbero significativamente e sistematicamente al di sopra della soglia di 1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt maggiore di 1,5).

In questo scenario si dovrebbe intervenire con misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati, ma nonostante ciò si assisterebbe ad un sovraccarico dei servizi assistenziali per via dell’elevato numero di casi e all’impossibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi.

Si assisterebbe quindi al sovraccarico dei servizi assistenziali nel giro di 1 mese/1 mese e mezzo, a meno che la diffusione del virus non riguardi prevalentemente i soggetti più giovani, come osservato nei mesi estivi. In questo caso si potrebbe guadagnare del tempo intervenendo con misure volte a proteggere i soggetti più fragili, come gli anziani e gli immunodepressi.

Si evidenzia però che con valori di trasmissibilità così elevati sarebbe piuttosto improbabile che si riesca a proteggere efficacemente le categorie più fragili.

Che misure di contenimento prevede uno scenario di tipo 3?

In base alla classificazione del Comitato Tecnico Scientifico in Italia siamo in uno scenario di tipo 3, il che significa: “valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5”.

In questo scenario, dal momento che si riscontrano grosse difficoltà nel tracciamento dei contagi, le strutture ospedaliere iniziano ad andare in affanno con un sovraccarico dei servizi assistenziali che potrebbe verificarsi nell’arco di 2 o 3 mesi.

Si prospetta quindi una situazione complessa, che si presenterebbe peraltro con caratteristiche diverse tra una Regione e l’altra, e diversi livelli di rischio. Nel caso in cui questa situazione dovesse persistere per tre settimane il documento redatto dal Cts prevede l’introduzione di misure di contenimento più rigide.

Anzitutto in uno scenario di tipo 3 si adotta un altro strumento: la classificazione di rischio settimanale che va da “bassa” a “molto alta”. Il rischio si calcola tenendo conto delle misure restrittive adottate.

Tra le misure restrittive più stringenti troviamo la limitazione degli spostamenti, il lockdown, lo smart working su larga scala e via discorrendo, ma non è ancora questa la situazione in cui si trova l’Italia.

Siamo in una classificazione di rischio che non ha raggiunto ancora i livelli di allarme, cosa che però potrebbe avvenire nelle prossime settimane se la situazione dovesse continuare a peggiorare. In questo caso il Cts prevede la necessità di prendere nuove “decisioni difficili” tra cui la chiusura di scuole e università, la limitazione della mobilità in alcune zone, con restrizioni locali nelle zone rosse.

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