La Flat Tax si farà, Salvini rilancia il progetto che doveva partire all’epoca del primo governo Conte

All’interno della maggioranza che sostiene il governo tecnico guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea, i partiti continuano a ‘stuzzicarsi’ a vicenda. Una vera e propria opposizione di fatto non esiste, il massimo del dissenso rispetto alla linea dell’esecutivo guidato da Mario Draghi viene espresso dalle varie forze politiche con queste schermaglie pressoché totalmente prive di sostanza.

Mosse di propaganda più o meno totalmente inoffensive per la tenuta del governo, che tuttavia raggiungono almeno in parte il loro scopo, offrendo ai cittadini quel teatrino della politica cui sono abituati, fatto di litigi e rivalse il cui fine ultimo è quello di tenere in piedi quel gioco di ruoli ancora oggi in grado di spingere i cittadini ad offrire il proprio consenso ora a destra ora a manca.

E se da una parte la maggioranza dell’attuale governo appare variegata a trasversale essendo composta da partiti che vanno dalla destra salviniana alla sinistra di Liberi e Uguali, dall’altra non può che essere sostanzialmente uniforme e compatta su posizioni europeiste ben lontane dalla direzione indicata dalla maggioranza degli elettori in occasione delle ultime elezioni politiche.

Salvini torna a parlare della Flat Tax

Se ne parlava molto all’epoca del primo governo Conte, quello sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega, poi con la crisi d’agosto provocata da Matteo Salvini, della flat tax non si è sentito parlare più.

In questi giorni però, nell’ambito del teatrino offerto in particolare dai personaggi di Matteo Salvini ed Enrico Letta, giungono nuove dichiarazioni che riguardano proprio la ‘tassa piatta’ tanto cara alla Lega.

“Sulla Flat Tax ci arriveremo” ha infatti annunciato il leader del Carroccio “siamo pazienti e cocciuti. Magari non ci arriveremo ora, con Conte, Grillo e Letta, ma prepariamo il terreno mattoncino dopo mattoncino”. La dichiarazione di Matteo Salvini sulla flat tax viene poi accompagnata dall’annuncio che l’attuale maggioranza non durerà ancora a lungo.

Letta spinge per la dote ai diciottenni

Enrico Letta spinge invece su un altro progetto di cui si è parlato molto nei giorni scorsi, una tassa sulle eredità milionarie che sarebbe in grado di garantire ai giovani con 18 anni di età una dote da 10 mila euro.

L’idea però non è piaciuta al presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ha subito escluso che si possa andare nella direzione indicata dal segretario del Partito Democratico, “Non è il momento di prendere soldi ai cittadini” ha infatti dichiarato il premier.

Matteo Salvini ha quindi colto la palla al balzo definendo “assurda” la proposta di Enrico Letta, e rilanciando che piuttosto sarebbe il caso di tassare “le multinazionali, senza fare nomi e cognomi: Amazon“.

Ma in cosa consiste la proposta del Pd? All’atto pratico si tratterebbe di introdurre un’aliquota sulle eredità e sulle donazioni il cui valore supera la soglia dei 5 milioni di euro, che andrebbe dall’attuale 4% fino ad un massimo del 20% seguendo una crescita graduale che dipenderebbe dal valore complessivo su cui andrebbe ad essere applicata.

“Il nostro è un Paese davvero dal cuore d’oro. Vedo solidarietà diffuse a quell’1% più ricco del nostro Paese” ha detto Enrico Letta. Sarebbe su quell’1% infatti che andrebbe a pesare la tassa nel progetto del segretario dem, che quando gli viene suggerito di usare invece il Recovery Fund, risponde: “è assurdo. Perché ora finanziamo soprattutto a debito e quel debito domani lo pagheranno gli stessi giovani di oggi”.

Anche da Forza Italia arrivano pareri contrari. “Dare soldi ai giovani per diventare imprenditori prima di preoccuparsi della loro istruzione e formazione è solo una proposta demagogica e di corto respiro” affermano i forzisti.

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